Lunedì 12 maggio 2025, alle ore 18:00, al Teatro Rosso di San Secondo Caltanissetta, si terrà la presentazione del libro “Loro dicono, noi diciamo. Su premierato, giustizia e regioni” di Gustavo Zagrebelsky, Armando Spataro, Francesco Pallante, edito da Laterza.
Organizzata dall’Associazione Nazionale Magistrati sezione di Caltanissetta, l’iniziativa vedrà gli indirizzi di saluto di Domenica Motta, presidente Corte di Appello di Caltanissetta; Santi Bologna e Chiara Benfante, presidente e segretario ANM Caltanissetta. Inoltre, interverranno Armando Spataro, co-autore del libro e già Procuratore di Torino; Pasquale Pacifico, Procuratore aggiunto Caltanissetta; Elisa Cavasino, Ordinario di Diritto Costituzionale – UNIPA; Renata Accardi, presidente Camera Penale di Caltanissetta.
A moderare l’evento, Elvira Terranova, giornalista Adnkronos.

Il libro
Nonostante il fallimento dei tentativi di revisione costituzionale del 2006 e del 2016, l’ossessione per la modifica della Costituzione torna a occupare la scena politica italiana. Contro la democrazia partecipata si pone il premierato proposto da Fratelli d’Italia: una visione nella quale la democrazia si riduce alla scelta, tramite plebiscito, del capo cui sottomettersi una volta ogni cinque anni, senza che, tra una votazione e l’altra, possano operare contropoteri o i cittadini far sentire la propria voce. Sarebbe la negazione del costituzionalismo e della democrazia. Contro l’indipendenza e l’autonomia della magistratura si pone una riforma della giustizia che prevede la separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri e la creazione di due Csm separati e di una Alta Corte per i procedimenti disciplinari, composti tramite sorteggio di tutti i membri. Misure che manifestano soltanto la volontà di controllo della magistratura da parte della politica, ottenuta per svuotamento e indebolimento del suo ruolo. Contro il principio di uguaglianza opera l’autonomia regionale differenziata voluta dalla Lega: un progetto volto ad aumentare poteri e risorse economiche a favore delle regioni più forti e più ricche, con il conseguente abbandono a sé stesso del resto del Paese. L’esatto contrario di ciò di cui l’Italia avrebbe bisogno perché segnerebbe la fine della solidarietà sociale e dell’unità della Repubblica. Se l’Italia soffre una crisi trentennale, la soluzione non è acuirne le cause, annichilendo il Parlamento, il potere giudiziario e l’idea della cittadinanza nazionale, ma difendere sopra ogni cosa l’equilibrio dei poteri e il valore di un’appartenenza comune nel pieno rispetto delle differenze alimentate dal pluralismo delle idee.