SAN CATALDO. Ha sollevato non poche polemiche la dichiarazione resa dalla consigliera comunale di maggioranza Grazia Giamporcaro al quotidiano La Sicilia di essere “favorevole alla soppressione dei cani perchè mantenere i randagi nei canili al Comune costa troppo”. Sulla questione s’è aperto un ampio quanto vivace dibattito nel quale non sono mancate le polemiche anche sui social network.
Sulla vicenda LAV Lega Anti Vivisezione, LIDA Lega Italiana Diritti dell’Animale, WWF Sicilia Centrale ed i gruppi spontanei “In cerca di una casa, per sempre” e“Canuzzi, compagni di strada” hanno inviato una lettera al Sindaco di San Cataldo, Giampiero Modaffari, ed alla Presidente del Consiglio Comunale, Roberta Naro.
Questo il testo della lettera: “Dalla stampa apprendiamo delle incredibili affermazioni di un consigliere comunale che, intervenendo su di un fatto di cronaca (incidente causato da un cane pastore tedesco non debitamente controllato dal proprietario) totalmente estraneo al fenomeno del randagismo, ha sfruttato l’occasione per criticare aspramente la politica nazionale, regionale e locale sulla materia della tutela degli animali d’affezione, arrivando a dichiararsi favorevole alla soppressione tout-court di tutti i randagi presenti nei canili e sul territorio! Poiché conosciamo benissimo gli sforzi importanti e l’impegno lodevole della Giunta comunale di San Cataldo in tema di lotta al randagismo, che in poco tempo hanno posto il vs. Comune in posizioni di primissimo piano a livello provinciale e non solo, in quanto finalmente sono state messe in atto (cosa mai avvenuta fino ad oggi a San Cataldo ed ancora utopia nei restanti ventuno comuni della provincia…) le linee guida statali e regionali in materia, non sentiamo la preoccupazione che tale improvvida dichiarazione possa essere minimamente tenuta in considerazione dall’Amministrazione. Tuttavia, anche per il ruolo didattico, sociale e culturale che le scriventi Associazioni e Gruppi spontanei di volontari hanno statutariamente il compito di esercitare, non possiamo esimerci dall’esprimere pubblicamente profondo sdegno e disapprovazione per la proposta del consigliere. Soprattutto perché proviene da un esponente delle istituzioni che, proprio per il ruolo che ricopre, non può invocare “soluzioni” che, allo stato attuale, per le leggi dello Stato italiano (oltre che per la coscienza collettiva ed il grado di civiltà di un Paese evoluto come l’Italia) sono considerate reato! Anzi, un grave delitto punito con la reclusione fino a due anni: uccisione di animali – art. 544bis del Codice penale (Titolo IX bis – “Dei delitti contro il sentimento per gli animali”)! Parimenti, le dichiarazioni del consigliere risultano inaccettabili perché calpestano lo spirito e le disposizioni delle altre leggi che garantiscono la tutela dei randagi: la Legge n. 281 del 1991, nel dettare i principi generali in materia di trattamento dei cani e di altri animali d’affezione, riconosce in capo allo Stato il dovere di promuovere e disciplinare la tutela degli animali d’affezione, condannare gli atti di crudeltà, i maltrattamenti e il loro abbandono, al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo e animale e di tutelare la salute pubblica e l’ambiente; inoltre, le disposizioni previste della Conferenza Unificata (Provvedimento 18 marzo 1999, recante “Accordo tra Regioni, Province, Comuni e Comunità montane, relativo ai criteri informativi per il coordinamento delle attività in materia di animali d’affezione e di prevenzione del randagismo”) sanciscono l’obiettivo di dare completa ed uniforme attuazione in tutto il territorio nazionale ai suddetti principi di protezione animale. L’accresciuta sensibilità dell’opinione pubblica nei confronti degli animali d’affezione, inoltre, ha determinato un aumento di competenze delegate dal Legislatore – nazionale e regionale – ai Comuni in materia di diritti degli animali: i Comuni, infatti, nell’ambito dei principi e degli indirizzi fissati dalle leggi regionali e statali, sono stati deputati alla promozione, alla cura degli animali nei propri territori, riconoscendo loro finalità affettive, educative e di utilità sociale garantendo loro, in collaborazione con le Associazioni Zoofile ed Animaliste, un’esistenza compatibile con le loro caratteristiche biologiche, fisiologiche ed etologiche. Ai Comuni, infine, è stata demandata l’attuazione dei servizi specifici quali l’anagrafe canina. Chiediamo al Sindaco di San Cataldo di proseguire l’ottimo lavoro sin qui svolto in materia di sterilizzazione dei randagi e loro reimmissione sul territorio, pratiche che rappresentano un ottimo sistema per arginare il randagismo, abbattere i costi delle convenzioni con i canili privati e, soprattutto, una conquista di civiltà. San Cataldo è l’unico comune della provincia ad aver rispettato la legge attivando un meccanismo virtuoso, rapportandosi costantemente con le Associazioni animaliste e con il servizio veterinario dell’ASP. Una politica lungimirante, corretta, che produce benefici per la collettività ed è rispettosa dei diritti degli animali, per la quale siamo riconoscenti al Sindaco dr. Modaffari ed all’Assessore all’ambiente dott. La Rosa. Si tratta di un modo corretto di affrontare il problema del randagismo sia in termini di benessere animale sia in termini di contenimento dei costi dell’Ente locale: per questo ci si augura che tale esempio virtuoso possa essere seguito dagli altri comuni nisseni che, invece, sono ancora oltremodo inadempienti. Da parte delle scriventi Associazioni e Gruppi, si ribadisce la volontà di collaborare con il Comune di San Cataldo garantendo l’impegno gratuito ma professionale dei propri volontari, perché possano proseguire le sterilizzazioni e le reimmissioni sul territorio dei cani vaganti controllati e dei cani di quartiere”.
