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Il Colonello Ardizzone:”Onorato di aver servito la mia terra di Sicilia”

Redazione

Il Colonello Ardizzone:”Onorato di aver servito la mia terra di Sicilia”

Ven, 29/07/2011 - 18:30

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CALTANISSETTA –  Adrà a dirigere la Dia di Reggio Calabria il colonnello Gianfranco Ardizzone, che lascia il comando provinciale della Guardia di Finanza di Caltanissetta dopo quattro intensi anni di attività. Un altro incarico prestigioso, dunque, dopo quelli svolti venti anni fa al fianco di Antonio Di Pietro nell’inchiesta “Mani pulite”.

Lei ha guidato il Comando della GdF nissena per 4 anni, conducendo in porto una serie di brillanti operazioni. Come si è giunti a questi ottimi risultati che testimoniano un’attenzione costante delle forze dell’ordine per il territorio?“Quando ho preso il comando qui a Caltanissetta – dice il colonnello Ardizzone, che tramite le pagine del Fatto Nisseno si congeda con questa intervista da Caltanissetta – il 27 luglio del 2007 ringraziai pubblicamente il mio predecessore, il generale Vito Straziota, per aver portato il reparto a livelli di eccellenza notevoli, ma ovviamente anche per la professionalità raggiunta dai reparti operativi, ovvero, in primis, il Nucleo di Polizia tributaria diretto dal maggiore Orfanello, il Gico di Caltanissetta: professionalità riconosciute dai magistrati e dalle autorità di governo, attestate addirittura da un encomio solenne rilasciato dal comandante regionale di Sicilia Marchetti al reparto. Per questo io sono stato felicissimo di assumere il comando di un reparto di questo livello, una delle poche volte nella mia carriera. E’ stato, di certo, un forte carico di responsabilità ma anche uno stimolo a dare sempre il meglio”.

Il colonnello Ardizzone non è nuovo ad incarichi di grande responsabilità: ha, infatti, lavorato al fianco di Gherardo Colombo nel 1992 e poi ha lungamente collaborato con Di Pietro sul filone delle indagini Cusani-Montedison, sul passaggio delle quote del Giornale, per le indagini sui fondi neri Cariplo, prendendo parte alle indagini che portarono all’arresto di Greganti. Ma è anche stato il primo comandante della GdF a Prato, subito

Col. Gianfranco Ardizzone

 dopo l’istituzione nel 1992 della provincia di Prato, contribuendo a strutturare ex-novo l’organizzazione del comando, per poi prestare servizio a Firenze, Enna e infine a Caltanissetta.

“Qui – dice – ho trovato in corso tante situazioni c’era da far emergere in tutta la loro devastante potenzialità le indagini sul costruttore Di Vincenzo, sulla Calcestruzzi SpA, filoni che allora erano appena nati. Ritengo di essere stato fortunato perché se abbiamo raggiunto brillanti risultati è stato grazie ad uomini molto preparati”.

La attende adesso un incarico prestigioso in uno dei posti più “caldi” per la lotta all’illegalità e alla malavita organizzata. Ma cosa le rimarrà della sua permanenza a Caltanissetta?“Per quanto riguarda il nuovo incarico, so di essere inviato dal comando centrale nei posti dove è necessario che io vada, per avere dei risultati o per confermare dei risultati. Il generale Straziota mi ha lasciato un testimone importante, da fratello maggiore, che io sono stato onorato di accogliere, contento di poter fare qualcosa per questa terra, la mia terra di Sicilia. Ora avrò contatti con magistrati eccezionali, grandi servitori dello Stato: quello che ho sempre apprezzato nel rapporto che si instaura con i magistrati, infatti, è la lealtà e la fiducia”.

Tra le operazioni più importanti condotte dal comando nisseno della GdF sotto la guida del colonnello Gianfranco Ardizzone (che lascia Caltanissetta il 27 luglio, a quattro anni esatti dall’insediamento) vanno senz’altro ricordate l’operazione “Triskelion”, “Family Market”, “Atena”, tutte volte a sconfiggere organizzazioni malavitose radicate a vari livelli in diversi settori della vita sociale ed economica della provincia nissena. “Vado via soddisfatto – dice il colonnello Ardizzone – perché abbiamo lavorato molto e bene ed ho potuto sempre contare su uomini preparati. Sono contento dei risultati e contento di avere dato una mano, alla guida della GdF della provincia di Caltanissetta, alla cosiddetta “primavera” degli industriali, che tanto ha significato e significa per questa città e questa provincia: sono stato vicino quotidianamente al presidente Montante, all’assessore Venturi nella loro lotta per la legalità. Lascio, dunque, la porta aperta al mio collega, ottimo ufficiale e persona molto preparata, che sicuramente continuerà egregiamente il lavoro di tutela delle legalità. Di Caltanissetta mi resterà il ricordo di tante serate in Prefettura, a colloquio con il prefetto Petrucci prima e poi con il prefetto Guidato, a discutere sulle strategie da adottare perché l’azione delle istituzioni del territorio potesse essere sempre sinergica e forte a sostegno degli industriali e del nuovo corso da loro scelto per questa provincia. Penso ai consigli degli onorevoli Lumia e Crocetta, a quello che abbiamo costruito in questi anni insieme al presidente Lo Bello. Sono capitoli della mia carriera che per me hanno la stessa importanza di quelli di Milano al fianco di Colombo e Di Pietro”.

Si è tanto parlato in questi ultimi tempi della necessità di promuovere una cultura della legalità soprattutto tra i giovanissimi. Un suo parere.“Bisogna uscire – sottolinea il colonnello Ardizzone – dalla nostra mentalità siciliana, tipica un po’ di tutto il meridione, cioè quel bisogno irrefrenabile di dovere sempre rivolgersi a terzi per ottenere, a mò di favore, qualcosa che invece spetta di diritto. Questa mentalità è una palla al piede che ci impedisce di vivere bene. Sono scettico sul fatto di riuscire a cambiare perché è come se fosse nel nostro dna ma dobbiamo comprendere che oggi è impossibile entrare in Europa se si ragiona ancora in questi termini. Per questo, durante gli incontri promossi nelle scuole, invito sempre i ragazzi a pretendere tanto da sé, puntare all’eccellenza, studiare e studiare per raggiungere un obiettivo, senza cercare scorciatoie di nessun genere: rispettare le regole a scuola è già un primo importante passo per promuovere e difendere la legalità”.

 

 

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