Salute

Sicilia. Confindustria tra veleni ed esposti, ‘appello’ a Squinzi

Redazione

Sicilia. Confindustria tra veleni ed esposti, ‘appello’ a Squinzi

Gio, 24/09/2015 - 12:59

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PALERMO – Sempre piu’ impetuoso, il fiume di veleni che sta investendo i vertici di Confindustria Sicilia continua a ingrossarsi. Dentro lo scenario di un’antimafia rissosa ed esangue, si consuma una guerra civile tra accuse, nuovi esposti e dossier. L’ex assessore alle Attivita’ produttive e presidente di Confindustria Centro-Sicilia Marco Venturi – mentre a Palermo gli organismi interni lo ‘processano’ – oggi e’ ancora a Roma con l’obiettivo di parlare col presidente Giorgio Squinzi, “affinche’ si esca da un silenzio troppo lungo sul caso Montante”. Una sollecitazione di cui e’ destinatario anche il vice presidente ed ex numero uno di Sicindustria Ivan Lo Bello, finora rimasto in disparte, “ma che ora e’ bene prenda posizione”. Una valanga che chiama in causa pure il governo Crocetta e alcuni dei volti della battaglia antiracket, il capo degli industriali siciliani Antonello Montante in testa. Adesso il presidente di Confcommercio Messina Carmelo Picciotto, dopo il deposito di un esposto alla Procura di Messina, annuncia di avere inviato “con le opportune integrazioni” un dossier anche alle Procure di Palermo e Caltanissetta. Ha chiesto di essere sentito urgentemente dalla Commissione Parlamentare regionale Antimafia per la vicenda legata alla Camera di commercio di Messina. Nella missiva inviata al presidente dell’organismo Nello Musumeci, si fa riferimento agli ultimi fatti emersi su Confindustria e “al possibile controllo esercitato sull’assessorato alle Attivita’ produttive”, a lungo assegnato a esponenti del mondo confindustriale. Contestualmente, Picciotto, “visto il silenzio del governatore Rosario Crocetta”, cui e’ stata indirizzata una diffida, ha chiesto di essere sentito anche dalla Commissione Attivita’ produttive. Navigano in acque agitate, dunque, Confindustria e Crocetta, il quale ieri ha annunciato peraltro l’intenzione di querelare uno dei suoi grandi accusatori, l’ex presidente dell’Irsap, l’istituto regionale per lo sviluppo, Alfonso Cicero, anche lui una delle facce della litigiosa antimafia siciliana.

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