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“L’odio sui social”: una piaga sociale contemporanea

Sergio Cirlinci

“L’odio sui social”: una piaga sociale contemporanea

Lun, 18/03/2024 - 13:32

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L’avvento del Web e di conseguenza dei social, ha favorito sicuramente la connessione tra tante persone, questo è innegabile. Innegabile è pure il fatto che questa nuova piazza virtuale, l’Agorà, oltre ai tanti aspetti positivi, ha però anche spersonalizzato la comunicazione e cambiato il modo di relazionarsi tra le persone.
All’inizio rappresentava solo un luogo dove potersi ritrovare, poi si è trasformato nel luogo dove potersi anche confrontare su vari temi.
Con il tempo, purtroppo, è aumentata l’aggressività verbale.
Molti lo usano come uno sfogatoio, solo ed unicamente per attaccare, denigrare e minacciare qualcuno, per gettare fango, con motivazioni politici o personali.
“Noi siamo quello che diciamo e il modo in cui parliamo è la rappresentazione del mondo in cui viviamo, sosteneva Sapir-Whorf, secondo cui le forme del linguaggio permeano, modificano e plasmano le forme del pensiero.


L’Istat in alcuni rapporti, scrive ciò che quello che viene messo in luce, è una certa degradazione nella gestione e condivisione dei rapporti umani, per cui i legami sociali si fanno sempre più fragili e i valori più deboli.
Vi è una tendenza sempre più diffusa ad offendere chi non è in linea con i propri pensieri o convinzioni, questo avviene frequentemente nel mondo politico, tra professionisti della comunicazione e personaggi dello spettacolo, i quali usano sempre più spesso un linguaggio “esagerato”, e questo, per alcuni semplici cittadini, è motivo di emulazione.
Star dietro una tastiera o davanti ad uno smartphone, grazie anche al fatto che non si ha davanti l’interlocutore, fanno cadere del tutto o quasi i freni inibitori, e si scrivono cose che nessuno mai direbbe in presenza.
Molti sono anche convinti che alzando i toni della discussione, riescono a farsi ragione o a farsi notare, ragione e visibilità che probabilmente non hanno nella vita reale.
A soccombere sono spesso le persone più educate e quelle che non voglio entrare in discussioni sterili, specialmente quando si rendono conto che trattasi di tempo perso o di pure provocazioni.


Non è un caso se la cronaca riporta, sempre più, di persone denunciate, alcune condannate, per aver esagerato con commenti ed offese, anche personali.
Molti sono convinti, erroneamente, che il non fare nomi e cognomi li metta al riparo da eventuali problemi giudiziari, non conoscendo, purtroppo per loro, certe sentenze della Corte Costituzionale.
Ma cosa scatena questo “odio social” ?
Per alcuni potrebbe essere il voler prevaricare a tutti i costi, il voler imporre le proprie idee con un linguaggio aggressivo, volto ad intimorire e mettere a tacere l’interlocutore.
Per altri è avere una falsa considerazione di se, il ritenersi al di sopra di tutti, gli unici a possedere il sapere, gli unici a poter parlare, non riconoscendo ad altri pari possibilità, parità o, in alcuni casi, superiorità.
Trattasi di persone che sicuramente non hanno un buon rapporto con se stessi e si lasciano facilmente prendere dalla rabbia, pagandone prima o poi le conseguenze, altri invece, resesi conto di aver esagerato, cancellano quanto scritto.
Chi è munito di autocontrollo, sa ben regolare le proprie emozioni e, prima di lanciarsi in improperi, riflette bene sulle conseguenze che un suo scritto può provocare a se stesso ma soprattutto agli altri.
Questo però non deve portare a pensare, come sostiene qualcuno, che i social sono da chiudere.
Sicuramente in alcuni casi si confonde, volutamente, la violenza verbale con la libertà di pensiero, di critica e con la schiettezza, ma il tutto ovviamente va fatto senza mai essere ineducati o andando sul personale.
I social hanno una grande diffusione, pertanto si viene letti da amici, parenti, conoscenti, datori di lavoro attuali e potenziali.
Un certo atteggiamento potrebbe dare l’idea di essere dei violenti, dei prevaricatori, degli ineducati e questo potrebbe influire sia nei rapporti sociali tra persone, come anche nel mondo del lavoro, dove certi atteggiamenti non sono di certo ben visti.
Chi assumerebbe o prenderebbe il classico caffè, con chi già teme senza magari conoscerlo direttamente ?
I social, come disse qualcuno, sono il “fast food” della comunicazione, e, proprio per questa velocità di comunicazione, si prestano ad interpretazioni diverse.
Facebook, nello specifico, è una grande piazza, ma la mancanza di educazione, compresa quella civile, è una delle cause, se non la prima dell’odio social; se a questo aggiungiamo situazioni personali e familiari critiche, rabbia, arrivismo e frustrazioni varie, il quadro è completo.
Bisognerebbe fare un bel bagno di umiltà, ma alla base di tutto è necessaria una giusta considerazione e rispetto dell’altro, che, insieme all’educazione personale, rimangono le uniche strade per eliminare l’odio sui social. Ad Maiora

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