Salute

Ucraina: il direttore della Caritas di Caltanissetta Giuseppe Paruzzo in missione per supportare i profughi di guerra

Marcella Sardo

Ucraina: il direttore della Caritas di Caltanissetta Giuseppe Paruzzo in missione per supportare i profughi di guerra

Mar, 15/03/2022 - 12:09

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Le immagini della guerra, da ormai quasi 20 giorni, stanno invadendo le nostre case mostrandoci l’orrore di una Nazione che ne attacca un’altra con bombe e carri armati. E ci raccontano di un popolo che risponde, con bottiglie Molotov, trincee e un impulso interiore che li esorta a non mollare. Per il bene della pace non soltanto di una città ma, forse, con la consapevolezza che su di loro ci sono gli occhi di tutto l’occidente.

E oltre alla distruzione, al fuoco e alle macerie dei palazzi e delle strade c’è un’altra forma di dolore e di distruzione. Quella interiore dei profughi, quasi esclusivamente donne e bambini, persone che stanno fuggendo via dalle loro case con in mano solo una valigia e, talvolta, anche il proprio animale domestico. Esseri umani che sperano di superare il varco che li porta alla salvezza, quel ponte umanitario che qualche settimana fa una madre con i suoi due figli, 9 e 17 anni, non è riuscita a superare finendo trucidata a terra.

“Ci sono due milioni di persone che stanno cercando di arrivare in Polonia dalla stazione di Leopoli”.

La Caritas si è posta in prima linea a sostegno di tutte queste persone che riescono a fuggire. Al confine con l’Ucraina è andato anche il direttore della Caritas di Caltanissetta, Giuseppe Paruzzo che ogni giorno, della pagina Facebook della sezione nissena, mostra le immagini di chi ha perso tutto al di fuori del bene più prezioso: la vita.

“La delegazione di Caritas Italiana si trova anche a Przemysl, in Polonia. Lì vengono accolti tantissimi ucraini che arrivano a tutte le ore. Sono quasi tutte donne con bambini. Ci sono decine di km di coda alle frontiere. La notte fa tanto freddo. Gli operatori della Caritas fanno il possibile. Un po’ di the caldo, da mangiare, un letto. I ragazzi sono tanto stanchi”.

Ma non mollano. Basta guardare oltre la frontiera per rialzarsi e ricominciare ad aiutare le tantissime persone che arrivano.

“Una vita in una valigia. È indescrivibile pensare di mettere tutto in una valigia. Cosa mettere?

Una bambina lo sapeva di certo.. La cosa più importante il suo orsacchiotto, che la notte la difenderà da brutti sogni. Mi piacerebbe poterle dire . Domani quando ti svegli, tutto questo non ci sarà più.. Era solo un brutto sogno!!!”.

Tutto sembra svanito, il mondo è cambiato e con esso anche le sue priorità, comprese quelle sanitarie che fino a tre settimane fa sembravano la principale problematica da dover gestire.

A Chisinau in Moldavia, ad esempio, il centro Covid si è trasformato in centro di accoglienza per mamme e bambini e già sono passate oltre 3000 persone. Arrivano, restano per 24 ore per rifocillarsi e poi riprendono il loro cammino. Dentro è presente anche una medicheria e un piccolo reparto di pediatria. Ma le scorte presenti non sono infinite.

E accanto l’invito alla Preghiera, per un “cessate il fuoco” e un “accordo diplomatico andato a buon fine” si lavora per garantire ai profughi l’essenziale.

Un indumento pulito, del cibo caldo, farmaci essenziali, una coperta e un materasso per riposare, anche se questo è poggiato sul pavimento.

“A Iasi, in Romania – continua il racconto – arrivano migliaia di donne e bambini. Vengono accolti ovunque ci sia una possibilità di un posto al caldo. Tanti vogliono restare qui alle porte dell’Ucraina nella speranza di poter presto tornare a casa! Le religiose ed i religiosi hanno aperto le porte ed il cuore. I letti sono ovunque per accogliere più persone possibili.Ad ognuno viene anche garantito un pasto e si mangia tutti insieme. Tanta accoglienza nei Paesi limitrofi…ognuno sta dando tanto amore”.

La forza di andare avanti, di non fermarsi ma continuare a supportare in tutto queste persone arriva proprio dalla speranza di questi bambini che vengono accolti e ringraziano con un sorriso, uno sguardo o un disegno. “Grazie a voi per la gentilezza e la cura. Se ci sono angeli nel mondo.. Lavorano alla Caritas!” un messaggio raccolto dal direttore Giuseppe Paruzzo da una ragazzina che aveva appena varcato il confine confine tra l’Ucraina e la Romania.

“Questo è un momento difficile per tutti ma è una presenza importante che deve essere garantita – aveva commentato il direttore Paruzzo prima di partire-. Vogliamo dare una presenza costruttiva e capire come potremo contribuire per l’accoglienza come Diocesi”. Quello in Romania, dunque, è solo il primo passo di un aiuto umanitario che non intende arrestarsi finchè sarà ritenuto necessario per chi lo riceve.

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