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L’aggiunto di Caltanissetta Gozzo bolla «gli articoli inqualificabili del Fatto Quotidiano»

Redazione

L’aggiunto di Caltanissetta Gozzo bolla «gli articoli inqualificabili del Fatto Quotidiano»

Mer, 20/06/2012 - 17:39

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Domenico Gozzo

CALTANISSETTA – Ieri ha presentato un’interrogazione al ministro della giustizia e oggi ufficializzerà la richiesta per istituire una commissione d’inchiesta sulla presunta trattativa stato-mafia. Materia incandescente, sulla quale Antonio Di Pietro getta benzina e si fa braccio politico dell’operazione portata avanti da Il Fatto con la pubblicazione delle intercettazioni delle telefonate intercorse a più riprese tra l’ex ministro e presidente del senato, nonché vicepresidente del Csm, Nicola Mancino – ora indagato dalla procura di Palermo per falsa testimonianza nell’ambito dell’inchiesta palermitana sulla trattativa negli anni delle stragi – e il consigliere giuridico del Quirinale, Loris D’Ambrosio.
Con D’Ambrosio Mancino si era lasciato andare ad un drammatico sfogo chiedendogli di parlare con il presidente Napolitano e spingendolo ad intervenire sulla procura onde evitare il confronto con Claudio Martelli, che però poi ci fu. Il Quirinale in realtà intervenne ma con una lettera inviata al procuratore generale Esposito – che lo stesso Colle ha reso nota – segnalando «l’opportunità di raggiungere una visione giuridicamente univoca tra le procure di Palermo, Firenze e Caltanissetta», tutte impegnate nelle inchieste sul ruolo di ex ministri e parlamentari nella trattativa. Volente o nolente ci sono specifiche norme del codice delle leggi antimafia e misure di prevenzione sull’attività di coordinamento investigativo che spetta al Pg di Cassazione.
La sollecitazione della lettera ricalcava peraltro l’intervento che lo stesso Napolitano fece nel 2009 al Csm, all’indomani dello scontro tra le procure di Catanzaro e Salerno sull’inchiesta Why Not. Il tutto è stato ricordato ancora ieri in un tweet dal portavoce di Napolitano, Pasquale Cascella, sia pure «a titolo personale», in un botta a risposta con Di Pietro che lascia naturalmente ognuno sulle proprie posizioni. Epperò, che vi sia una “diversità di vedute” – per usare un eufemismo– tra le diverse procure che indagano sulla trattativa è un fatto. Corroborato da una dura presa di posizione da parte del numero due della procura di Caltanissetta, Nico Gozzo, che in una lettera pubblicata ieri da AntimafiaDuemila a Giovanna Maggiani Chelli (presidente dell’associazione familiari delle vittime di via Georgofili) rassicurandola che l’inchiesta non corre nessun pericolo «per nostra mano», interviene per la prima volta per difendere il lavoro svolto «da articoli ben costruiti al fine di diffamare volutamente anche la procura di Caltanissetta» ma non solo.
Si riferisce, Gozzo, «agli inqualificabili articoli pubblicati dal quotidiano Il Fatto di sabato e domenica». Il perché è presto detto: «Certe persone – scrive – non possono sopportare che, anche grazie a Caltanissetta, sia stato smascherato il tentativo di inquinare le indagini sulle stragi che si stava ponendo in essere a mezzo di Massimo Ciancimino» che la stessa procura ha indagato per calunnia, mentre Palermo lo accredita. Ciancimino che, scrive Gozzo, «era stato “pompato” in maniera incredibile da queste persone, sol perché diceva “tutte le cose che avrebbero voluto sentire sulla mafia” questi soggetti». Non usa insomma mezzi termini l’aggiunto convinto com’è che «la verità si costruisce sui fatti, e non con le opinioni». E punta il dito contro chi «ha interesse a dividere » che «ha tentato una carta disperata: truccare le carte»: «si sono volute sfruttare, sembra, affermazioni di questo politico (Mancino, ndr) su nostra (e di Firenze) pretesa di maggiore malleabilità, negata dai fatti».
Più che un’autodifesa, il duro j’accuse sembra voler dire basta al protagonismo a senso unico dei colleghi palermitani.

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