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Sequestrata e violentata da 5 extracomunitari. Studentessa di San Cataldo corregge il tiro durante l’ultima deposizione

Redazione

Sequestrata e violentata da 5 extracomunitari. Studentessa di San Cataldo corregge il tiro durante l’ultima deposizione

Gio, 09/11/2017 - 13:24

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Dal tiro incrociato di domande sarebbero emerse presunte contraddizioni. Rispetto a una sua precedente versione e ai racconti resi da testimoni che in questi mesi si sono succeduti in aula. «Forse non era tutta la verità, ma è soltanto perché ritenevo non fosse importante, poi riettendo un po’ meglio…». Sì, per ore, ieri, la ventunenne studentessa universitaria di San Cataldo – che per cinque giorni sarebbe rimasta in balia di un gruppo di stranieri che l’avrebbero drogata e violentata tenendola prigioniera in casa – s’è sottoposta al fuoco di la
rispondendo alla Corte, al pm e alla difesa. Ma poi, sfinita, è stata fermata e il suo controesame da parte della difesa lo ultimerà a dicembre.È stata un’altra udienza carica di tensione quella celebrata ieri per il processo che vede alla sbarra il trentacinquenne Cross Agbai, il trentaduenne Majesty Wibo,  il quarantenne Lawrence Ko Oboh, il ventottenne Amaize Twhoi Ojeomkhhi  e  il ventiquattrenne Lucky Okosodo e (difesi dagli avvocati Giovanni Bellino, Mauro Lombardo e Michele Caruso).
Sono stati chiamati a rispondere, a vario titolo, di concorso in riduzione in schiavitù, sequestro di persona, violenza sessuale, sfruttamento della prostituzione e
detenzione e spaccio di droga.  Queste le contestazioni mosse a loro carico dal pubblico ministero Davide Spina.
Nei loro confronti, i genitori della ragazza (assistiti dagli avvocati Antonio e Salvatore Falzone) si sono costituiti parte civile.
Tra le presunte incoerenze che sarebbero emerse, ad esempio, anche riferimenti al periodo di segregazione che avrebbe trascorso ad opera degli imputati.
Perché secondo una prima versione, avrebbe asserito di non avere messo naso fuori per tutto il periodo di presunto sequestro. Ma adesso avrebbe in qualche modo non escluso qualche incontro esterno «ma sempre sotto stretta osservazione, mai libera», avrebbe però ssato i paletti, indicando sempre il suo status come di prigionia. Ma d’altronde di averla vista fuori, in quei giorni del presunto rapimento, lo avrebbero sostenuto pure alcuni testi chiamati a deporre nelle scorse settimane al processo.

Quando la studentessa sarà sentita per ultimare il controesame dalla difesa.
Secondo la tesi accusatoria la giovane, la notte del 22 novembre 2015 avrebbe partecipato a una festa in campagna, per poi ritrovarsi l’indomani prigioniera in un basso di via Mussomeli, nel cuore dello storico rione Saccara.
In questa ricostruzione, però, vi sarebbe un vuoto di parecchie ore. Di una notte intera. Perché non sarebbe ancora chiaro chi l’avrebbe condotta in quella che sarebbe stata la casa della prigionia e che in che circostanze vi sarebbe finita.
Le tracce della ragazza, a un certo punto, si prederebbero in quella festa. Poi il vuoto. Ed è un aspetto, questo, che neanche la fase dibattimentale avrebbe chiarito nonostante siano stati sentiti alcuni partecipanti a quella serata in campagna. Una serata in cui, seppur passando per testimonianza contrastanti, sarebbe scorso alcol e saltata fuori pure un po’ di droga. Ma sono aspetti un po’ ombrosi della vicenda e, per certi versi, neanche nodali.
Quando cinque giorni dopo, a partire dal quel fatidico 22 novembre di due anni fa, la ragazza s’è presentata ai carabinieri insieme ai suoi genitori adottivi, è stata pure accompagnata in ospedale. E lì esami di laboratorio avrebbero rilevato un’alta concentrazione di droga nel suo sangue. La studentessa ha asserito che in quei giorni, quando sarebbe stata fatta pure prostituire, gli stranieri l’avrebbero imbottita di stupefacenti.
Intanto i cinque imputati, a ne settembre scorso, a poco meno da due anni da loro arresto sono tornati liberi con il solo obbligo di firma.
(di Vincenzo Falci, fonte Giornale di Sicilia)