Sono almeno 20 i presunti membri delle ex Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) morti a seguito di un’operazione militare nella regione meridionale di Cauca. Lo riferisce il ministero della Difesa, segnalando che nel portare a termine l’operativo (“Trueno”), l’esercito ha arrestati altri 17 individui, smantellato venti zone minate e disinnescate almeno 600 mine anti uomo. L’operazione aveva come obiettivo una fazione dello Stato maggiore centrale (Ecm), la principale dissidenza delle Farc. Si tratta del gruppo irregolare che non ha mai aderito agli accordi di pace del 2016, ritenuto oggi responsabile di diverse azioni criminali nel territorio, dal traffico di stupefacenti, allo sfruttamento di illegale delle miniere all’estorsione. Le morti si registrano proprio mentre il governo del presidente Gustavo Petro sta avviando colloqui preliminari di pace con il gruppo criminale. (

Il tavolo negoziale per discutere di colloqui di pace, riferisce un comunicato congiunto, si terra’ l’8 ottobre a Tibu’, nel dipartimento Norte de Santander, al confine con il Venezuela. Si tratta del secondo grande tavolo negoziale con un gruppo armato aperto dal governo del presidente Gustavo Petro dopo quello avviato con l’Esercito di liberazione nazionale (Eln). Fin dall’inizio del mandato, Petro proposto un’iniziativa di “pacificazione totale” del Paese, lavorando alla riattivazione dei colloqui con le varie forze irregolari, ma anche cambiando l’approccio generale ai temi della difesa e della sicurezza. Il punto piu’ avanzato – un “cessate il fuoco” di sei mesi, con contemporaneo dialogo di pace – e’ stato raggiunto con l’Eln, la banda armata piu’ potente del Paese. Il governo tiene aperti canali di comunicazione con varie formazioni, come la cosiddetta Seconda Marquetalia, i membri delle ex Farc che hanno deciso nel 2018 di tornare alle armi, le Autodefensas Conquistadoras de la Sierra Nevada (Acsn) o le Autodefensas gaitanistes de Colombia