Il cimitero che custodisce la memoria dei 65 minatori morti nella tragedia di Gessolungo avrà finalmente un nome che racconta la sua storia e rende onore a chi ha lottato per non farla scomparire. Con una recente deliberazione, la giunta comunale di Caltanissetta ha approvato l’intitolazione ufficiale del sito di contrada Juncio Tumminelli come “Cimitero delle vittime del disastro di Gessolungo e dei carusi senza nome – Mario Zurli”. Una decisione che unisce la memoria delle giovani vittime di una delle più drammatiche sciagure minerarie del Paese al nome di un uomo che ha dedicato la sua vita alla tutela e alla valorizzazione della storia mineraria nissena.
Nel piccolo cimitero, per anni chiamato semplicemente “dei carusi senza nome”, riposano i corpi di 65 lavoratori morti il 12 novembre 1881 in seguito a un’esplosione all’interno della sezione Calafato della miniera di zolfo di Gessolungo. Tra le vittime c’erano 17 ragazzi, i cosiddetti “carusi”, di cui nove non vennero mai identificati. I loro corpi furono sepolti in un terreno poco distante dalla miniera, dove avevano lavorato fino all’ultimo giorno. Quel luogo, rimasto per lungo tempo nell’abbandono, è stato riscoperto e restituito alla collettività grazie all’impegno dell’ingegnere Mario Zurli, presidente dell’associazione “Amici della Miniera”, che fino alla sua scomparsa nel 2015 si è battuto perché quella tragedia non fosse dimenticata.
A voler imprimere nel nome del cimitero anche il ricordo del suo impegno civile è stato, nel 2023, Michele Spena, presidente dell’Associazione Piccoli Gruppi Sacri, che ha avanzato formale richiesta al Comune affinché il sito fosse intitolato proprio a Mario Zurli. La proposta è stata accolta con favore dall’amministrazione, che nel maggio 2024 ha deliberato una prima modifica della denominazione in “Cimitero dei carusi senza nome – Mario Zurli”. Successivamente, su indicazione della Soprintendenza ai Beni Culturali, è stata approvata una nuova formulazione che integra anche il riferimento alla tragedia di Gessolungo, rendendo più completa e storicamente coerente la nuova denominazione.
Con l’invio della delibera alla Prefettura per il parere di competenza, si avvia così a conclusione un percorso di memoria e riconoscimento che unisce istituzioni, associazioni e cittadinanza. Un atto di giustizia simbolica che restituisce dignità non solo ai giovani lavoratori morti in miniera, ma anche a chi, come Mario Zurli, ha saputo trasformare il silenzio dell’oblio in un racconto collettivo da tramandare alle nuove generazioni.