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Commerciante ucciso a Gela nel 2007, la famiglia chiede giustizia

Redazione

Commerciante ucciso a Gela nel 2007, la famiglia chiede giustizia

Sab, 24/09/2011 - 00:44

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GELA – “Sono passati quattro anni dal barbaro assassinio di Luciano e ancora oggi e’ difficile per noi pensare al fatto che non ci sia piu’, che non sia accanto a noi, a lavorare, a scherzare, a cantare, a costruire il suo futuro”. Lo scrivono i familiari di Luciano Bellomo, il commerciante di Gela ucciso il 24 settembre del 2007 a soli 34 anni. Un accorato appello, rivolto a un’intera comunita’. “Ancora oggi, non riusciamo a comprendere come la mano che ha usato la pistola sparando i colpi che hanno raggiunto Luciano al cuore ed al collo, spegnendone la vita, possa continuare a stringere mani di altre persone, laddove stringere la mano significa proprio che non si tengono armi in quella mano”. Bellomo venne ucciso come fosse un boss. Lavorava, era sposato e amava la vita e la musica. Prima le indagini della polizia, poi la scoperta del presunto killer e del suo complice. Il presunto assassino e’ uscito indenne nel processo di primo grado e ora e’ di nuovo sotto processo davanti i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta. A riportarlo al cospetto dei giudici, un’intercettazione telefonica e un collaboratore di giustizia. Il complice e’ invece stato condannato in primo grado a 17 anni. Due processi diversi che non anno chiarito, ancora del tutto, movente e autori materiali. “Neanche riusciamo a comprendere, – scrivono i familiari della vittima – anche facendo sforzi enormi, come l’assassino, ancora libero, che porta incarnato il selvaggio atto commesso, possa continuare ad andare negli stessi luoghi pubblici frequentati da persone civili, imponendo loro la propria presenza. L’assassinio di Luciano deve ricordare a tutti che in una terra come la Sicilia ed in una citta’ come Gela, non ci sono luoghi sicuri per le persone perbene, nessuno puo’ sentirsi al riparo se non prima verra’ sradicata la mafia e la mentalita’ che si porta dietro. Chiedere che sia fatta Giustizia, vedere condannare finalmente in modo esemplare l’assassino, non deve essere solo un obiettivo dei familiari,
ma la ferma volonta’ dell’intera comunita’ Gelese. Un ulteriore momento di riscatto della citta’, per testimoniare in modo forte e deciso che in una societa’ che sia civile non ci puo’ essere spazio per la barbarie, per il delitto, per l’impunita’, per la mafia. Noi continueremo a batterci e lottare per queste cose. Sarebbe bello, nel ricordare Luciano,che molti altri si unissero in questa battaglia di giustizia, legalita’ e
civilta'”.

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