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Caltanissetta e le sue bellezze: il Redentore, simbolo sacro che guarda la Sicilia

Redazione

Caltanissetta e le sue bellezze: il Redentore, simbolo sacro che guarda la Sicilia

Mer, 06/08/2025 - 00:40

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Nel giorno in cui la città si raccoglie attorno alla festa del Redentore, la rubrica “Caltanissetta e le sue bellezze” torna a raccontare il patrimonio che ci circonda e ci definisce. Dopo aver camminato tra le pietre millenarie dell’Abbazia di Santo Spirito e le rovine austere del Castello di Pietrarossa, oggi ci spingiamo in vetta, là dove lo sguardo incontra l’orizzonte: sul monte San Giuliano, a 727 metri sul livello del mare, dove svetta il monumento che più di ogni altro rappresenta lo spirito della città.

È qui, tra i pini e i silenzi dell’altura, che dal 1900 si erge la statua del Cristo Redentore (’U Ridinturi, in siciliano), realizzata in bronzo e poggiata su un basamento in pietra progettato da Ernesto Basile. Si tratta di uno dei pochi monumenti realmente edificati tra i venti previsti dal papa Leone XIII per celebrare, in occasione del Giubileo del 1900, i venti secoli dalla Redenzione. L’idea era quella di costruire venti statue del Redentore, una per ciascuna regione geografica d’Italia, come segno di devozione e unità.

Le località dove sono stati eretti i monumenti al Redentore agli inizi del 1900

In Sicilia, la commissione ecclesiastica locale aveva proposto quattro possibili sedi: il monte Lonero vicino Noto, Piazza Armerina, il monte San Paolino a Sutera e infine Caltanissetta. A prevalere fu proprio monte San Giuliano, grazie all’insistenza del canonico Francesco Pulci, che ne sottolineò la posizione geografica centrale e la vista dominante sulla Sicilia interna. Ma a fare la differenza fu anche un fattore economico: Caltanissetta, in pieno sviluppo grazie all’industria zolfifera, era l’unica città dell’isola in grado di sostenere finanziariamente l’impresa. E così fu.

Il canonico Francesco Pulci

La raccolta fondi, avviata dal comitato presieduto dal vescovo Ignazio Zuccaro e dal sindaco Berengario Gaetani, ottenne un’ampia adesione popolare. La statua fu commissionata alla ditta “Rosa e Zanazio” di Roma: un’opera imponente, realizzata con il bronzo fuso da due cannoni pontifici, alta circa cinque metri e pesante oltre due tonnellate. Fu trasportata in treno fino a Caltanissetta, e da lì in cima al monte con un carro trainato da sei coppie di buoi, in un’impresa che oggi suona quasi epica. I lavori del basamento iniziarono il 13 maggio 1900, con la cerimonia della posa della prima pietra benedetta dal vescovo Zuccaro. La statua venne collocata e benedetta il 30 luglio successivo dal cardinale Francica-Nava.

Ma l’inaugurazione ufficiale non avvenne subito. L’assassinio del re Umberto I, pochi giorni prima, indusse le autorità a rinviare la cerimonia al 29 settembre, giorno di San Michele Arcangelo, patrono della città. Tuttavia, nulla fermò l’entusiasmo popolare: la città si riempì di pellegrini provenienti da tutta la Sicilia, e le processioni, sia spontanee che organizzate, accompagnarono quei giorni con una partecipazione straordinaria.

Il monumento al Redentore domina ancora oggi la sommità del monte. Il basamento, realizzato in pietra calcarea grigia locale, è in stile eclettico ed ospita al suo interno una cripta e una piccola cappella. Una scalinata lo raccorda alla piazza antistante, oggi intitolata a Basile. Intorno, il belvedere lastricato offre una delle viste panoramiche più ampie dell’intera Sicilia centrale.

Una particolarità che ha dato origine a leggende e superstizioni è l’orientamento della statua, che volge le spalle alla città e guarda verso nord-est. Per alcuni, un gesto di protezione verso il resto dell’isola. Per altri, un mistero da decifrare.

Al di là delle interpretazioni, il Redentore è oggi luogo di fede, di memoria e di incontro. Nelle sere d’estate, la zona si anima di famiglie, giovani, anziani che salgono fin lassù per respirare l’aria fresca e lasciarsi incantare dal tramonto che si stende sulla città. La vista è mozzafiato, e il silenzio che avvolge la statua amplifica il senso di sacro.

In questo 6 agosto, Caltanissetta celebra il suo Redentore non solo con la fede, ma anche con la consapevolezza di avere in cima al monte un monumento che rappresenta un patrimonio storico, artistico e spirituale. Un simbolo che ha superato guerre, regni e secoli, restando sempre lì, a vegliare sulla città.

Domani, un’altra tappa. Intanto, vi invitiamo a condividere questo racconto. Perché conoscere le nostre bellezze è il primo passo per difenderle. E farle amare.

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