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Gela, tentò di uccidere un barista che gli aveva chiesto lo scontrino: condannato ad 8 anni

Redazione

Gela, tentò di uccidere un barista che gli aveva chiesto lo scontrino: condannato ad 8 anni

Ven, 04/04/2014 - 22:29

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Il PM Filona Simoni

Simona Filoni

CALTANISSETTA – Nel primo pomeriggio di oggi, venerdì 4 aprile, il Tribunale Minorenni di Caltanissetta ha condannato, ad anni otto di reclusione, Nocera Emanuele, nato a Gela il 29 gennaio 1990, all’epoca dei fatti minorenne, per il tentato omicidio aggravato in concorso commesso ai danni di Di Gabriele Giovanni, cameriere di un  bar situato presso la stazione di Gela. L’imputato Nocera Emanuele  era difeso dall’avvocato Salvatore Macrì, del Foro di Gela.

I fatti risalgono al 30 settembre 2007 e vedono come coimputati maggiorenni Gensabella Salvatore, condannato in primo grado a 13 anni di reclusione (sentenza definitiva ridotta in appello ad otto anni e mezzo) nonchè Alario Giovanni Simone, condannato dal Tribunale di Gela ad anni 4 e mesi 10 di reclusione, sentenza definitiva.

Il Pubblico Ministero, Simona Filoni, dopo avere esaminato Alario Giovanni Simone, coimputato obbligato a deporre e, dunque, ascoltato come testimone assistito ed aver fatto emergere le numerosissime contraddizioni di tale testimonianza (tanto da avere indotto l’Alario a tenere una condotta irriverente nei confronti della Corte, del P.M., oltre che totalmente reticente), ha concluso con una articolata requisitoria, all’esito della quale l’imputato è stato condannato alla pena nella misura richiesta dall’Accusa, vale a dire ad otto anni di reclusione  (per i delitti di tentato omicidio aggravato in concorso e sequestro di persona, mentre, per il delitto di rapina, la stessa Pubblica Accusa ha chiesto l’assoluzione).

Il P.M., infatti, ha sostenuto che i tre non volessero rapinare il Di Gabriele ma che, in realtà, volessero eliminarlo, con una “bella lezione”, giacchè , come anche ribadito da Alario in aula, i tre si sentivano “feriti nell’onore”, perchè quel cameriere, con il quale avevano già discusso, aveva “osato” negare loro la consumazione se prima non pagavano e, dunque, “offenderli” nell’onore….ipotizzando, a loro dire, che gli stessi non volessero pagare e non già che avrebbero fatto lo scontrino dopo avere consumato. I tre, per lavare l’onta, hanno deciso di seguire il barista, al termine del turno di lavoro, lo hanno bloccato e gli hanno tagliato la strada, e costretto a dirigersi al cimitero di Gela, contrada Farello. Giunti sul posto, hanno accoltellato il povero cameriere, colpendolo oltre sette volte con un grosso coltello, per poi trascinarlo fuori dalla macchina e continuare a colpirlo con calci, pugni e con delle grosse pietre. Violenza cieca e feroce, alimentata da Nocera come confermato da Alario: “Forza ammazziamolo, lo dobbiamo uccidere, lo dobbiamo ammazzare”, tanto da accertarsi che fosse morto prima di risalire in auto e di scappare.

L’omicidio venne evitato dal sopraggiungere di un auto, i fari spaventarono gli aggressori. Di Gabriele si salvò solo per il sopraggiungere di una vettura e per il soccorso che gli fu prestato dall’automobilista, un poliziotto fuori dal servizio.

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