CALTANISSETTA – Dieci estorsori di Gela sono stati condannati dalla Corte d’Appello di Caltanissetta a complessivi 134 anni di carcere. Il processo è stato celebrato verso degli affiliati a Stidda e Cosa Nostra, accusati di avere imposto il pizzo agli imprenditori che per conto del Comune di Gela gestirono il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani nel decennio 1996-2006. La sentenza in appello e’ stata riformata, ma solo parzialmente con uno sconto di pena di diciotto anni complessivi. La Corte presieduta dal giudice Michele Perriera (a latere Gabriella Canto e Miriam D’Amore) ha in parte accolto le richieste del Pg Antonino Patti. Ha retto quindi la tesi accusatoria secondo la quale Stidda e Cosa Nostra avrebbero estorto denaro alle imprese costituite in Ati che si occupavano del servizio di nettezza urbana. La Corte ha condannato gli imputati al risarcimento dei danni alle parti civili, agli otto imprenditori che decisero di ribellarsi al pizzo, a Confindustria, Comune di Gela, Fai ed associazione antiracket Giordano. I dieci esattori del racket vennero arrestati nel 2007 nell’ambito dell’operazione “Munda Mundis” condotta nel febbraio del 2007 dalla Squadra Mobile nissena e dal Commissariato di Gela al culmine di un’indagine che si avvalse delle denunce degli imprenditori e delle rivelazioni dei collaboratori di giustizia. Gli imprenditori erano costretti a pagare 18 mila euro al mese. Il collegio difensivo – secondo le dichiarazioni dei collaboratori -ha sempre sostenuto che fra gli imprenditori e le cosche era stato siglato un accordo per truccare le gare, farli aggiudicare alle imprese colluse e poi spartirsi il denaro. Tesi che non ha retto. Le condanne sonostate inflitte a Enrico Maganuco, Carmelo Fiorisi, Francesco Morteo, Gaetano Azzolina, Domenico Vullo e ai collaboratori di giustizia Massimo Carmelo Billizzi, Paolo Portelli, Gianluca Gammino, Marcello Orazio Sultano e Rosario Trubia.
Ven, 20/06/2025 - 15:16