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Mussomelese 65enne emigrato in Francia percorre l’isola in bici e ritorna nel luogo natio

Redazione

Mussomelese 65enne emigrato in Francia percorre l’isola in bici e ritorna nel luogo natio

Gio, 16/06/2022 - 12:43

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MuUSSOMELI – Ha percorso 1585 chilometri in bici in poco meno di un mese, mantenendo fede a una promessa fatta a se stesso. Il 65enne Carmelo Aina aveva lasciato il paesello natio in braccio a mamma Gina quando aveva otto mesi appena, nel lontano 1956, per raggiungere in Francia il padre, Pietro, lì emigrato per lavoro. Era il lontano 1957 e di quei momenti chiaramente nulla ricorda Carmelo, primogenito di sei figli, gli altri tutti nati in Francia, che da Avignone è sbarcato a Palermo il 12 maggio in sella alla sua due ruote, per concretizzare quel vecchio sogno, percorrere a tappe tutta l’isola in bici e concludere il tour dove aveva dato i primi vagiti, Mussomeli, la cittadina manfredonica dove è arrivato l’altro giorno.  Un mese in giro per la Sicilia a pedalare tra pianure e montagne, sino alle vette del Mongibello ma senza trascurare le città d’arte, facendo incontri di ogni tipo, dormendo dove capitava, anche in un accampamento di zingari a Castellammare del Golfo, a volte finendo per restare fuori casa, dimenticando chiavi e telefonino, come gli successe a Enna, quando fu salvato da una ragazza che non ebbe difficoltà alcuna a prestargli il suo telefonino, o fermandosi a mangiare con anziani appena conosciuti, come fece a Petralia Sottana, parlando di come sulle Madonie vivano ormai in pochi, o sorprendendosi della generosità di chi si rifiutava di pagarsi un’arancia che lui consumava per colazione.   Quindi l’arrivo a Mussomeli, città nativa dei suoi genitori, Cina Cirlincione e Pietro Aina, dove ha ritrovato i parenti che non vedeva da quasi dieci anni e ha fatto in tempo a prendere parte alla festa di compleanno di una cugina.

Fisico asciutto e invidiabile da ciclista che pedala da decenni, il 65enne Carmelo Aina residente ad Avignone dove ha messo sua famiglia, sognava da tempo di percorrere la Sicilia in sella alla propria bici, ma per farlo ha aspettato di andare in pensione dall’industria delle acciaierie dove ha lavorato una vita. “Ero già pronto a partire nel 2020, l’anno in cui sono andato in pensione, ma con lo scoppio della pandemia ho dovuto aspettare tempi migliori. Volevo attraversare la Sicilia in primavera e visto che adesso la pandemia ha allentato la sua morsa, sono partito con la mia Gravel, una bici su cui ho montato ruote più grosse, e un bagaglio di otto chili di peso in totale, distribuito in due sacche di quattro chili ciascuno, con il ricambio per il viaggio, lo stretto necessario. Mi sono imbarcato da Genova in nave e sono sbarcato a Palermo il 12 maggio. Appena arrivato sono però scappato. Troppo caos, troppe auto, troppo smog. Ho pedalato sino a Sferracavallo. Strada facendo incontro un tipo in vespa e gli chiedo se poteva indicarmi un posto dove dormire. Mittiti appresso a mia, m’ha detto. Abbiamo fatto una quindicina di chilometri e m’ha portato in un B&B, da una signora, dove ho dormito per 17 euro. Mi sono saziato di pesce e poi, il giorno appresso, sono ripartito. A Castellammare del Golfo ho dormito in un camping di zingari. Abbiamo due roulotte, questa a dieci euro, mi hanno detto, e mi hanno dato anche coperte e cuscini. Perfino il caffè il giorno appresso. Da lì sono andato a San Vito Lo Capo, quindi Erice, Trapani, Marsala, Mazara del Vallo, Sciacca, Licata.” Carmelo si era documentato prima di partire e qualche tratto di strada pericoloso perché molto trafficato dalle auto, ha preferito farlo in autobus. Come la Licata-Gela. Da Gela ha pedalato sino a Niscemi e da lì a Caltagirone, dove si è fermato qualche giorno da parenti del papà, godendosi la bellezza della città delle ceramiche. Poi a Nicosia si è liberato di parte del suo bagaglio (maglioni, giubbotti), e ha alleggerito il peso, pedalando più veloce. Poi Modica dove ha comperato della cioccolata e Borgo PortoPalo di Capo Passero, quindi Marzameni, Siracusa dove ha passeggiato nell’isola di Ortigia. “Ho evitato di fermarmi nelle città che già conoscevo come Noto, e ho proseguito per godermi la Sicilia in primavera. A Catania c’era troppa confusione, come a Palermo, quindi sono andato ad Adrano e l’indomani la signora dove dormivo mi ha indicato la strada migliore per il rifugio La Sapienza, e senza bagaglio ho pedalato leggero. Il giorno dopo sono andato a Randazzo e da lì sui Nebrodi da dove sono sceso sino a Messina e sono arrivato a Capo Peloro.”

“Ho percorso strade bellissime sull’Etna e sui Nebrodi, fresco, alberi, solitudine, ma col passare dei giorni la stanchezza ha cominciato a farsi sentire. Da Linguaglossa sono andato a Cesarò e poi sulle Madonie, a Geraci Siculo, Santo Stefano di Camastra, Mistretta, Nicosia, Castelbuono, Isnello, Piano Battaglia. Per colazione prendevo una banana o un’arancia, ma non mi facevano mai pagare. Il cuore dei siciliani è grande così. A Piano Battaglia la strada era tutta per me, ho incontrato soltanto dei cantonieri che pulivano.”

Insomma, un viaggio dell’anima per ritrovare in sella alla sua amata due ruote il profumo dell’isola dove da bambino prima e da adolescente poi, tornava ogni anno per ritrovare nonni, zii, cugini. Poi, col tempo, i ritorni si sono fatti sempre più lontani. “Cosa conservo di questo viaggio? La bellezza di una terra costellata di posti incredibili e gente meravigliosa dal cuore grande così. Una terra che dovrebbe vivere di turismo, con posti che solo arrivandoci si riesce a capirne la bellezza. Di contro ho trovato le città più grandi come Palermo e Catania troppo caotiche, piene di auto. Bisognerebbe privilegiare altri modi di muoversi e infatti da lì sono proprio scappato.” Quindi l’arrivo a Mussomeli dove si sta godendo il fresco della cittadina manfredonica e l’abbraccio del parenti. “Quando andò via con la sua mamma aveva otto-nove mesi, lo vedemmo salire sulla corriere che lo portava via, piangemmo e gridammo. La nonna si stappava i capelli” ricorda una cugina tornando a quei giorni lontani, quando ogni partenza diventava un addio. Mercoledì il rientro ad Avignone, con la promessa di tornare presto nella sua Sicilia. (FONTE LA SICILIA: Roberto Mistretta)