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Papa della Misericordia, “L’aborto va assolto”

Redazione

Papa della Misericordia, “L’aborto va assolto”

Mar, 22/11/2016 - 09:13

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di Salvatore Izzo – CdV – L’aborto è un “peccato grave” ma va assolto. E’ la rivoluzione annunciata da Papa Francesco che nella lettera apostolica “Misericordia et misera” concede “a tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero, la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto”. La decisione del pontefice è “perché nessun ostacolo si interponga tra la richiesta di riconciliazione e il perdono di Dio”.

Finora solo il vescovo poteva assolvere dal ‘delitto’ di aborto

Bergoglio ha dunque deciso di aggiornare il Codice di Diritto Canonico riguardo all’assoluzione del “grave peccato dell’aborto”, fino ad ora riservata al vescovo che poteva dare la facoltà di assolvere da questo “delitto” (che comporta la scomunica ‘latae sententiae) ad alcuni sacerdoti della propria diocesi. Nell’Anno Santo Straordinario che si è concluso ieri, il Pontefice aveva concesso tale facoltà a tutti i sacerdoti del mondo ed ora ha stabilito che si vada avanti così, svuotando in pratica la scomunica, che resta per ora in vigore ma non ha più effetto pratico in quanto basta confessarsi in una qualunque parrocchia perché sia tolta.

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“Perché può assolvere Totò Riina e non me?”. La domanda di una donna in confessionale

“Finalmente – spiega don Mauro Leonardi, sacerdote e scrittore – ora l’aborto sarà un peccato non più grave del delitto di mafia o del peccato di pedofilia. Lì dove il tuo pentimento incontra Cristo, il viso sarà senza mediazioni di penitenzieri, vescovi e burocrazia canonica varia: sarà il volto del prete qualsiasi, magari anche quello del tuo sacerdote”. “Perche’ lei puo’ assolvere Totò Riina e non me?”, si era sentito chiedere don Leonardi qualche anno fa da una giovane donna che aveva abortito perché pensava che non ce la faceva proprio a sfamare un figlio in più: “io – racconta il sacerdote – avevo dovuto spiegarle la lunga trafila che si frapponeva tra la sua richiesta d’assoluzione e quel perdono che la Chiesa mi rendeva possibile dare a chiunque, anche a un capo mafioso pluriomicida, ma non a lei: avremmo dovuto vederci di nuovo, avrei dovuto cercare il vescovo o qualcuno che lo rappresentava, farmi dare l’adeguata penitenza, e quindi assolverla. Accadde che se ne andò via prima che finissi di spiegarle”.

Sono situazioni che Jorge Mario Bergoglio aveva toccato anche lui con mano da sacerdote e vescovo in Argentina: “ho incontrato tante donne – ha scritto nel documento che conferiva l’anno scorso provvisoriamente tale facoltà a tutti i preti – che portavano nel loro cuore la cicatrice per questa scelta sofferta e dolorosa. Conosco bene i condizionamenti che le hanno portate a questa decisione. So che è un dramma esistenziale e morale. Ciò che è avvenuto è profondamente ingiusto; eppure, solo il comprenderlo nella sua verità può consentire di non perdere la speranza. Il perdono di Dio a chiunque è pentito non può essere negato, soprattutto quando con cuore sincero si accosta al Sacramento della Confessione per ottenere la riconciliazione con il Padre”.

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“Non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere”

“Perché nessun ostacolo si interponga tra la richiesta di riconciliazione e il perdono di Dio, concedo d’ora innanzi a tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero, la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto”, spiega dunque nel documento programmatico che indica le linee pastorali del post Giubileo. “Quanto avevo concesso limitatamente al periodo giubilare – stabilisce il Pontefice al termine dell’Anno Santo straordinario – viene ora esteso nel tempo, nonostante qualsiasi cosa in contrario”. “Vorrei ribadire con tutte le mie forze – scrive Papa Francesco – che l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente. Con altrettanta forza, tuttavia, posso e devo affermare che non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre”. “Ogni sacerdote pertanto – esorta il Papa – si faccia guida, sostegno e conforto nell’accompagnare i penitenti in questo cammino di speciale riconciliazione”.

