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Caltanissetta piange Diego Argento, uomo di pensiero e di tenace radicalità morale

Fiorella Falci

Caltanissetta piange Diego Argento, uomo di pensiero e di tenace radicalità morale

Lun, 04/07/2022 - 12:52

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L’avvocato Diego Argento pensava la politica come la capacità di costruire il futuro e migliorare la vita delle persone, dare corpo alle idee e trovare soluzioni ai problemi, agire disinteressatamente per il bene di tutti, senza pensare al proprio interesse, mai.

Per questo era un democristiano anomalo, nella terra in cui la prima Repubblica consegnava al partito cristiano al potere maggioranze bulgare e stili di governo in cui l’intelligenza politica era quasi sempre inversamente proporzionale alla forza elettorale e al posizionamento di potere.

Uomo di pensiero e di tenace radicalità morale, aveva animato il Gruppo Ricerca ’80, insieme a Sergio Mangiavillano, Rosalia Stella e Filippo Bennardo, seguiti spiritualmente da Padre Dierna, impegnati con passione in un’opera tenace di analisi del territorio, della sua deriva economica dopo la fine delle miniere, delle sue prospettive di sviluppo possibile, collegandosi con le università ed i centri di ricerca a livello nazionale, proponendo alla politica idee, progetti, soluzioni; quasi mai accolte e messe in pratica.

Uomo del dialogo, capace di ascoltare ed apprezzare chi la pensava diversamente, ha vissuto nell’impegno politico lo spirito nuovo del Concilio Vaticano II, e la stagione strategica in cui Aldo Moro, suo punto di riferimento nazionale, dialogava con Berlinguer per costruire un futuro diverso per il nostro Paese, e Piersanti Mattarella si batteva per una Regione con “le carte in regola”, entrambi tragicamente eliminati da chi da quel progetto di futuro aveva tutto da perdere.

Diego Argento aveva saputo dialogare e costruire, concretamente, nella sua postazione alla guida del Comitato di Gestione dell’ASL (unica funzione di governo che il suo partito gli aveva riconosciuto), lavorando insieme ai consiglieri di opposizione, i comunisti Michele Geraci e Lillo Cellauro, dando vita al progetto di trasformare i padiglioni dell’ospedale psichiatrico, abbandonati dopo l’approvazione della legge 180, in un grande centro per la formazione sanitaria a livello regionale e mediterraneo: quello che sarebbe diventato il CEFPAS.

Su quel progetto aveva coinvolto la deputazione regionale e l’on. Bernardo Alaimo assessore alla sanità, ottenuto il finanziamento, avviato i lavori di ristrutturazione, superando ostacoli ed insidie, senza cedere a nessuna pressione, determinato e coerente. Senza mai esibire primogeniture, badando al risultato dell’azione politica, non all’immagine che ne può derivare.

Sapeva guardare oltre il presente e avere una visione di futuro (come sempre dovrebbe avere la politica) in una stagione in cui non c’erano molti interlocutori per i cristiani irriducibili e incorruttibili come lui, e non si era piegato a compromessi, mai, pagando con una progressiva marginalizzazione la sua intransigenza morale e la sua lucidità politica, troppo avanti in un’epoca di declino come l’ultima fase del ‘900 si stava manifestando. Troppo libero per accodarsi alle segreterie dei notabili e sgomitare per un posto al sole nelle istituzioni, che pure avrebbe meritato più di moltissimi altri.

La storia positiva di un Paese è fatta di tante persone così, fedeli alle proprie idee e disposte all’impegno, al sacrificio, spendendosi per gli altri senza niente da guadagnare per sé, vivendo la politica con questo spirito, senza cordate, posizionamenti, sottomissioni ai potenti, disposti a battersi per la verità, con il coraggio di non piegarsi e di pagare di persona, pur di compiere fino in fondo il proprio dovere e di portare un passo avanti la comunità in cui hanno vissuto.

Il nostro primo impegno dovrebbe essere quello di non dimenticarli, e di sentire sempre accanto a noi il loro esempio impegnativo, il loro interrogarsi instancabile, la loro speranza, irriducibile.

Fiorella Falci

                                                                         

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