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Ius Scholae, dopo 5 anni di scuola cittadinanza italiana ai minori stranieri: lo chiede una proposta di legge

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Ius Scholae, dopo 5 anni di scuola cittadinanza italiana ai minori stranieri: lo chiede una proposta di legge

Sab, 05/03/2022 - 09:21

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Un nuovo tassello si aggiunge alla lotta per i diritti delle ragazze e dei ragazzi che nascono in Italia (o che hanno passato gran parte della loro vita nel nostro Paese) da genitori entrambi stranieri, le cosiddette “seconde generazioni”.

Dopo i tentativi, sinora respinti, di attribuire loro la cittadinanza italiana per il solo fatto di essere nati qui da noi (Ius Soli), una nuova proposta di legge, appena presentata alla Camera, tenta di legare tale diritto all’istruzione ricevuta.

Tecnicamente si chiama Ius Scholae (o Ius Culturae) e, stando al testo depositato in Parlamento, prevede che “il minore straniero nato in Italia o che vi ha fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età, che abbia risieduto legalmente e senza interruzioni in Italia” e che “abbia frequentato regolarmente, nel territorio nazionale, per almeno cinque anni, uno o più cicli scolastici o percorsi di istruzione e formazione professionale acquista la cittadinanza italiana”. Il portale Skuola.net ha voluto vedere più nel dettaglio di cosa si tratta.

La proposta sullo Ius Scholae

Secondo il testo unificato – che assorbe proposte simili sul tema già avanzate negli scorsi anni – della proposta di legge sull’acquisizione della cittadinanza da parte dei minori stranieri, illustrato in Commissione Affari Costituzionali alla Camera dal presidente e relatore del provvedimento, il deputato del Movimento 5 Stelle Giuseppe Brescia, al minore straniero per entrare in possesso della cittadinanza basterà, oltre ad aver risieduto con continuità nel nostro territorio, aver frequentato per almeno cinque anni la scuola. Requisito praticamente in possesso di tutti quei bambini e ragazzi che, sebbene abbiano vissuto tutta la loro vita in Italia, a oggi possono richiedere la cittadinanza solo dopo il compimento del 18esimo anno di età.

Nello specifico, il testo prevede che la procedura per l’acquisizione della cittadinanza si attivi “a seguito di una dichiarazione di volontà in tal senso espressa, entro il compimento della maggiore età dell’interessato, da entrambi i genitori legalmente residenti in Italia”, presentata all’ufficiale dello stato civile del comune di residenza del minore. Di contro, “entro due anni dal raggiungimento della maggiore età, l’interessato può rinunciare alla cittadinanza italiana se in possesso di altra cittadinanza”. Se, invece, i genitori non richiedono la cittadinanza per il figlio, “l’interessato acquista la cittadinanza solo se ne fa richiesta all’ufficiale dello stato civile”, sempre entro due anni dal raggiungimento della maggiore età”.

Verso il superamento dello Ius Sanguinis?

La proposta dell’on. Brescia, che ha già ricevuto l’apprezzamento del M5S e del Pd, come anticipato nasce da una mediazione tra le tre proposte presentate in Commissione. Queste ultime, fatte dagli on. Matteo Orfini, Renata Polverini e Laura Boldrini erano però incentrate su uno Ius Soli temperato e, per questo, erano state fermate dall’opposizione delle forze di centrodestra e dalle perplessità di alcune parti delle forze di centrosinistra.

Quest’ultimo testo, invece, fa leva su un’incongruenza che emergerebbe dall’attuale norma in vigore per l’attribuzione della cittadinanza, basata sullo Ius Sanguinis, che riconosce la cittadinanza italiana anche a chiunque abbia un antenato italiano, anche se è nato e vive all’estero, e non parla l’italiano. Oltre a questa norma, secondo l’attuale Ius Sanguinis la cittadinanza italiana viene riconosciuta a chi è nato da padre italiano o madre italiana mentre i cittadini stranieri possono acquistarla o attraverso il matrimonio con un cittadino/a italiano/a oppure al compimento della maggiore età dopo aver risieduto sul suolo italiano legalmente e senza interruzioni.

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