Salute

Licata, operazione “Catene spezzate”: blitz in centro lager, 5 misure cautelari. Pazienti disabili incatenati e torturati

Redazione

Licata, operazione “Catene spezzate”: blitz in centro lager, 5 misure cautelari. Pazienti disabili incatenati e torturati

Lun, 18/01/2016 - 20:08

Condividi su:

LICATA – Avrebbero dovuto curare e assistere persone con gravi handicap fisici e psichici, invece, secondo la Procura di Agrigento e i carabinieri di Licata, la cooperativa sociale Onlus Suami altro non era un vero e proprio lager, dove i malati erano maltrattati, puniti, nutriti con alimenti scaduti e in alcuni casi legati con delle catene. I carabinieri hanno cosi’ eseguito un’ordinanza con cinque misure cautelari (ma gli indagati sono in totale otto) firmata dal gip del Tribunale di Agrigento Alessandra Vella su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica Alessandro Macaluso e del procuratore della Repubblica di Agrigento Renato Di Natale. L’operazione e’ stata denominata “Catene spezzate”. Agli arresti domiciliari e’ finita Caterina Federico, licatese di 33 anni, assistente sociale, per gli investigatori responsabile di fatto della gestione della sede; eseguiti anche tre divieti di dimora nei confronti di un trentenne e due venticinquenni di Licata, e una interdizione dall’esercitare l’ufficio direttivo della Onlus a carico di un favarese di 40 anni. La Onlus Suami e’ stata sottoposta a sequestro preventivo. Tutti sono accusati a vario titolo di maltrattamenti di persone a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l’esercizio di una professione o di un’arte e sequestro di persona. In particolare la Procura di Agrigento contestano le punizione inflitte a persone con deficit mentali e fisici come il digiuno, il divieto di contatti telefonici con i familiari, la reclusione all’interno delle stanze da letto. In un caso uno dei disabili era tenuto il giorno e la notte legato con catene in ferro alla struttura metallica del proprio letto. Infine, oltre alle precarie condizioni igienico-sanitarie, all’interno della struttura e’ stato accertato anche l’utilizzo di acque contaminate da batteri coliformi, mentre gli alimenti distribuiti erano in cattivo stato di conservazione e scaduti.