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San Cataldo, riflessione di un cittadino dopo la presentazione del libro “Più Uno. La politica dell’uguaglianza” di Ernesto Maria Ruffini

Redazione 3

San Cataldo, riflessione di un cittadino dopo la presentazione del libro “Più Uno. La politica dell’uguaglianza” di Ernesto Maria Ruffini

Mer, 16/04/2025 - 10:34

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Sabato, 12 aprile scorso, a San Cataldo, presso l’Auditorium “G. Saporito” è stato presentato il libro dell’avv. Ernesto Maria Ruffini: “PIU’ UNO La politica dell’uguaglianza”. Oltre all’autore sono intervenuti l’on.le Pierluigi Castagnetti, il giornalista Giuseppe Sangiorgi. L’incontro, organizzato dal Centro studi Cammarata, grazie all’impegno di Don Massimo Naro, è stato moderato dal giornalista Giuseppe Alberto Falci.

Che l’evento avrebbe rappresentato un’occasione importante di riflessione per i presenti era certo, anche alla luce dello spessore dei relatori, ma il modo in cui ciò è avvenuto, ha parecchio sorpreso.

Ci si aspettavano risposte e rappresentazioni di percorsi politici prossimi futuri ed invece ci si è trovati, senza esserne preparati, dinanzi ad un quesito, “al quesito”: cosa ognuno di noi fa per la sua comunità?

Domanda assolutamente non banale, poichè inevitabilmente ci ricorda, lo cantava già anni fa il grande Giorgio Gaber, che la democrazia è principalmente ed essenzialmente, “partecipazione” e come quest’ultima, oltre che un diritto, costituisca un preciso dovere. Sta in essa la differenza che passa tra il sentirsi “suddito” e l’essere “cittadino”.

Domanda che, inoltre, spinge ad interrogarsi circa il significato più profondo del termine, superando anche quanto espresso dal compianto artista milanese.

A pensarci bene, la Costituzione e quindi anche la nostra Repubblica, nascono da un “magico” esercizio di partecipazione: i novelli cittadini repubblicani, attraverso il voto, parteciparono all’elezione dei membri dell’Assemblea costituente; questi, nel numero di 556, parteciparono tutti alla stesura della Carta costituzionale, fornendo il contributi dalle diverse anime a cui appartenevano, amalgamadolo e facendo sì che la sintesi fosse molto più della mera somma degli stessi.

Ed ancora, costatare come la Costituzione non sia solo la legge fondamentale del nostro Stato (cosa che sarebbe già tanto) e nemmeno il prodotto di un irripetibile sentimento di condivisione, frutto anche degli eventi drammatici attraversati e superati dal Paese (anche questa cosa di non poco conto), ma come essa rappresenti un “sogno” comune: costruire uno Stato libero, in cui liberi cittadini cooperino per la crescita culturale, sociale ed economica complessiva della Nazione.

La Costituzione quindi non come splendido “punto d’arrivo”, ma, bensi, quale ambizioso “punto di partenza”: insomma una pianta da far crescere, affinché possa donare frutti, da innaffiare con cura costante attraverso la partecipazione popolare, per evitare che secchi.

Partecipazione, pertanto, dovere per tutti i cittadini, anche di quelli che credono di non poter fare nulla. poichè per tutti esistono ambiti, più o meno grandi, sufficientemente prossimi da consentire impegno e contributo.

Certo le aggregazioni politiche di oggi non aiutano, stante che spesso appaiono distanti dalla vita delle persone, risultando escludenti, anzichè inclusive: dei club per eletti, che però non sono eletti, ma nominati. La scarsa partecipazione al voto (un avente diritto su due rimane a casa e preferisce non esprimersi) costituisce molto più di un segnale preoccupante.

Ed anche le aggregazioni di partiti, che ci ostiniamo a chiamare impropriamente coalizioni e che sarebbe meglio definire (utilizzando un concetto della matematica e non della politica) mere “sommatorie”, che risultano: autoreferenziali, prive di visione politica condivisa (e da far condividere), incapaci di assumere impegni da onorare con coerenza, poichè dilaniate da profonde contraddizioni interne.

Insomma, costruzioni informi, funzionali alla sola gestione del potere, che appaiono inadatte ad affrontare le sfide, interne ed esterne, che la complessa e grave situazione internazionale presenta.

Così torna oggi impellente il tema della partecipazione e del confronto collaborativo e con esso il valore dell’ascolto. Non è infatti possibile alcun confronto senza ascolto e senza che questo sia indirizzato alla comprensione delle altrui ragioni, al fine ricercare punti d’incontro, limando spigoli e creando ponti.

E’ ora che la partecipazione torni a governare la politica ed a guidare, a tutti i livelli, il Paese. Serve che le organizzazioni politiche tornino a coivolgere i cittadini, abbandonando la logica (appartenente a tutti gli schieramenti) del “campo largo”, sostituendola con quella del “campo fertile”. Non bisogna essere esperti in agricoltura, per sapere che un campo dona certamente frutti se fertile.

Riprendendo le parole di Papa Francesco “dobbiamo avviare nuovi processi di speranza, sognare e costruire la speranza attraverso il nostro impegno, che è un impegno responsabile e solidale” e per questo serve tanta generosità.

Prof. Claudio Vassallo