Salute

I “pettegolezzi” ai tempi del Coronavirus: a Caltanissetta la paura diventa panico

Marcella Sardo

I “pettegolezzi” ai tempi del Coronavirus: a Caltanissetta la paura diventa panico

Gio, 26/03/2020 - 21:32

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A Caltanissetta la paura del Coronavirus diventa più insistente fino a diventare terrore capace di trasformarsi in isteria. E la verità viene dimenticata

A Caltanissetta il sole è tramontato, le strade si sono svuotate e la volante della polizia percorre le vie di tutta la città invitando la cittadinanza a restare a casa e uscire solo “in caso di necessità”. Il bollettino quotidiano sul numero dei contagi è già uscito e i numeri, giorno dopo giorno, continuano a crescere.

Alcune indiscrezioni, tramite social, iniziano a girare di casa in casa, di telefono in telefono. Nomi di persone note, commercianti o professionisti che fino a qualche giorno fa avevano avuto contatti con il pubblico.

E la paura del contagio diventa sempre più insistente fino a diventare terrore capace di trasformarsi in isteria. E, spesso, la verità viene dimenticata lasciando il posto a un’immaginaria ricostruzione dei fatti, inattendibile, errata e, soprattutto, crudele.

Chi riceve la comunicazione, ignaro del male che si sta facendo a una vittima colpevole solo di aver contratto il Coronavirus, senza nemmeno verificare i fatti o l’attendibilità della fonte preme il tasto “condividi” e fa girare il messaggio audio al quale poi, magari, aggiunge una, due o altre tre differenti versioni.

Ma c’è anche chi, qui a Caltanissetta, va ben oltre e si prende il tempo necessario per scorrere un elenco telefonico (oggetto ormai obsoleto e dimenticato) e cerca tutti gli utenti che vivono nella via o nel quartiere della “persona infetta”. L’aspettativa è quella che qualcuno risponda per avvisare del “pericolo incombente”.

E, alla fine, qualcuno alza il ricevitore.

“Pronto?” risponde l’abbonato.

“Salve, sto svolgendo un servizio di utilità sociale. Volevo avvisarla che nella sua via, al numero (…) vive il signor (…) che oggi è risultato positivo al tampone del Coronavirus. Per il lavoro che svolge – continua l’ignoto informatore – è considerata una persona “importante” e, dunque, il suo nome non è pubblico. Io però ritengo sia giusto renderlo noto e la sto chiamando. Informi tutti i suoi vicini e chiunque lei conosca che vive nella sua zona”.

Non è dato sapere se si tratta di una vendetta personale o di gesto paranoico di chi, da quasi tre settimane resta chiuso a casa e, magari, dalla sua finestra vede sfrecciare macchine e circolare persone. E il rischio del dilagare del contagio aumenta.

Quelli appena raccontati sono gesti irresponsabili e pericolosi che possono creare soltanto panico sociale e fomentare astio. Atteggiamenti che devono essere bloccati sul nascere. “Il Coronavirus ha devastato la nostra quotidianità e le nostre abitudini – ha spiegato la psicologa Maria Rosaria Bufalino, responsabile del servizio di supporto psicologico attivato dalla cooperativa Etnos -, ci ha isolati fisicamente e affettivamente, intaccando le relazioni e la prossimità che ne sta alla base. In questo clima di paura ed esasperazione risulta indispensabile attivare tutte le risorse insite in ogni persona, mostrare resilienza e capacità di riadattamento, ricorrendo ove necessario ad aiuti e supporti esterni che in questo momento, ovviamente, possono arrivare solo tramite il telefono”.

Per supportare i cittadini in questo momento di restrizione personale, infatti, la cooperativa Etnos oltre al servizio di consegna spesa e farmaci a domicilio per anziani e disabili, ha attivato un servizio di ascolto e supporto psicologico. Una chat di contatto in forma anonima, curato da 8 psicologhe contattabili gratuitamente semplicemente accedendo al link https://tawk.to/chat/5e6a1ec18d24fc2265873260/default “Si tratta di uno spazio nel quale la persona può sentirsi libera di sfogarsi e raccontare le sue paure, ansie e angosce – ha spiegato la psicologa Bufalino -. Noi siamo a disposizione di chi ha bisogno di un conforto o una guida per capire come vivere questo periodo di quarantena che stiamo attraversando”.

Parlando con una psicologa, forse, si può interrompere la catena di pettegolezzi, indiscrezioni e passaparola. Perché, soprattutto in questo momento storico, non si deve aggiungere cattiveria alla sofferenza che stiamo vivendo.

E usare il telefono solo per informarsi o per sentirsi vicino a una persona amata.

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