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Natale e Porta santa. Responsabilità nella Carità

Redazione

Natale e Porta santa. Responsabilità nella Carità

Sab, 26/12/2015 - 21:57

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DV2195328Giubileo e pellegrinaggio

«Nella festa dell’Immacolata Concezione avrò la gioia di aprire la Porta Santa. Sarà in questa occasione una Porta della Misericordia, dove chiunque entrerà potrà sperimentare l’amore di Dio che consola, che perdona e dona speranza… Ho scelto la data dell’8 dicembre perché è carica di significato per la storia recente della Chiesa. Aprirò infatti la Porta Santa nel cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II. La Chiesa sente il bisogno di mantenere vivo quell’evento. Per lei iniziava un nuovo percorso della sua storia» (MV, 3-4).

Così ha scritto Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia. E uno degli aspetti peculiari e significativi del Giubileo è il pellegrinaggio: «attraversando la Porta Santa – scrive il Papa – ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci impegneremo ad essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi» (MV, 14).

L’essere umano è per essenza “pellegrino e itinerante”, quasi in esilio nella storia, provocato ad un costante e progressivo esodo da sé, costretto alla fatica di un drammatico “divenire”, per poter in qualche modo “essere”. Egli è un viandante assetato di nuovi orizzonti, affamato di pace e di giustizia, indagatore di verità, desideroso e bisognoso di amore… Ma l’essere umano non è un singolo destinato a vivere solo con se stesso, perché egli trova la sua realizzazione nella comunione con gli altri e perciò nella comunità: per questo ha bisogno della relazione più del pane. Egli è per natura un pellegrino che cerca la solidarietà dei fratelli, per vivere una familiarità universale.

Sub contraria specie

Anche Gesù ha interpretato la sua vicenda terrena come un grande pellegrinaggio. Ha parlato di “esodo dal Padre” e di “ritorno al Padre”. L’esodo del Figlio per entrare nella storia, diventare uno di noi e vivere con noi è il significato più profondo del Natale. E se nel Natale il Figlio di Dio ha fatto esodo dal Padre senza di noi ma per noi, dopo la morte e risurrezione è ritornato al Padre portando tutti noi in Lui. Proprio questo è il segreto dell’Amore!

Il pellegrinaggio germoglia dunque dall’amore, dalla disponibilità a vivere la vita come dono per gli altri, in una pro-esistenza che fa uscire dall’io per ritrovarsi in Dio nel dono di sé agli altri. Per questo la carità è la forma più vera di pellegrinaggio! Perciò il pellegrinaggio acquista il suo pieno significato quando diventa occasione per crescere nella responsabilità dell’Amore, che porta a farci carico della vita nostra e altrui… fino al dono supremo, cioè al perdono, offerto e accolto. Pertanto, l’efficacia del pellegrinaggio dipende dalla disponibilità a mettersi in discussione, dal coraggio di intraprendere strade nuove… dentro e fuori di sé.

Il vero pellegrinaggio si realizza sub contraria specie, cioè facendo noi la via a Dio, perché Egli faccia il suo pieno ingresso nel cuore di ciascuno di noi e, attraverso la Comunità ecclesiale, nel cuore dei fratelli. Il paradosso del cristianesimo, che fa tremare il cuore, sta proprio nel fatto che la creatura può aiutare il Creatore a farsi strada nel cuore dell’uomo e della donna!

La Porta Santa

Al pellegrinaggio si accompagna il segno della Porta Santa, aperta per la prima volta nella Basilica Lateranense durante il Giubileo del 1423. Passare per la Porta Santa significa confessare che Gesù Cristo è il Signore, rinvigorendo la fede in Lui per vivere la vita nuova che Egli ci ha donato. È una decisione che suppone la libertà di scegliere e il coraggio di lasciare qualcosa…

La porta per i popoli della Bibbia è una sola, quella della città. Noi abbiamo trasferito questa idea comunitaria della porta-città alla nostra casa. La porta delle città non esiste più, perchè le nostre città sono la somma di tante unità, non sono più un corpo vivo. La porta, nel linguaggio biblico, è il segno e il luogo delle relazioni… amicali, sociali, economiche… perchè là si svolgeva la vita quotidiana. La porta perciò è simbolo della città e della saggezza. In tempi molto antichi quando in oriente si doveva salutare un grande saggio che si incontrava per strada, oppure quando lo si commemorava dopo la morte, lo si chiamava bab, che in arabo significa porta, perchè il sapiente è colui che introduce nel mistero della vita.

La Porta Santa è porta della coscienza di ogni credente e dell’intera comunità ecclesiale. È porta del Vangelo, della gioiosa notizia di essere amati da Dio così come siamo e, proprio per questo, si è invitati a nascere a nuova respons-abilità, cioè si è abilitati alla capacità di dare risposte generose e mature di solidarietà. Si diventa responsabili, appunto, di fronte agli appelli e ai bisogni della società, della città, della Chiesa… È porta della vita, perché la Porta Santa è Cristo Gesù, Via Verità Vita. È porta fra avvento ed esodo, perché accoglie donne e uomini pellegrini di misericordia, perché conduce fuori dal tempio… verso la responsabilità credente e relazionale per la città nella carità.

– di Mario Russotto Vescovo

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