Salute

Da un foglietto in una sedia all’arresto, la storia della fine di Messina Denaro

Redazione

Da un foglietto in una sedia all’arresto, la storia della fine di Messina Denaro

Gio, 19/10/2023 - 17:29

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Da un foglietto stropicciato rinvenuto quasi per caso nella gamba di una sedia, poi rivelatosi il diario clinico di un ‘Mister X’, alla cattura del super boss Matteo Massina Denaro dopo 30 anni di latitanza. Il tutto grazie all’incrocio di informazioni nelle banche dati del Sistema sanitario nazionale. A ricostruire la storia dell’arresto dell’ex numero uno di cosa nostra, morto poi lo scorso 25 settembre all’ospedale San Salvatore di Coppito, è il generale Pasquale Angelosanto, comandante del Ros dei Carabinieri, intervenuto stamattina al convegno ‘Sicurezza e Salute’ nell’Aula Magna Agazio Menniti dell’ospedale San Camillo di Roma. Un’operazione maturata dopo anni di indagini e pedinamenti e arrivata a un punto di svolta inaspettato durante un intervento di installazione di microspie a casa di Rosalia, la sorella del boss. È il 6 dicembre 2022, ha raccontato Angelosanto, “quando chiediamo il permesso di accesso per installare delle microspie in casa di Rosalia Messina Denaro”. Non ovviamente per caso, ma “nell’ambito di un lavoro di 10-15 anni per catturare, destrutturare e impoverire l’organizzazione, arrivando ad arrestare oltre 180 associati mafiosi nella sola provincia di Trapani e sequestrare beni per centinaia di milioni di euro. Questo ci ha portato conoscere l’organizzazione, gli appartenenti e persino le pieghe del carattere delle persone e le loro abitudini, come Rosalia che è stata pedinata costantemente per 12 anni”. Le microspie “servivano perché Rosalia sfuggiva a intercettazioni telefoniche e ambientali e al controllo video. Così, entrati nel suo appartamento, tra gli appigli per installare gli impianti i Carabinieri individuano una sedia metallica con le gambe cave, tolgono il tappo e provano a inserire un sondino ma notano un altro tappo di carta che nascondeva un tubetto. All’interno c’era un foglio di carta stropicciato con sopra delle annotazioni e dei ‘geroglifici’, a quel punto i tecnici fotografano il tutto e lo rimettono a posto, senza ovviamente microfonare la sedia”. Dopo qualche giorno, ha proseguito il generale, “abbiamo decriptato il biglietto e scoperto che era un diario clinico di un ‘Mister X’ con date e condizioni di salute, stabilendo che la persona, che non sapevamo chi fosse, era stata ricoverata il 9 novembre 2020 e operata al colon il 13 novembre. Sapevamo grazie al biglietto che aveva perso diversi chili, poi a febbraio-marzo c’erano stati tre cicli di chemioterapia, a maggio 2021 forse un’operazione al fegato, il 29 maggio un altro intervento e un ciclo di chemio e così arriviamo fino a novembre 2022 con l’asportazione di una massa tumorale”. A quel punto c’era già, dalle indicazioni ottenute, “l’ipotesi che quel Mister X potesse essere proprio Matteo Messina Denaro”.

 A quel punto, ha spiegato il comandante del Ros, “consultiamo la banca dati storica dell’Airtum e poi ci rivolgiamo al ministero della Salute a Roma, perché non potevamo mettere piede negli ospedali delle province di Trapani o Palermo visto che pensando alla storia di Michele Aiello è facile immaginare il contesto. Al ministero ci facciamo spiegare lo Sdo, il Sistema delle dimissioni ospedaliere, che è veramente efficiente e registra tutto. Così, in assoluta riservatezza e senza coinvolgere il personale sanitario, abbiamo fatto una richiesta in autonomia chiedendo i dati di tutti i ricoveri e le operazioni a livello nazionale, facendo riferimento al periodo e ai dati del diario. Sono venuti fuori 89 codici paziente a livello nazionale, di cui 22 dalle strutture della Sicilia. Incrociando così le informazioni con le altre banche dati tiriamo fuori un solo paziente che aveva tutte le coincidenze esatte con il diario clinico”. Il nome del paziente, “chiesto a un altro archivio tramite autorizzazione perché la banca dati è anonima per rispetto della privacy”, è quello poi divenuto ‘celebre’ di Andrea Bonafede. Non un nome qualunque, ha specificato Angelosanto, “ma quello del nipote di Leonardo Bonafede, capo della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, uomo tra i più fidati Francesco Messina Denaro, padre di Matteo, con cui aveva un debito riconoscenza perché l’aveva protetto quando Salvatore Riina voleva ucciderlo”. Quando però Andrea Bonafede risultava ‘sotto i ferri’, “noi avevamo le sue foto in auto o in giro col cane. A quel punto avevamo capito perfettamente che si trattava di Matteo Messina Denaro”. Da qui l’epilogo: “Quando il 16 gennaio 2023 ‘Bonafede’ doveva recarsi alla clinica privata Maddalena di Palermo per una chemioterapia, secondo le informazioni che avevamo appreso duplicandone il sistema informatico, ci siamo presentati lì cinturando la zona, individuando Messina Denaro e arrestandolo mentre era in auto in attesa dell’esito di un tampone anti-Covid”. (

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