C’è una voce che da anni risuona nelle piazze di tutta Italia, facendo ballare e cantare migliaia di persone da nord a sud. È la voce di Francesco D’Aleo, cantante neomelodico nisseno che con il suo ultimo successo “Rubia Mía”, in coppia con il cubano Lenier, ha conquistato le classifiche estive, diventando uno dei brani più ascoltati del momento.
Uscito lo scorso 13 giugno, “Rubia Mía” è un’esplosione di ritmo e passione, un ponte musicale tra la Sicilia e l’America Latina che reinterpreta in chiave urban il suo vecchio cavallo di battaglia, “Bella bionda”. Un’operazione musicale che ha dato nuova linfa alla carriera di D’Aleo, proiettandolo in un contesto internazionale, con numeri da capogiro su YouTube e Spotify e un seguito crescente anche fuori dai confini nazionali.
Sì, perché Francesco D’Aleo ha ormai varcato i confini dell’Italia. Il suo nome e la sua musica iniziano a essere riconosciuti anche all’estero, con ascolti che si espandono ben oltre il pubblico di riferimento. A dimostrazione di ciò, un curioso episodio accaduto proprio un anno fa, nell’agosto 2024, durante una gita sul Nilo: un gruppo di italiani in vacanza al Cairo ha raccontato che, appena il barcaiolo egiziano ha capito la loro provenienza, ha acceso la radio e dalle casse è partita “Bella bionda”. Gli egiziani presenti sulla barca hanno iniziato a ballare con entusiasmo, cercando di coinvolgere i turisti italiani, sorpresi e divertiti. Un aneddoto emblematico, che racconta meglio di qualsiasi classifica la portata virale e internazionale del successo di D’Aleo.

Il successo di Francesco D’Aleo ha trovato conferma anche nei riconoscimenti ufficiali. Il suo brano “Bella bionda”, in collaborazione con Daniele De Martino, ha ottenuto la certificazione di Disco d’Oro, rilasciata dalla FIMI in collaborazione con Believe e Sea Musica. Un traguardo importante, raggiunto senza mai essere trasmesso dalle radio nazionali, ma solo grazie alla forza del passaparola digitale, ai social e all’affetto del pubblico.

Ma non è tutto: come autore e compositore, D’Aleo ha firmato anche uno dei più grandi successi recenti della scena neomelodica, “Tu si’ ‘a fine do’ munno”, interpretato da Angelo Famao, che ha conquistato addirittura due Dischi di Platino. Un riconoscimento che conferma la statura autoriale dell’artista nisseno, capace di scrivere hit capaci di oltrepassare confini, generazioni e pregiudizi.
Eppure, a fronte di questa popolarità, la sua città sembra dimenticarlo.
Nonostante Francesco D’Aleo sia ormai una presenza fissa nei cartelloni estivi di decine di comuni italiani – dal nord al sud, dalle grandi città ai piccoli paesi – Caltanissetta non ha mai costruito un vero evento dedicato a lui. L’unica occasione in cui è salito su un palco nella sua città risale al 31 dicembre 2019, in occasione del Capodanno , serata organizzata sotto l’amministrazione Gambino. Da allora, il nulla.

Un paradosso che colpisce. Anche perché sono tantissimi i nisseni – soprattutto giovani – che ascoltano le sue canzoni, le condividono sui social, le seguono su TikTok, cantano i suoi testi e si spostano anche in altre province pur di vederlo dal vivo. Un affetto spontaneo, sincero, che però non trova riscontro istituzionale.
D’Aleo non è un artista costruito a tavolino: è un talento nato in periferia, cresciuto con fatica, che ha saputo trasformare la propria passione in un lavoro, guadagnandosi giorno dopo giorno un pubblico fedele. Ha dimostrato di sapersi reinventare, di non fermarsi ai cliché del neomelodico, e con “Rubia Mía” ha varcato i confini del genere, confrontandosi con artisti internazionali e sonorità nuove.
E allora viene da chiedersi: perché Caltanissetta non lo valorizza? Perché, al netto di gusti musicali e preferenze personali, non si è mai pensato a costruire – soprattutto in estate – una serata che lo veda protagonista? È davvero possibile che una città non trovi spazio per un suo figlio che altrove fa sold out?
Forse, per Francesco, è un piccolo rammarico. Perché essere amati ovunque è un traguardo importante, ma esserlo anche a casa propria è un riconoscimento che ha un valore speciale. E forse, anche per Caltanissetta, sarebbe tempo di rimediare. Di mettere da parte pregiudizi e differenze di gusto, e riconoscere che quando un talento parte da qui e conquista l’Italia – e perfino l’Egitto – tutta la città ne esce più ricca.
Magari già dalla prossima estate, su un palco vero, davanti alla sua gente.

