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I Fatti di Etico. Chi ci salverà dai maleducati?

Michele Spena

I Fatti di Etico. Chi ci salverà dai maleducati?

Sab, 22/07/2017 - 16:00

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22Sempre più spesso sentiamo levarsi voci di dissenso nei confronti degli incivili o se preferite dei maleducati.  Ma non vi è dubbio che i loro comportamenti disinvolti e inurbani denunciano un reale disagio sociale. Il disagio è di chi vive in questa società che assume quotidianamente atteggiamenti decorosi e rispettosi nei confronti degli altri  ma esiste anche il disagio di chi certi comportamenti li assume e li manifesta  evidenziando complessi mentali che vanno bel oltre il limite della maleducazione.

Ma nella parola “maleducato”, per la valenza che essa aveva in tempi passati, era implicito un giudizio negativo sulle capacità educative di chi aveva allevato sin dalla prima infanzia colui che si comportava male. Oggi non è necessario invocare responsabilità materne o paterne nei comportamenti di individui  adulti e consapevoli: ci si può forse riferire alla famiglia quando si tratta di minori, ma non lo si può certamente fare superata una certa età.

E mentre in passato  parlando di “maleducazione” ci si riferiva alle origini sociali di soggetti che ignoravano le regole del vivere civile perché appartenevano a fasce inferiori della società, ora purtroppo la scortesia e la cafonaggine è praticata indifferentemente  da chiunque e spesso mascherata da disinvoltura.

Comunemente, chi si rivolge ad un suo simile (a qualunque classe sociale appartenga e qualunque sia il suo ruolo, qualunque il suo sesso) o si comporta nell’ambito della società in maniera incivile, scorretta ed arrogante, viene detto scortese, sgarbato, insolente, barbaro, selvaggio, villano, cafone: in una parola, maleducato.

Tuttavia per comprendere meglio quali siano le cause di tali comportamenti sarà opportuno esaminarne alcuni per tentare di compiere un’analisi di un fenomeno le cui origini sono complesse e vengono da lontano.

Non c’è bisogno di uscire dalle mura domestiche per cercare esempi di sgarbataggine se non addirittura di volgarità e villania. Si confonde spesso, infatti, la familiarità con l’eccesso di confidenza e con la mancanza di rispetto.

E’ il caso del rapporto fra coniugi, sempre più deteriorato dinanzi agli occhi dei figli. La mancanza di rispetto continua quasi sempre vicendevole, mai una parola gentile di ringraziamento, se non addirittura violenza e malversazioni: nel contesto familiare cova l’inciviltà. Pensate anche a quello che spesso avviene coi membri più anziani della famiglia, spesso emarginati, mal sopportati e trattati sgarbatamente mostrando apertamente di considerarli non graditi.

Quanto ai bambini, nei loro confronti si diramano messaggi che leggono molto bene e purtroppo usano a loro volta considerandoli esempi. A nulla serve se a parole si tenta di insegnare loro come comportarsi correttamente e con i fatti ci si comporta male e sarà sempre l’esempio concreto quello che insegnerà loro qualcosa, non le regole esposte verbalmente.

La scuola, modello di vita, spesso sentivamo dire. Ma anche qui purtroppo, tranne in rare eccezioni, i modelli di maleducazione si moltiplicano. E la scuola diventa un habitat in cui crescono i modelli negativi e si esaltano in una folle corsa verso il basso gli esempi di degenerazione sociale. Assistiamo ormai impotenti e sconvolti alle manifestazioni modaiole e di malcostume dei nostri figli, qualcuno li ammira pure i nostri cocchi di mamma che crescono senza regole e senza limiti.

Il massimo della capacità di sopportazione è però necessario quando si viene a contatto con gli estranei, nei locali pubblici, sui mezzi di trasporto, negli uffici, sul posto di lavoro.