L’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Giampiero Modaffari, sulla questione, ha preso posizione con una lettera. Questo il testo: “Ci sentiamo in dovere di intervenire sulla questione randagismo, a seguito dell’opinione espressa consigliere comunale Grazia Giamporcaro e rilasciata ai giornali. Interveniamo non perché vogliamo contraddire o sconfessare il consigliere, quanto perché la questione ha sollevato molte polemiche e c’è un nutrito gruppo di animalisti che ci chiede di esprimere a gran voce quanto fatto in questo anno e mezzo di attività; ma anche perché c’è chi, come al solito, ha provato a rimacinare della politica guasta e stantìa provando a far la solita pretestuosa polemica, mistificando e distorcendo quanto fatto da questa Amministrazione. Per formazione umana personale degli scriventi, le posizioni antitetiche non costituiscono motivo di contrasto per il semplice fatto di essere antitetiche: sono, invece, stimolo continuo per una verifica, talvolta anche vivace, del proprio pensiero e, là dove diventa necessario, cambiare e/o evolversi. D’altra parte, non possiamo né vogliamo intervenire o frapporci nelle opinioni individuali dei consiglieri comunali, ciascuno libero di esprimere le proprie idee, a maggior ragione se si tratta di idee di carattere generale e non di azione amministrativa locale: non è nostro costume né lo sarà mai. La posizione espressa dalla consigliera è squisitamente personale, e starà al lettore/ascoltatore farsi un’idea di quanto possa essere condivisibile o accettabile: appartenere ad un gruppo o a una coalizione non significa, per gioco forza, condividere tutto e il contrario di tutto. L’azione amministrativa sul tema randagismo è inequivocabile: può essere travisata solo da chi ha la malaintenzione di farlo. Sin dal primo giorno abbiamo affrontato, con piglio deciso, un argomento che negli anni scorsi era rimasto nel cassetto delle cose da fare. Siamo stati la prima Amministrazione a convocare un tavolo che ha visto riuniti associazioni animaliste, volontari, Azienda Sanitaria Provinciale e parti interessate per affrontare l’argomento, condividendo problematiche, iniziative e strategie, mettendo sul tavolo azioni in linea con la legge e con le indicazioni delle associazioni animaliste: e già questo è stato un passo rivoluzionario, una rarità in tutta la Regione Sicilia. Ma non è finita qui. Abbiamo realizzato già in grande parte le azioni programmate, catturando altri randagi, operando delle sterilizzazioni controllate con relativa reimmissione nel territorio, così come previsto dalla legge regionale 15/2000; con un’altra iniziativa coraggiosa e lungimirante, siamo stati la prima Amministrazione della zona a prevedere un contributo biennale (annuale per i non residenti) per il mantenimento dei cani adottati direttamente dal canile; siamo stati i primi a dedicare una pagina apposita del sito internet istituzionale del Comune di San Cataldo, in cui affiggere delle foto dei cani presenti nel canile per favorirne l’adozione, con le prime adozioni avute già alla fine dello scorso anno; e siamo tra i pochissimi comuni in Sicilia ad avere destinato uno spazio verde apposito come area di sgambettamento per i cani, che vedrà la luce nei prossimi mesi. Non c’è e non ci può essere dubbio: la strategia e le azioni adottate per limitare il problema del randagismo sono uno dei fiori all’occhiello di questa Amministrazione, con interventi che ci vengono riconosciuti come efficaci per il rispetto dei cani. Ma questi sono meriti che vogliamo condividere anche con altri: oltre a seguire fedelmente il nostro programma elettorale, abbiamo fatto nostre tante indicazioni e suggerimenti arrivati dalle associazioni animaliste, che sono i veri punti di riferimento nel territorio, fonti di sapere e consapevolezze che, da sola, un’Amministrazione non potrebbe avere. Lasciamo ad altri le polemiche: continueremo seguendo questa linea, che è stata resa chiara prima delle elezioni e che si è concretizzata già nelle primissime settimane di mandato”.

