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Il Caso Fiasconaro e le vittime dell’ufficio del potere

Redazione

Il Caso Fiasconaro e le vittime dell’ufficio del potere

Ven, 30/09/2016 - 20:40

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Il termine “Burocrazia”, è un neologismo formato dal francese bureau (ufficio) e dal greco Kràtos (potere).

Esso viene spesso utilizzato in senso astratto, purtroppo a ragione, non già per indicare il complesso apparato di pubblici funzionari frapposti tra il potere politico e la cittadinanza, ma per descrivere l’insieme di condotte e procedure che, con l’esercizio erroneo e talvolta distorto del potere, interrompono il rapporto tra la collettività ed il soddisfacimento dei fini economici, sociali, ed etici della stessa, garantiti dal diritto.

La storia di burocrazia che raccontiamo si sta evolvendo in questi giorni. E’ la cronaca del caso Fiasconaro, eccellenza produttiva siciliana con sede a Castelbuono, pittoresco comune madonita. Abbiamo scelto questa vicenda, non perché unica, ma, al contrario, tipizzante mille altre storie quotidiane di aziende normali, che affrontano situazioni analoghe, e che per loro sfortuna non possiedono un blasone così noto da meritare l’attenzione dei media.

Tra l’azienda Fiasconaro ed il paese di Castelbuono è presente una rara coniugazione tra eccellenze ambientali, urbanistiche e produzioni locali.  Il centro ospita poco meno di novemila anime, a 423 metri di altezza, e fa parte del Parco delle Madonie. L’impianto architettonico principale risale al XIII secolo, caratterizzato dal Castello di Ventimiglia e della Chiesa di Maria Santissima Assunta. Incastonato come un brillante tra le Madonie ed il mare Tirreno, è spesso utilizzato come laboratorio di progettazione architettonica ed urbanistica per le interessanti fonti di ispirazione presenti nel proprio patrimonio territoriale.

In questa originale location, sessantatre anni or sono, nel lontano 1953, Mario Fiasconaro, papà degli attuali imprenditori Fausto, Martino e Nicola, decide di fare il pasticciere, ed il gelatiere.

fratelli-fiasconaro-al-vinitalySenza frigoriferi il gelato veniva preparato con la neve di quelle Madonie di cui Castelbuono era un po’ la porta. Il gelato aveva il sapore delle montagne della nostra Sicilia. Da lì inizia la produzione di cannoli, profitteroles, cassatine, e nel frattempo i figli si impadronivano dell’arte del padre. Pluripremiato Nicola, ambasciatore delle eccellenze sicilane nel mondo. Nulla occorre aggiungere sul presente, perché noto alle belle cronache della nostra terra. I panettoni e le creme di Fiasconaro vengono inviate in ogni parte del mondo, e spesso la domanda supera copiosamente l’offerta.

Ne avrebbero certo avuto di opportunità, i nostri autorevoli conterranei, per andare a produrre ovunque volessero le loro specialità. Ciò nonostante hanno scelto di legare il loro nome a Castelbuono ed alla Sicilia, occupando nell’azienda 120 persone più l’indotto, lasciando  a chi percorre, a valle del centro abitato,  la strada tra Palermo e Messina, di assaporare, con lo sguardo, quel pregiato connubio di dolcezze, traendo la consolante sensazione che non è detto che proprio tutto ciò che si comincia dalle nostre parti, deve per forza finir male.

Alla sede di Castelbuono si aggiungono ben undici laboratori distaccati nel territorio siciliano, per lavorare in situ le eccellenza locali (Bronte per il pistacchio e Modica per il cioccolato).

Ma purtroppo, nel meraviglioso mare dell’armonia, il destino beffardo fa collidere la nave della poesia con la scoglio della burocrazia, e l’incantesimo rischia di spezzarsi.

L’azienda annuncia di essere pronta a lasciare la Sicilia per trasferirsi a Velasca, comune piemontese di 1600 abitanti, dove potrebbe realizzare altri diecimila metri quadrati di impianti, ormai di indifferibile necessità per ingrandire l’attività e renderla sempre più pronta ad affrontare le sfide di un mercato che vede la domanda dei propri prodotti in costante aumento. In Piemonte avrebbe già ricevuto il benvenuto, persino dal presidente della Regione, mentre a casa propria, dopo oltre sessant’anni di matrimonio con il territorio, fin ad ora solo sembra aver preso solo porte in faccia.

Gli imprenditori non sono stati scoraggiati dall’impossibilità tecnica di realizzare l’impianto. Castelbuono è infatti, dotata di un area artigianale ed industriale, perfettamente idonea a soddisfare i fabbisogni infrastrutturali, ma da anni in disuso ed in stato di degrado. Le possibilità di fruire della medesima sarebbero invece rallentate da ritardi decisionali del Consiglio Comunale, rispetto ai quali il primo cittadino del comune madonita, ha assicurato che è prossima la soluzione che, naturalmente, tutti noi auspichiamo.

Ciò potrà verificarsi se l’ufficio del potere si metterà al servizio del padrone giusto: Il diritto di fare impresa sana, a vantaggio della società tutta. L’uso del potere non è distorto solo quando se ne fa abuso a vantaggio proprio o di altri, ma anche quando si ritiene che la realtà coincida con i documenti che la rappresentano, trasformando tutto in un mondo virtuale, anonimo, e privo di identità. Nel mondo virtuale della carta non vi sono eccellenze produttive e neanche idee geniali, ma solo omologazione e ricerca dell’atto amministrativo ineccepibile.

Ma l’atto amministrativo non può considerarsi perfetto, soltanto se risulterà inoppugnabile nella forma, ma solo se spiegherà, nel pieno rispetto delle norme di legge, effetti positivi per la collettività.

Troppo spesso, inoltre, la politica abdica al proprio potere decisionale delle scelte che determinano i destini dei territori, appiattendosi sulle decisioni dei propri burocrati, ritenendole comode e cautelative.

Affinché non debba leggersi più di “casi Fiasconaro” è giunto il momento che i rapporti di forza tra i due poteri vengano ristabiliti, e che i rappresentanti eletti dai cittadini possano assumere, in piena autonomia, le decisioni più logiche e giuste a vantaggio della propria collettività.

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