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Scuola siciliana: tra sburocratizzazione e vecchi problemi

Redazione

Scuola siciliana: tra sburocratizzazione e vecchi problemi

Mer, 19/09/2012 - 00:37

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CALTANISSETTA – Il recente rapporto dell’Ocse sull’istruzione ci rivela ancora una volta la persistente problematicità della scuola italiana: più della metà dei docenti degli istituti superiori ha oltre cinquant’anni  e solo il 10% ne ha meno di quaranta; l’Italia spende solamente il 4,7% del PIL per l’istruzione, contro una media Ocse del 5,8; gli stipendi degli insegnanti sono, rispetto agli altri Paesi, troppo bassi. A ciò bisogna aggiungere una qualità in media scadente degli edifici che sono spesso obsoleti e insicuri, privi di arredi scolastici necessari e di riscaldamenti ottimali. Inoltre i dirigenti, che devono fare la spola da un istituto all’altro per via degli accorpamenti, a volte sono chiamati ad affrontare anche la presenza di servizi igienici non funzionanti. Questi dati e queste affermazioni negative devono condurre l’intera comunità politica e sociale a riflettere su quello che si desidera indicare per il proprio futuro. Infatti, avere la maggior parte dei docenti oltre i cinquant’anni, significa dover gestire un grosso problema di ricambio fra qualche tempo; far crescere gli studenti in luoghi poco sicuri e funzionanti e con insegnanti a volte demotivati non conduce ad un’ideale percorso formativo – scolastico. Per porre rimedio a questa situazione le Istituzioni locali e nazionali devono continuare, o iniziare, a sostenere l’impegno di  migliaia di docenti e collaboratori scolastici, i quali credono che senza istruzione scolastica non può esserci futuro in termini di sviluppo e di cittadinanza per l’intera nazione. La scuola, specialmente nelle zone a rischio delle nostre città, significa accoglienza, crescita, riparo e alternativa alla strada, possibilità di riscatto. “La scuola è l’unica differenza che c’è tra l’uomo e l’animale. Il maestro dà al ragazzo tutto quello che crede, ama, spera. Il ragazzo crescendo ci aggiunge qualche cosa e così l’umanità va avanti”. I ragazzi di Barbiana scrivevano così rivolgendosi non agli insegnanti ma alle famiglie in un contesto in cui la scuola rappresentava l’unico luogo di riscatto da una vita di povertà e di lavoro massacrante nei campi sin dalla tenera età. “La scuola siamo noi” ribadivano con forza gli allievi di don Milani, volendo sottolineare che tutti i ragazzi, a prescindere dal loro retroterra linguistico, culturale, esperienziale e dalla loro condizione sociale, nascono uguali e se in seguito non lo sono più è colpa nostra e dobbiamo rimediare. In un contesto di crisi economica devastante per ogni settore, dobbiamo sempre ricordare che “La scuola siamo noi”, cioè il nostro presente e il nostro futuro e non basta per continuare a sostenere con onestà questo una semplice sburocratizzazione, occorre un progetto per il futuro.

Rocco Gumina

Delegato regionale UDC “Scuola e problematiche giovanili”

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