Con questa sua decisione Francesco, commenta la teologa Marinella Perroni, “detta una normativa molto precisa e stabilendo qualcosa di molto preciso. E’ la dimostrazione che tutta la prassi ecclesiale può essere riproposta alla luce di una misericordia ormai acquisita come codice fondamentale del rapporto con Dio e del rapporto con i fratelli”.

Confermati i 1100 missionari della misericordia

Il Papa ha anche confermato nel loro ruolo i 1100 missionari della misericordia che possono assolvere il peccati riservati alla Sede Apostolica e la validità e liceità delle assoluzioni date dai sacerdoti della Fraternità San Pio X, cioè i tradizionalisti di monsignor Lefebvre che non sono ancora in piena comunione con Roma. Decisioni tutte che vanno nell’unica direzione indicata dal Vangelo con l’episodio della lapidazione dell’adultera sventata da Gesù evocato nel titolo del documento che cita il commento di Sant’Agostino: “alla fine rimasero la misericordia e quella misera”. “Quanto dolore – sottolinea Francesco – può provocare una parola astiosa, frutto dell’invidia, della gelosia e della rabbia! Quanta sofferenza provoca l’esperienza del tradimento, della violenza e dell’abbandono; quanta amarezza dinanzi alla morte delle persone care!”. “Eppure – assicura Papa Bergoglio – mai Dio è lontano quando si vivono questi drammi. Una parola che rincuora, un abbraccio che ti fa sentire compreso, una carezza che fa percepire l’amore, una preghiera che permette di essere più forte… sono tutte espressioni della vicinanza di Dio attraverso la consolazione offerta dai fratelli”.

“A volte – rileva il Papa – anche il silenzio potrà essere di grande aiuto; perché a volte non ci sono parole per dare risposta agli interrogativi di chi soffre”. Ma altre volte per difendere la giustizia la Chiesa deve alzare la voce. “Il carattere sociale della misericordia esige di non rimanere inerti e di scacciare l’indifferenza e l’ipocrisia, perché i piani e i progetti non rimangano lettera morta. Lo Spirito Santo ci aiuti ad essere sempre pronti ad offrire in maniera fattiva e disinteressata il nostro apporto, perché la giustizia e una vita dignitosa non rimangano parole di circostanza, ma siano l’impegno concreto di chi intende testimoniare la presenza del Regno di Dio. Non possiamo dimenticarci dei poveri: è un invito pi§ che mai attuale che si impone per la sua evidenza evangelica”, scrive ancora Francesco sottolineando che “questo è il tempo della misericordia” e mettendo in guardia dalla “tentazione di fare la ‘teoria della misericordia'”. “‘I poveri – conclude – li avete sempre con voi’, dice Gesu’ ai suoi discepoli. Non ci sono alibi che possono giustificare un disimpegno quando sappiamo che lui si è identificato con ognuno di loro”.

Giubileo: 800 milioni di pellegrini hanno attraversato le Porte Sante in 5mila cattedrali nel mondo
Nella conferenza stampa di presentazione del documento, il delegato per il Giubileo, monsignor Rino Fisichella ha snocciolato le cifre che descrivono l’Anno Santo come un successo senza precedenti: 22 milioni di pellegrini a Roma ma 800 milioni hanno attraversato le Porte Sante nelle 5 mila cattedrali del mondo e in tante altre chiese o santuari, carceri o ospedali. Ed ha ringraziato il Governo italiano e la Regione Lazio omettendo di esprimere gratitudine al Campidoglio. Il vice sindaco Daniele Frongia ci ha pensato lui a ringraziare l’ufficio di scopo e i vigili di Roma Capitale “per l’ottimo lavoro svolto quest’anno”.

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