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Artigiano ucciso nell’Agrigentino: svolta, arrestato operaio “incastrato” da una scarpa

Redazione

Artigiano ucciso nell’Agrigentino: svolta, arrestato operaio “incastrato” da una scarpa

Ven, 20/10/2017 - 09:14

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AGRIGENTO – Svolta nelle indagini sul brutale omicidio di Giuseppe Miceli, artigiano 67enne, massacrato il 6 dicembre 2015, nel suo laboratorio di Cattolica Eraclea. Arrestato dai carabinieri del Comando provinciale di Agrigento un operaio 53enne dello stesso piccolo centro dell’Agrigentino. Le indagini, durate quasi due anni, oltre che fare leva sulle immagini delle telecamere di videosorveglianza, hanno subito un’accelerazione quando l’indagato si e’ recato in un’area rurale dove successivamente i militari hanno trovato una scarpa, la cui impronta e’ risultata combaciare perfettamente con quella repertata dal Ris sulla scena del delitto.

 In carcere e’ finito Gaetano Sciortino, 53 anni, che aveva pedinato per circa tre ore la vittima. L’esame approfondito dei filmati, ha consentito di concentrare l’attenzione su una Fiat Punto di colore nero che compiva dei veri e propri controlli e soste prolungate agli angoli delle strade da dove era possibile osservare i movimenti di Miceli. L’auto era di Sciortino e si e’ accertato che i suoi figli avevano distrutto in aperta campagna alcuni strumenti di lavoro (punte di trapano) del padre. E che il presunto omicida si era recato in una area rurale di Cattolica Eraclea, dove successivamente i carabinieri erano riusciti a recuperare una scarpa della stessa misura di quelle usate dallo Sciortino; i conseguenti accertamenti tecnici svolti dai carabinieri del RIS di Messina, hanno consentito di dimostrare che l’impronta della suola della scarpa ritrovata in campagna era identica a una impronta di scarpa repertata sul luogo dell’omicidio. I parenti e gli amici descrivavano la vittima come un uomo mite ed un grande lavoratore, che svolgeva l’attivita’ di marmista presso il proprio laboratorio dove e’ stato trovato cadavere dal fratello: aveva il volto completamente tumefatto, e tracce di sangue erano sparse ovunque. Si era trattata di una brutale aggressione: l’artigiano era stato colpito violentemente al volto, al capo e al torace con due motorini per autoclave, un piatto di marmo e un booster.

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