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Giovanbattista Tona:”Ai cittadini che non vogliono solo commemorare”

Redazione

Giovanbattista Tona:”Ai cittadini che non vogliono solo commemorare”

Gio, 17/05/2012 - 22:51

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Giovanbattista Tona

CALTANISSETTA – Il 23 maggio 2012 constateremo tutti che saranno trascorsi vent’anni dalla strage di Capaci.
Ognuno di noi esprimerà tutta la sua ammirazione e tutta la sua gratitudine per Giovani Falcone, per Paolo Borsellino e per tutte le vittime della mafia che con loro, prima di loro e dopo di loro hanno sacrificato la vita.
Il bilancio della lotta alla mafia, se sarà veritiero, farà emergere due grandi debiti che tutti abbiamo nei confronti di questi uomini.
Il primo debito è di gratitudine e non si può estinguere mai; va onorato tutti i giorni con l’impegno civile di ognuno.
Il secondo debito è di verità e si potrà estinguere, quando tutti, anche a fronte delle molteplici difficoltà, ci impegneremo nel fare luce su quello che è successo in Sicilia, ma anche in Italia, quando furono decise ed eseguite la strage di Capaci e l’eccidio di via D’Amelio.
Ci sono tanti magistrati, investigatori e uomini di buona volontà che si adoperano da anni su questo difficile fronte. E in mezzo a tante incertezze, qualche depistaggio, taluni comportamenti opachi e molti altri contraddittori da parte anche di uomini delle istituzioni, oggi si intravedono nuovi bagliori di luce.
Falcone e Borsellino devono oggi essere onorati come dei nuovi Padri di una Patria democratica e libera dalle mafie; per farlo davvero, però, occorre un silenzioso, continuo, rischioso e non sempre gradito lavoro per rendere sempre più chiaro ciò che accadde nel 1992.
Questo significa volgersi dove c’è buio e dove tanti, in maniera più o meno interessata, dicono di non vedere nulla; significa provare ad accendere una fiammella per vedere e capire.
Anche se il fuoco ci può bruciare le dita.
Anche se il vento o il soffio di qualche prepotente potrà tentare di spegnerlo.
Anche se sarà sempre una luce troppo piccola e non riusciremo a vedere bene tutto.
Anche se qualcuno ci chiederà conto del perché ci ostiniamo ad accenderla invece di occuparci di altro o accettare il buio così per com’è.
Uno dei luoghi in cui si cerca di fare quotidianamente questo difficile lavoro è il Palazzo di Giustizia di Caltanissetta.
Chi lo fa è convinto che bisogna continuare, senza nutrire ambiziose pretese ma senza perdere la propria umile coriacea determinazione.
Chi lo fa è anche convinto che la verità potrà essere raggiunta forse con il lavoro di pochi, ma certamente con il contributo di molti.
Alcuni sapevano e non hanno parlato, altri hanno parlato affinché le cose non si venissero comunque a sapere; ancora oggi c’è chi non si preoccupa di sapere ma di tutelare se stesso o altri; poi ci sono quelli che potevano sapere, non hanno voluto sapere e ora vorrebbero che nessuno sapesse.
Diverse associazioni e gruppi di cittadini, che in tante occasioni hanno manifestato vicinanza e solidarietà ai magistrati sottoposti a minacce, hanno espresso il desiderio di incontrarsi il 23 maggio 2012 a Caltanissetta, oggi città simbolo del faticoso percorso verso la ricerca della verità.
Ognuno di questi cittadini porta dentro di sé un frammento di quella collettiva voglia di verità, che ancora oggi, nonostante tutto, è presente nella nostra terra; e tutti questi frammenti si uniscono alla voglia di verità che anima magistrati e investigatori impegnati in un difficile lavoro, tuttora in corso. Ognuno può accendere una fiammella con la quale si possa vedere e si possa capire.
Sarebbe bello che la ricerca della verità, la disponibilità di ognuno a fare la propria parte, l’indisponibilità ad accettare la coltre di oscurità che potrebbe coprirci, venissero simbolicamente rappresentati, ritrovandoci tutti dinanzi al Palazzo di Giustizia di Caltanissetta alle 20,00 e creando insieme tanti piccoli varchi nel buio attraverso piccole fiammelle che, una per ciascuno, riuscissero a vincere le tenebre che circondano, ancora a distanza di vent’anni, i terribili fatti del 1992.

Giovanbattista Tona

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