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Rassegna Stampa. Eugenio Di Francesco: “«Chi paga la revisione del processo a mio padre ergastolano?”

Redazione

Rassegna Stampa. Eugenio Di Francesco: “«Chi paga la revisione del processo a mio padre ergastolano?”

Lun, 31/08/2020 - 08:21

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Oltre mezz’ora di diretta Facebook per puntare l’indice contro il fratello e le sorelle del padre in un momento in cui si parla di revisione del dibattimento e nello stesso tempo quest’oggi si presenterà alla Procura di Caltanissetta per presentare un esposto perché vuole sapere chi sta finanziando le spese processuali. Un monologo, senza contraddittorio, per Eugenio Di Francesco, il fratello di Piero Di Francesco ucciso il 9 gennaio di otto anni fa per mano del padre Stefano condannato nei tre gradi di giudizio all’ergastolo. «È giusto che una persona che vuole tornare libera chieda la revisione processuale – dice l’imprenditore di Riesi parlando della tristissima vicenda del fratello ucciso dal padre – ma io voglio sapere chi è che sta finanziando il processo. Ci sono dei costi da sostenere per un nuovo dibattimento e per la richiesta di revisione. Fortunatamente i legali della mia famiglia, nonostante le parcelle onerose, non hanno mai chiesto un solo centesimo.

Chi paga invece le spese processuali dell’assassino di mio fratello? Forse vuole tornare libero per completare l’opera rimasta in sospeso?». È un fiume in piena Eugenio Di Francesco che anni denuncia i silenzi del padre per la morte del fratello. L’imprenditore ha annunciato che le sue dirette sull’omicidio del fratello andranno avanti ogni sabato – alle 18,30 – per tutto il mese di settembre. «E non si venga a dire ancora una volta che mio fratello si è suicidato. Lo so che non è così e lo ha confermato fino a questo momento il processo», ha tuonato Di Francesco. Fa nomi e cognomi degli zii, gli intrecci parentali, gli atteggiamenti avuti davanti alla Corte d’Assise di Caltanissetta. Si spinge avanti dicendo che nessuno della famiglia del padre ha mai onorato la madre e «a casa mia non si sono fatti più vedere dopo che ho detto a chiare lettere che non credevo al suicidio di mio fratello, ma che certamente si era trattato di un omicidio». Si emoziona quando pensa ai due nipoti – adesso adolescenti – che stanno crescendo senza il padre. Rivive la scena del suo arrivo in azienda, nell’agro di Riesi, quelle frasi pronunciate dal padre nel momento in cui lo ha visto. E poi la fase delle indagini post tragedia, gli incontri in campagna tra consulenti ed il padre. Parla, si sfoga, ma nello stesso tempo lancia una provocazione. «Fino a quando io sarò vivo onorerò l’immagine di mio fratello», dice Eugenio Di Francesco. E chiede apertamente che i parenti procedano alla denuncia nei suoi confronti «tanto io non ho nulla da temere – prosegue – e continuerò a parlare di questa storia. Io non mi spavento e andrà avanti».

L’imprenditore Eugenio Di Francesco, che otto anni fa viveva a Caltanissetta, qualche mese dopo la tragedia è tornato a Riesi, qui vive con la madre ed è diventato una spalla per la cognata e per i suoi nipoti. Ha messo in piedi un’associazione antiracket e continua la sua battaglia per la verità. Al padre lo accusa di non aver cercato la verità in due anni e mezzo di libertà (anche perché l’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa tempo dopo) e nello stesso tempo «sono pronto e in grado di perdonare – dice – a chi ha ucciso mio fratello. Ma il perdono viene su due linee ma non a senso unico. Tu mi dai un dono ed io lo ricevo. Se me lo chiedi io te lo do. Ma un padre che ad oggi cerca in tutti i modi la sua libertà, significa che non ha rispetto di chi ha lasciato in vita. Non ha ucciso solo mio fratello ma anche tutti coloro i quali stavano accanto mio fratello».

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