Salute

Piccoli “Karate-kid” crescono anche a Caltanissetta

Michele Spena

Piccoli “Karate-kid” crescono anche a Caltanissetta

Ven, 08/07/2016 - 22:51

Condividi su:

Sudore, impegno, sacrifici e tanta passione per uno sport che qualcuno definisce impropriamente minore. Rosario Campisciano, nisseno di 19 anni, mostra immediatamente le sue doti “di combattente” e sottolinea: “Il karate non è uno sport è un’arte marziale. E’ intende insieme di pratiche fisiche, mentali e spirituali; un percorso di miglioramento individuale e di attività fisica completa. Una filosofia di vita in cui lealtà e correttezza sono caratteristiche imprescindibili”.

Per raccontare una giovane promessa, solitamente si parte dai titoli, dagli allori conquistati, dai trofei e dalle coppe che ornano la bacheca. Lui, tesserato per la federazione Wuka (World United Karate do Associations) iniziò a fare incetta di successi nel 2003 al campionato Fesik Italiano di Montecatini Terme: Argento Kata (serie di movimenti preordinati e codificati che rappresentano varie tecniche e tattiche di combattimento evidenziandone i principi e le opportunità di esecuzione). Da allora le medaglie si sono accumulate, titoli regionali, nazionali ed internazionali. L’ultimo successo è l’oro nel Kata ai campionati nazionali del 2015 e, durante la WUKO World Cup, il Bronzo nel Kumite (combattimento) Ippon (s’indossano dei guanti, paradenti e conchiglia) e Sanbon (s’indossano anche guantoni e parastinchi).

La vita di un’atleta, non si racconta solo dai successi, è necessario partire dalla passione, propellente necessario per accendere i motori e poi per continuare ad alimentare il motore. Il suo percorso inizia da lontano, da quando ad appena cinque anni entrò per la prima volta in una palestra: “Iniziai per gioco ma, immediatamente rimasi rapito. Decisi di seguire alcuni compagni di allora che decisero di intraprendere la pratica di quest’arte marziale. La mia fortuna fu conoscere allora il mio attuale Maestro, Michele Nicosia, uno dei migliori nel panorama regionale e nazionale. Altra figura importante della mia crescita sportiva è Maria Russica. Il mio percorso non è stato lineare. Decisi per tre anni di smettere, poi con l’ingresso alla scuola superiore, tornai sul tatami e non sono più sceso”.

La determinazione non difetta a Rosario che con svizzera precisione coordina tutti i suoi impegni; gli allenamenti, l’intenso studio che quest’anno coincide con la maturità ed il lavoro; ogni week end,da tre anni per pagarsi le gare, lavora in un pub del capoluogo nisseno. Un cumulo d’impegni che sembrerebbe un insormontabile sacrificio: “Sacrificio? Non mi piace questa parola, chiunque svolga un’attività con passione, non potrà mai definirla sacrificio. Gli allenamenti quotidiani, le gare, lo stress pre-competizione, i dolori muscolari, il susseguirsi degli impegni scanditi dall’orologio, non mi pesano. Non rinuncio a niente e poi ho la fortuna di una famiglia che mi ha sempre sostenuto anzi, posso proprio dire accompagnato. Da bambino per partecipare ai campionati nazionali con papà Salvatore, mamma Liliana e mia sorella Erika, in camper affrontavamo lunghe trasferte.

Inutile nascondere che prima o poi viene il momento delle scelte definitive, dei bivi, delle direzioni da imboccare, del giusto aereo da prendere. “Per favore non mi nominare l’aereo. Nel 2013, mi ero preparato per 4 mesi in vista dei campionati assoluti ad Arezzo, solo a pensarci mi viene un nodo in gola. La mattina mi presento in aeroporto ma il volo che avevo prenotato, spostò il decollo di ben sette ore: decidemmo ugualmente di partire, la gara era già in corso. Ero disperato; quando giunsi in Toscana, il custode stava chiudendo la struttura, vidi in un secondo evaporare mesi di allenamento. Almeno ne trassi un insegnamento utile: partire sempre il giorno prima di una competizione”.

L’aereo porta all’azzurro del cielo, ma per Rosario l’azzurro è anche il colore che indica l’appartenenza alla nazionale. Un’altra tappa importante che pone l’accento sull’ascesa del talentuoso nisseno che ama lo sport in ogni sua declinazione. “Ho praticato scherma e nuoto. Io adoro l’attività fisica in ogni sua declinazione. Infatti, dopo il conseguimento della maturità, penso di iscrivermi alla facoltà di Scienze Motorie. Da tifoso seguo anche il calcio, sono un’amante della Vecchia Signora, ossia juventino. Il mio cruccio è la scarsa diffusione del mio karate, nato a Okinawa, città che sogno un giorno di poter visitare.

La gara, la competizione, l’essenza di ogni sport racchiusa ed esaltata in pochi minuti. I segreti, le attese, la preparazione, i riti scaramantici di chi mira alla vittoria, di chi, baciato dal talento, è “condannato” a vincere. “Io sono molto ansioso. Questo carico di ansia, sovente quando arrivo al bordo del tatami, mi porta ad andare in bagno. Poi però, un istante prima della sfida, riesco a trasformare quest’ansia in adrenalina pura e positiva che mi sospinge. Alla fine, io riconduco tutto a una sola parola, passione. Passione vera, alimentata dall’impegno estremo, senza averne riscontri economici a differenza ad esempio, dei calciatori miei coetanei, che guadagnano tanti soldi”. Guarda l’orologio, capisco che deve andare: gli impegni non conoscono sosta. Si volta un attimo e con una punta di orgoglio mi sottolinea: “Sono Cintura nera, primo dan; magari può essere un ulteriore elemento utile per la stesura dell’articolo”. Lo è, perché è un traguardo prestigioso guadagnato in undici anni di allenamenti, gare e passione; lo è, perché quella cintura è il simbolo di una passione autentica e ‘nel mondo nulla di grande è stato fatto senza passione’ (Georg Wilhelm Friedrich Hegel).

Pubblicità Elettorale