Il postino ha bussato alla porta, consegnando una busta apparentemente anonima. Dentro, però, c’era molto più di un semplice documento: il tesserino dell’Ordine dei Giornalisti della Regione Sicilia, iscrizione all’albo dei pubblicisti. Nel momento in cui Nunzia l’ha stretto tra le mani, gli occhi si sono riempiti di lacrime. Lacrime che ci piace associare a un calice di champagne, come fosse un brindisi per festeggiare un traguardo importante. Quelle gocce hanno bagnato il tesserino, e chissà che non diventi un portafortuna per il futuro. Perché questo è un risultato prezioso, ma non assoluto: davanti a lei c’è ancora tanta strada da percorrere, esperienza da fare, storie da raccontare.
Nunzia Caricchio, 33 anni, è nata a Napoli e cresciuta nel cuore del Rione Sanità, quartiere dalla storia complessa, segnata in passato da fenomeni di criminalità organizzata e ancora oggi non immune a episodi di microcriminalità. Negli ultimi anni, però, il Rione sta vivendo una rinascita culturale e sociale, grazie a iniziative che promuovono il turismo e valorizzano il suo ricco patrimonio storico e artistico. Il percorso di Nunzia si inserisce in questa nuova narrazione: è il segno di un riscatto possibile, simbolo di quei giovani che scelgono di uscire da realtà difficili per costruirsi un futuro diverso da quello a cui, troppo spesso, si viene associati quando si nasce in certi quartieri di Napoli.
Da sempre appassionata di scrittura, nel 2018 pubblica il suo primo romanzo, L’Ammazzafavole (Alcheringa Edizioni), vincitore di diversi concorsi letterari. Nel 2021 arriva il secondo libro, La porta semichiusa, selezionato tra i duecento libri più belli d’Italia al concorso Tre Colori. Nel 2023 conquista il primo premio del concorso “Storie di lotte per l’emancipazione femminile” con Scrivo per rinascere.
Quando la vita la porta in Sicilia, a Caltanissetta, e dopo alcune esperienze lavorative in ambiti diversi, Nunzia incontra l’editore Michele Spena del Fatto Nisseno. Davanti a un caffè, Spena legge nei suoi occhi una grande passione per la scrittura e individua in lei una potenziale ottima collaboratrice. Senza lunghi preamboli, viene catapultata davanti a un PC, immersa nella quotidianità del lavoro giornalistico, tra notizie da selezionare, testi da scrivere e tempi serrati da rispettare.
È l’inizio di un percorso intenso, fatto di apprendimento rapido, correzioni, “cazziatoni” costruttivi, ma anche di incoraggiamenti e fiducia crescente. Per Nunzia, imparare a raccontare il territorio significava anche conoscere a fondo la città di Caltanissetta, viverne le storie, comprenderne le dinamiche.
La sua storia personale, fatta di sacrifici, il sostegno del compagno e la cura di due bambini piccoli, rende questo traguardo ancora più significativo. Dopo due anni di praticantato e 90 articoli pubblicati, è arrivata l’iscrizione ufficiale all’Ordine.
Oggi Nunzia entra a far parte di una famiglia più allargata: quella dei giornalisti riconosciuti dall’Ordine dei Giornalisti della Regione Sicilia, nell’elenco pubblicisti. La sua storia dimostra che i sogni coltivati fin da bambini, se accompagnati da passione, impegno e determinazione, spesso si realizzano. È un invito a credere nei propri obiettivi e a lavorare con costanza per raggiungerli.
Chissà che un giorno non si possano raccontare altre storie come la sua. Perché serve un ricambio generazionale nel mondo dell’informazione e del giornalismo, mettendo i giovani nelle condizioni di innamorarsi di un mestiere che, nonostante difficoltà e criticità, resta bellissimo: un lavoro di grande responsabilità, di prestigio, capace di regalare soddisfazioni profonde. A volte basta anche un gesto semplice, come sentirsi dire “ti ho letto, mi è piaciuto quello che hai scritto”: è di queste piccole conferme che, ogni giorno, si nutre la passione di chi sceglie di raccontare il mondo.
In tutto questo percorso, Nunzia è stata coccolata dai colleghi e collaboratori del Fatto Nisseno, che hanno saputo riconoscere nella sua storia personale il valore di un premio sudato, voluto, cercato e, per questo, pienamente meritato. E oggi, dal calore delle attenzioni dei colleghi a quello dell’abbraccio dei suoi due figli, il passo è stato breve e carico di emozione. I bambini hanno voluto premiare la gioia della mamma con un gesto semplice e sincero. Per una volta, mettiamo da parte le regole ferree sulla tutela dei minori, certi che sia bello raccontare — anche attraverso una fotografia — la gioia di una famiglia. I suoi figli forse oggi non comprendono fino in fondo il motivo di questa felicità, ma sanno interpretarla con la purezza dei loro sorrisi. E allora, che questi sorrisi siano di buon auspicio per un ulteriore percorso di crescita, professionale e personale, che Nunzia saprà affrontare con lo stesso cuore che l’ha portata fin qui.
E a suggellare questo momento, nella chat della redazione Nunzia ha voluto condividere la sua gioia con i colleghi con parole che traboccano autenticità e calore. Nel suo messaggio c’è tutta l’essenza della gioia napoletana: la capacità di festeggiare un traguardo con entusiasmo contagioso e genuino.
«Ragazzi, vorrei condividere un momento con voi. Un momento che aspetto da ventuno anni e che mi rende felicissima, strafelicissima. E mentre scartavo la busta mi tremavano le mani. E se posso, voglio anche esprimere la mia felicità in dialetto: Afammoooooooccc ce l’agg faaaaatt!»
Parole che, più di qualsiasi titolo, raccontano la bellezza di un sogno realizzato, la fierezza di avercela fatta e la forza di chi ha saputo coltivare la propria passione fino a trasformarla in una realtà concreta.

