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I luoghi della memoria in un progetto che rivaluti la nostra storia. Giuseppe Alessi: democrazia e autonomia speciale della Sicilia

Michele Spena

I luoghi della memoria in un progetto che rivaluti la nostra storia. Giuseppe Alessi: democrazia e autonomia speciale della Sicilia

Lun, 02/04/2018 - 21:47

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Una targa di marmo sul palazzo storico di via Cavour, 19, in cui Giuseppe Alessi (1905/2009) aveva il suo studio negli anni ’40 e che era stato sede delle attività antifasciste durante gli anni difficili della dittatura. In quelle stanze la redazione del primo giornale uscito dopo la liberazione: “Unità”, diretto da Alessi e aperto a tutti i contributi culturali e politici sui temi controversi della ricostruzione democratica. In quello studio, nel dicembre del 1943, il primo Congresso regionale della Democrazia Cristiana, in cui maturò la scelta di opposizione al separatismo, che era esploso nell’Isola come movimento armato dopo la caduta del fascismo, e la costruzione del percorso istituzionale e politico dell’Autonomia regionale.

Parte da questo luogo della memoria un progetto di rivalutazione della nostra storia contemporanea, intorno alla figura del primo Presidente della Regione, che si concluderà nella prossima primavera con l’intitolazione al senatore Giuseppe Alessi della strada che unisce Caltanissetta e S. Cataldo, le due città in cui nacque e lavorò. Lo ha annunciato ufficialmente il Sindaco Giovanni Ruvolo che, insieme al Sindaco di S. Cataldo Giampiero Modaffari, ha aperto il Convegno di studi “Giuseppe Alessi: democrazia e autonomia speciale della Sicilia”, dopo la lettura del messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che di Alessi ha sottolineato il coraggio e la passione civile, e una capacità “politica che si nutre di pensiero” secondo la celebre definizione di don Luigi Sturzo.

Don Massimo Naro ha moderato il dibattito, connettendo i diversi interventi in un percorso di contestualizzazione della figura di Alessi nella storia del movimento cattolico siciliano e nazionale, con la sua ispirazione sturziana e l’impegno nel dibattito culturale e politico rispetto alle grandi questioni del rapporto con lo Stato e le sue istituzioni, i diritti ed i limiti di una soggettività politica nuova che ha attraversato la storia, dalla crisi dello Stato liberale, alla dittatura e alla democrazia.

Lo Statuto speciale dell’Autonomia siciliana è stato al centro del dibattito, come punto di snodo e di svolta, istituzionale e politica, che ha qualificato il rapporto della Sicilia con la storia democratica dell’Italia della ricostruzione: uno Statuto elaborato e approvato prima della Costituzione repubblicana, che nella Costituzione è stato assunto con pari dignità, aprendo una strada di riforma dello Stato che aveva nel pensiero politico di Luigi Sturzo la sua radice teorica profonda.

Il contesto era quello di una fase cruciale di passaggio, dalla dittatura alla democrazia, dalla marginalità al protagonismo della Sicilia interna.

In quel luglio del ’43, intorno alle macerie di Caltanissetta bombardata, si sono intrecciati i fili della grande storia, tra quella via Cavour dove c’era lo studio di Alessi e il viale Regina Margherita dove si fronteggiavano il palazzo vescovile e il Comando militare alleato che si era insediato in Prefettura.

In quei mesi alcune personalità cattoliche del nostro territorio si collocavano al centro di una nuova mappa di direzione delle istituzioni: Arcangelo Cammarata, il primo Prefetto dopo la fine del fascismo, Salvatore Aldisio, Ministro dell’Interno (il primo cattolico a ricoprire questo ruolo nella storia d’Italia) e poi Alto Commissario per la Sicilia fino al 1946, e Giuseppe Alessi, che della Regione siciliana divenne il primo Presidente, dal 1947 al 1949 e poi ancora nel 1955/56.

Uomo del dialogo e del confronto anche con personalità e posizioni politiche diverse dalla sua, protagonista “non allineato” della ricostruzione democratica e civile dopo il ventennio della dittatura fascista, Alessi si ritrova, insieme ad Aldisio e a Bernardo Mattarella, a guidare le scelte politiche della nascente Democrazia Cristiana proprio a partire da quel primo Congresso Regionale che si tiene nel suo studio di Caltanissetta dal 16 al 18 dicembre 1943. E la posizione contro il separatismo è nettissima, così come la scelta dell’Autonomia, che per primi i cattolici avrebbero proposto alle forze politiche siciliane come patto fondativo delle nuove istituzioni da costruire.

Il contesto di quegli anni difficili non era soltanto legato a questioni istituzionali: la scena della società era dominata da un movimento straordinario dei lavoratori della terra e delle zolfare, che ponevano il problema del rispetto dei diritti in una società ancorata a privilegi neo-feudali, che il fascismo non aveva eliminato e rispetto ai quali il primo antagonista da fronteggiare era la criminalità mafiosa che da quei privilegi traeva gran parte del suo potere.

La prospettiva di una nuova società, inclusiva e capace di integrare nelle istituzioni democratiche classi sociali da sempre emarginate ed escluse da ogni forma di partecipazione, era il banco di prova su cui si formò in Sicilia una nuova classe dirigente capace di mettere in crisi il blocco agrario tradizionale e di surclassare il vecchio notabilato liberale.

La stabilizzazione democratica di quella società in Sicilia dovette fare i conti anche con la presenza violenta della mafia, e della sua capacità camaleontica di relazionarsi con il potere, punto sul quale si è sviluppata la riflessione dei diversi relatori.

L’Autonomia è stata la più grande risorsa politico-istituzionale che la Sicilia ha avuto nella sua storia millenaria: lo sviluppo che ne è stato determinato sarà materia di giudizio degli storici e oggi non si può dire che l’opinione pubblica ne apprezzi ancora il valore di rinnovamento.

Alessi, in occasione del suo 100° compleanno, rispose comunque con ottimismo alle domande dei giornalisti sul bilancio della sua lunga storia politica e istituzionale: “Ne è valsa senz’altro la pena”.

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