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C’eravamo in quella “Portella del Paradiso” (a cura di Salvatore Vaccaro)

Redazione

C’eravamo in quella “Portella del Paradiso” (a cura di Salvatore Vaccaro)

Dom, 18/12/2022 - 07:00

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Centinaia di anni fa, c’ erano tanti giovani, adulti ed anziani, donne e bambini, quasi sicuramente, in quella solennità delle Sacre Rappresentazioni nel cuore di Gesù e con la Resurrezione del Cristo in quella “Portella del Paradiso”.  Non sono tutti che la conoscono nella campagna della “Sarbaggia” nel nord, a 850 metri di altezza e a 4 chilometri dal paese,  ma ci sono, anche se pochi, che guardano, o pregano, quella cappellina del “Paradiso”, con,  dentro, da un po’ di anni, c’è solo una statuetta di San Giuseppe. Ma non è rimasto niente di qualcosa che risale a circa cinquecento anni fa. Forse, la nostra unica ed eccezionale, in tutta la Sicilia,  non esiste uno stesso nome. Si troverebbe solo qualche libretto, recuperato da Giuseppe Pitré, alla fine dell’800, nelle sue “Feste Popolari”, sulla “Casazza”, come la chiamano quasi tutti nel nostro paese, o meglio della “Mezza Casazza”, così come scrisse questo Pitré, riferendosi al comune di Mussomeli in quel periodo del ‘700, con “soli cinquemila” abitanti e con “oltre 300 figure”, famose a quei tempi delle “Rappresentazioni” siciliane. Quindi, in quel periodo, dal 1500 fino quasi alla metà del 1800, centinaia di personaggi mussomelesi, dei cosiddetti “Comuni, terre di proprietà, non di uso esclusivo del principe Trabia”, rappresentavano il dramma delle scene del Vecchio e del Nuovo Testamento, alla presenza del nostro popolo che, bibliocamente, si spostavano in massa nelle verdi campagne, raffigurando le varie scene della grande Bibbia nella “Casazza”, sopra la Contrada Santa Croce e, poi, in alto, sicuramente, alla nostra “Portella del Paradiso”, con la Nascita e con la Resurrezione del Cristo. In questo piccolo varco della collina, centinaia di persone hanno rappresentato, quasi certamente, dall’inizio dell’Annunciazione del Signore e nella Natale del Bambino Gesù nel 25 dicembre. Così, come quella della drammatizzazione del Cristo nella Contrada Santa Croce e a quella del Calvario, che è sempre lì, vicino, a quella “Casazza”. E, poi, alla fine del Venerdì Santo, la domenica andavano, lassù, alla “Portella del Paradiso” ad annunciare la Resurrezione del Signore.  Oltre al Pitré, anche il Sorge, nella sua Storia di Mussomeli, e da Paolo Emiliani Giudici, li scrissero parecchio in quei loro libri sulla nostra “Casazza”, ma, sul “Paradiso”, non sapremo mai, neanche qualcosa di piccoli libretti o di una stampa o su qualche documento. Però, questo nome di “Portella” esistesse da quella epoca , e sussiste ancora, ma non sempre tutti lo pensano e non sanno molti cosa fossimo tanto quel tempo fa.     proposito del Paradiso, vorrei meditare quello di Luca evangelista nel suo “Buon ladrone” in cui  disse a Gesù: ”…ricordati di me quando entrerai nel tuo regno” e Lui, gli rispose: ”In verità io ti dico: oggi con me sarai nel PARADISO”. E immaginiamo, pure,  Dante Alighieri nel suo Canto I del Paradiso: “La gloria che tutto muove… Nel cielo che più della sua luce prende… Veramente quant’io del  regno santo… e rivolse lo cielo il viso”. Anche nel XXXIII Canto paradisiaco , mettendovi San Bernardo, di una splendida sùpplica,  in cui si dedicò alla: “ Vergine Madre, Figlia del tuo Figlio, umile e alta più che creatura…”.  E, forse, a quei tempi, sentivano quella loro preghiera di quel luogo “perfetto” della felicità sia dal Vangelo o sul libro di Dante? Chissà. Tra quei mussomelesi c’erano, anche, se pochi, quelli che scrivevano dei librettini o delle poesie, come ci fu un nostro poeta Cipolletti, alla fine del 1500, proprio nel paese e con una sua poesia su San Paolino di Sutera, i cui foglietti si trovano al  Vaticano di Roma. Dal 1820, per pochi anni, vennero tolti per sempre  tutti i feudi nobiliari e del re di Sicilia. Ma si persero, definitivamente, anche le loro 400 salme, cioè dei loro 14 milioni metri quadri delle “terre proprietarie”, dei nostri contadini, dei pecorai e di quei popolini nei “Comuni” mussomelesi, allora di 8 mila abitanti, come scrisse, verso il 1830, l’agrimensore Francesco Vaccaro. Finirono, così, le loro campagne contrade nella Santa Croce, nella Casazza e nella Portella del Paradiso, come perdute, in quel tempo, dai loro padri, dalle madri e dai loro figli, per tutte le loro Sacre Rappresentazioni, dalla Nascita al Calvario, dal Testamento ai Misteri. Come loro, tanti secoli fa, si rappresentarono sulla “Portella del Paradiso” il nostro Natale con il Bambino Gesù, in quel piccolo giardino di delizie dove eravamo andati, ormai, troppo lontani  ( a cura del prof.salvatore vaccaro)                                                                                                                                                                                               A

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