Salute

Caltanissetta e la “desertificazione sanitaria”. Lettera -denuncia di “Noi per la Salute – Tina Anselmi”

Redazione 2

Caltanissetta e la “desertificazione sanitaria”. Lettera -denuncia di “Noi per la Salute – Tina Anselmi”

Mar, 24/01/2023 - 11:23

Condividi su:

Nei giorni scorsi Cittadinanzattiva, nel corso dell’evento “ Bisogni di salute nelle aree interne, tra desertifcazione sanitaria e PNRR “ svoltosi a Roma presso la Sala di Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, ha presentato un interessante report in cui vengono analizzati dati ufficiali forniti dal Ministero della Salute relativi al 2020.

Il report di Cittadinanzattiva ha individuato alcuni indicatori per valutare il livello di offerta sanitaria in tutto il territorio nazionale.

In questo contesto hanno particolarmente attratto l’attenzione i rappresentanti dell’associazione “Noi per la salute – Tina Anselmi” due dati che si riferiscono alla provincia di Caltanissetta. Nella nostra provincia vi è un ginecologo ospedaliero ogni 40.564 donne e un cardiologo ospedaliero ogni 36.000 abitanti.

Per rendersi conto delle diverse opportunità basta evidenziare che a Catania vi è un ginecologo ospedaliero ogni 2700 donne e che a Messina vi è un cardiologo ospedaliero ogni 4300 cittadini.

Il progetto AHEAD è un programma dell’Unione Europea dedicato alla salute in vigore nel periodo 2021-2027 che ha l’obiettivo di approcciare il fenomeno dei cosiddetti “deserti sanitari “ a livello europeo, fenomeno che possiamo affermare si caratterizza per l’assenza o rarefazione , in rapporto alla popolazione residente , dei professionisti sanitari in specifiche zone del Paese.

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Regolamento per la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale (DM 77) e la sottoscrizione dei Contratti Istituzionali di Sviluppo (CIS) tra il Ministero della Salute e ciascuna Regione e Provincia Autonoma , sono stati raggiunti due importanti traguardi previsti dalla Missione 6 salute del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per rendere sempre più efficace il nostro Sistema Sanitario nazionale, con l’obiettivo di garantire equità di accesso alle cure , nonché rafforzare la prevenzione e i servizi del territorio.

Tenuto conto di quanto riportato dai documenti ufficiali si evince il PNRR provvede a finanziare gli investimenti e solo in piccola parte le spese gestionali relative al personale.

Per l’associazione “Noi per la Salute – Tina Anselmi” e il suo consiglio direttivo – composto dal Presidente Giuseppe Pastorello, il Vice Presidente Michele Rizzo, la Segretaria Ilaria Insisa, il Tesoriere Ermanno Pasqualino e il Consigliere Gian Bruno Lo Porto -, il dato che emerge dal report di Cittadinanzattiva è che le 39 provincie che presentano il rapporto più alto persone/personale sanitario non corrispondono con le provincie destinatarie del maggior numero di Case della Comunità e di Ospedali di Comunità.

Problematica particolarmente importante da segnalare è la desertificazione sanitaria nelle cosiddette aree interne del Paese.

Per Aree Interne si intendono quelle zone del Paese particolarmente penalizzate nei molteplici servizi sanitari ,nella mobilità , nonché dall’impoverimento demografico.

Le Aree Interne rappresentano il 53% dei Comuni italiani (4.261), ospitano il 23% della popolazione italiana , pari a 13,54 milioni di abitanti e occupano una porzione del territorio che supera il 60% della superficie nazionale. Dalla visione dei documenti ufficiali ( Fonte :Elaborazione Agenzia di Valutazione Civica di Cittadinanzattiva su dati CIS-Contratti Istituzionali di Sviluppo 2022 e ISTAT- Geografia delle aree interne nel 2020 ) emergono questi dati : – su 1431 Case della Comunità ,508 – pari al 35,5% – sono previste nelle Aree Interne, ma solo una piccola parte – 233, pari al 16,3% – andranno a beneficio delle aree periferiche ed ultra periferiche , dove vivono oltre 5 milioni di abitanti; – Analogamente , su 434 Ospedali di Comunità , 163 – pari al 37,6% – sono previsti nelle Aree Interne , ma solo una piccola parte – 74 – , pari al 17,1% – andranno a beneficio delle aree interne periferiche ed ultra periferiche. – In totale , per 654.883 italiani che vivono in aree interne periferiche ed ultra periferiche di 7 Regioni , non è previsto alcun Ospedale di Comunità.

“Questa metodologia di programmazione – spiegano – , a nostro avviso, penalizza ancora una volta l’assistenza sanitaria nelle zone interne e nelle zone ultra periferiche destinando più risorse ai centri metropolitani . Non condividiamo un metodo che utilizza il razionale della densità demografica piuttosto che il fabbisogno di aree interne e periferiche già penalizzate fortemente nei loro diritti di assistenza sanitaria come previsto dalla legge istitutiva del sistema sanitario e dal DM 77.

A conferma di quanto sopra scritto si evidenzia come a Palermo siano previsti 37 Case della Comunità e 10 Ospedali di Comunità, a Catania 29 Cdc e 10 OdC, a Messina 21 CdC e 6 OdC e ad Agrigento 21 CdC e 3 OdC.

A Caltanissetta sono state assegnate 9 Case della Comunità e 2 Ospedali di Comunità. Una ultima considerazione riteniamo doverla esplicitare in riferimento alla carenza di personale medico che è sicuramente un fattore che agevola la desertificazione sanitaria.

Riteniamo che ,sia pur tardivamente, sia giunto il momento che si investa sulle risorse umane modificando i criteri di accesso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia ampliando in modo molto significativo il numero di possibili iscrizioni e al contempo si incrementi in modo statisticamente significativo i posti nelle scuole di specializzazioni”.

Pubblicità Elettorale