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Corte Conti:”Sicilia in coma ma politica ruba e pensa solo a se. Bruciati oltre 50 milioni”

Redazione

Corte Conti:”Sicilia in coma ma politica ruba e pensa solo a se. Bruciati oltre 50 milioni”

Sab, 01/03/2014 - 12:38

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images (2)PALERMO – In Sicilia l’economia, da sempre in grande difficolta’, “e’ oggi in stato comatoso”. Ma in queste difficilissime circostanze socio-economiche, “la classe politica non riesce a dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini, occupandosi prevalentemente di se stessa e, sempre piu’ spesso, sottraendo ricchezze al Paese, depredando nei piu’ diversi modi. E in questo la realta’ supera spesso la fantasia”. Cosi’ a Palermo, la presidente della Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la Regione siciliana Luciana Savagnone, durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2014. Savagnone, nella propria relazione illustrando l’attivita’ svolta dalla Corte dei Conti nel 2013, ha posto l’accento sulla politica e sul fenomeno della corruzione invitando la classe dirigente a “fare di piu’ per evitare che si verifichino questi episodi, con un controllo interno o una presa di coscienza morale. Il problema -ha ribadito- e’ la questione morale, la politica deve farsi carico di un problema dei cittadini”. E, proseguendo il suo ragionamento, ha aggiunto: “Se i cittadini piu’ sfortunati e poveri spesso delinquono perche’ mossi dal bisogno, la corruzione della classe politica e’ dettata, allora,soltanto da un incontrollata smania di ricchezza e potere. In Sicilia, peraltro, il fenomeno corruttivo spesso lambisce e si intreccia con gli interessi dell’universo mafioso ma, anche quando e’ del tutto estraneo a esso, in qualche modo, lo favorisce”, ha proseguito. I reati di corruzione, infatti, anche quelli apparentemente di scarso rilievo, “rendono piu’ fertile il terreno su cui cresce e si sviluppa la delinquenza mafiosa, attraverso il perseguimento di interessi economici comuni, connivenze, reciproche protezioni”. Anche all’interno della pubblica amministrazione molteplici vicende, aventi rilievo penale, “hanno coinvolto dipendenti, mortificando ed umiliando coloro che con onesta’ e fatica si dedicano al lavoro”. E’ , allora, indispensabile che la politica e la pubblica amministrazione” imparino ad amministrare e gestire se stesse, curando, attraverso un rigoroso controllo interno, il rispetto delle norme e delle regole che governano la loro attivita’, anticipando, se possibile, gli interventi da parte della magistratura, cosi’ da riacquistare credibilita’ nei confronti della cittadinanza ed impedire che si affermi che “sono i giudici a governare il Paese”. Occorrerebbe almeno evitare che un amministratore, una volta accertata la commissione da parte sua di un illecito, venga confermato nelle funzioni o gli sia conferito altro incarico, cosi’ come il pubblico dipendente infedele dovrebbe essere rimosso dalle funzioni nello svolgimento delle quali ha commesso l’illecito. Ugualmente sarebbe necessario escludere, nella distribuzione di cariche, uffici e mansioni, coloro che, pur non avendo tenuto un comportamento penalmente rilevante, sono stati destinatari di sentenze definitive di condanna da parte di questo giudice contabile per avere male amministrato. “Assistiamo, invece – continua Savagnone – al moltiplicarsi degli sprechi di denaro, spesso da parte di soggetti gia’ condannati, i quali, anziche’ essere posti in condizioni di non piu’ nuocere al pubblico erario, vengono ancora una volta incaricati di gestire risorse economiche”.

 “Corruzione e sprechi. Bruciati 50 mln”.  Frodi, corruzione, permeabilita’ della pubblica amministrazione, “sprechi ancora evidenti” ed “eccessivi costi della politica”. Sono alcuni delle zavorre che schiacciano la Sicilia secondo il procuratore regionale Guido Carlino, intervenuto all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2014. Nel 2013, in seguito all’attivita’ svolta dalla Procura della Corte dei Conti, sono state aperte 6.139 istruttorie che hanno portato a 113 atti di citazione in giudizio a carico di 297 amministratori e dipendenti pubblici, per un danno erariale accertato di quasi 50 milioni (49.829.072 euro). Questi alcuni dei risultati conseguiti lo scorso anno dalla Procura della Corte dei Conti in Sicilia, illustrati dal procuratore regionale Guido Carlino all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2014. L’azione della Procura ha portato nel 2013 a condanne per un totale di 25 milioni, di cui 12 milioni e 9mila per condanne in primo grado e 12 milioni e 500mila in appello. A questa cifra si aggiunge un milione e 100mila euro corrispondente a risarcimenti spontaneamente eseguiti dagli autori del danno. L’attuale congiuntura, e’ inoltre, aggravata da una “non sempre razionale allocazione della spesa pubblica, da sprechi ancora evidenti e da eccessivi costi della politica, malgrado il disagio dei cittadini che, oggi come non mai, esigono efficienza, legalita’ e giustizia sociale”. Tale situazione – avverte Carlino – richiede risposte urgenti per agevolare la ripresa della crescita economica e dell’occupazione, con efficaci misure in ambito economico e finanziario e, soprattutto, con il definitivo ripudio delle ancora diffuse logiche clientelari ed assistenziali, che costituiscono un serio ostacolo per tutte le prospettive di sviluppo”.
Tra gli aspetti piu’ critici sottolineati dal procuratore Carlino, la sanita’, la formazione, le frodi nazionali e comunitarie, “per le quali la Sicilia detiene un triste primato”. Oltre alle criticita’ dovute “alla scarsa capacita’ di utilizzo delle dotazioni disponibili”. E poi, il fenomeno della corruzione nella pubblica amministrazione. “I fenomeni corruttivi – ha detto Carlino – non accennano a diminuire anche se quest’anno, forse, il danno contestato e’ inferiore a quello degli anni passati. E’ sempre elevata la quota del danno che noi contestiamo”. Pesante, in particolare, il dato delle frodi comunitarie in Sicilia. Il dato complessivo (fondi nazionali, regionali ed europei) ammonta a 25 milioni e 387mila euro, in crescita rispetto al 2013 (18.500.216). Quasi sempre legato a un cattivo uso dei fondi o della loro perdita, tante volte, da parte delle amministrazioni perche’ non in grado di esprimere una adeguata progettualita’. Spesso, pero’, i privati, ne fanno un uso difforme rispetto a quanto previsto dalla legge.
Carlino ha posto l’accento sulla sanita’ e, in particolare, del 118: “Con la sentenza del febbraio 2013 e’ arrivata la condanna nei confronti del presidente, della giunta regionale e della commissione legislativa dell’Ars, condannandoli per oltre 12 milioni di euro. Purtroppo e’ un fenomeno che in parte perdura perche’ anche con la societa’ che ha assorbito la Sise, si verificano ancora eccedenze del personale”. Infine, le partecipate: “Assistiamo a una proliferazione indiscriminata di societa’ partecipate presso tutti gli enti locali in Sicilia. Sono societa’ svincolate da controlli pubblici, piu’ penetranti nella pubblica amministrazione, ed e’ piu’ facile, cosi’, che si possa verificare un danno erariale”.