Sono tutte situazioni che ormai sono ampiamente note a chiunque: dal “mobbing”, che spesso si esercita servendosi anche di maniere volgari e impositive, ai comandi espressi dai superiori  con arroganza, alle confidenze che si prendono i colleghi, al “tu” ingiustificato che ormai è entrato nell’uso comune nei rapporti anche con persone sconosciute o che s’incontrano per la prima volta, quasi a volere istituire subito una forma d’intimità dalla quale può nascere poi qualsiasi tipo di rapporto. E’ anche un segno di maleducazione mettere in difficoltà un collega rilevandone l’incapacità a svolgere un determinato lavoro perfino davanti ad altri.

Nessun posto poi è, per tutte le persone in genere, più pericoloso per scontrarsi con esempi di mala creanza di un ufficio aperto al pubblico (banca, posta, anagrafe, etc.) Tutte queste attività sono svolte da normali cittadini che hanno diritto ad essere ascoltati e a cui gli impiegati devono dare delle risposte: ma non sempre questo diritto è rispettato e il dovere è compiuto. Certo non sempre il comportamento dell’utenza è consono e qualcuno ne approfitta per ergersi a personaggio in un’evoluzione estemporanea di inciviltà. E maleducazione.

Dagli uffici alla strada il passo è breve: tutti ci ritroviamo,se siamo al volante, ad aver attraversata la strada da un motorino che per poco non investiamo pur senza volerlo, o da una motocicletta che pretende di non restare, come gli automobilisti, bloccata nel traffico e che cerca di svignarsela salendo su un marciapiedi senza osservare i diritti dei pedoni.

Ma questo è niente di fronte al maleducato che posteggia la sua macchina in seconda fila davanti alla tua che hai sistemato faticosamente sulle strisce blu, oppure dinanzi ad un  automobilista che non solo ti sorpassa da destra , ma per giunta ti insulta perché a suo dire gli sbarri la strada, e se sei donna il complimento più gentile è un invito ad occuparti delle faccende domestiche anziché della guida di un’auto.

Avete fatto caso alla cattiva educazione delle commesse nei negozi,che danno del tu a tutti quelli che entrano per fare acquisti, o la scortesia delle infermiere degli ospedali e degli ospizi per anziani che si rivolgono ai loro pazienti come a dei bambini scemi e dando sempre del tu, ammiccando tra loro per prendere in giro le persone che dovrebbero assistere con pietà e rispetto e che invece diventano lo zimbello del personale addetto all’assistenza e alle pulizie.

Maleducati sono quelli che, se tu stai aprendo una porta o un portone, ne approfittano ed entrano prima di te che resti a tenergli aperta la porta per non fargliela sbattere addosso (e se lo meriterebbero) oppure quelli che ti telefonano ad orari improponibili.

Grossolani e villani sono quelli che parlano perennemente in modo sboccato per darsi delle arie, infilando una parolaccia ogni tre, parlando ad alta voce pure al ristorante o sul treno.

Peggiore è la volgarità del mezzo televisivo, che lascia liberi attori e conduttori di abbandonarsi al turpiloquio, al massimo fingendo disappunto per qualche vocabolo  che sfugge al controllo.

Vogliamo parlare della cacca dei cani sul marciapiede, anzi su ogni marciapiede o dei wc dei bar, dei ristoranti, degli autogrill sempre sporchissimi e puzzolenti. Ma scusate anche a casa vostra urinate a terra?

Potrebbe continuare all’infinito sugli esempi di maleducazione. Potremmo ricercare le cause con approfondite analisi storiche. Potremmo anche pensare di fare fronte comune, fra gli uomini di buona volontà, contro questo fenomeno sempre più crescente rintuzzarlo.

Mi sa che servirebbe a poco. Perché il maleducato è stupido ed anche ignorante. Anzi è tutte e tre le cose.

Il maleducato peraltro è quello che ha diritto di voto. A questo punto il maleducato si scinde in due categorie, quello che esercita il diritto di voto e quello che invece non va mai a votare. Quest’ultimo in genere non segue la politica e vive fuori dall’ambito democratico. E si vede! Il secondo, quello che va a votare poi è il primo a lamentarsi della classe politica, quella a cui magari si è rivolto per un favore, piccolo o grande. Hanno ragione quelli che dicono che peggio degli eletti, sono gli elettori. Grazie a Dio non tutti.

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