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Caltanissetta, processo Montante. Difesa: “Le dichiarazioni di Venturi e Cicero sono inattendibili”

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Caltanissetta, processo Montante. Difesa: “Le dichiarazioni di Venturi e Cicero sono inattendibili”

Ven, 04/03/2022 - 16:25

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“Le dichiarazioni rese da Alfonso Cicerone e Marco Venturi, relative ai capi d’imputazione, sono inattendibili”. A dirlo è l’avvocato Giuseppe Panepinto, legale dell’ex Presidente degli industriali siciliani Antonello Montante, nel corso dell’arringa difensiva che prosegue davanti alla Corte d’appello di Caltanissetta. L’ex presidente di Unioncamere Sicilia e della Camera di commercio nissena, accusato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo a sistema informatico, è stato condannato in primo grado a quattordici anni di carcere. 

Alla fine della richiestaria la Procura generale, rappresentata da Giuseppe Lombardo, ha richiesto la riduzione della pena da 14 anni a 11 anni e 4 mesi di carcere. Montante oggi non si è presentato in aula. E’ rimasto ad Asti, dove ha l’obbligo di dimora, per problemi di salute, come dice la difesa. L’imprenditore è accusato di essere stato per anni al centro del cosiddetto “Sistema Montante” una rete spionistica utilizzata per salvaguardare se stesso e colpire gli avversari. In primo grado la gup di Caltanissetta Graziella Luparello emise una pena maggiore della richiesta dei pm.

Alla sbarra anche l’ex comandante della Guardia di Finanza di Caltanissetta Gianfranco Ardizzone, il sostituto commissario di polizia Marco De Angelis, il responsabile della sicurezza di Confindustria ed ex poliziotto Diego Di Simone e il questore Andrea Grassi, Marco Venturi, ex assessore regionale all’Industria della Sicilia e Alfonso Cicero, ex Presidente Irsap, quest’ultimo parte civile nel processo d’appello, sono oggi i più grandi accusatori di Montante.

Ecco cosa disse Venturi, nel corso della deposizione in aula su Montante: “Dopo la notizia del febbraio 2015 sull’indagine di mafia a carico di Antonello Montante , io e Alfonso Cicero compreso compreso che Montante era molto pericoloso in quanto, diversi pentiti, lo avevano accusato di essere organico a Cosa nostra sin dagli anni 90. Anche altri fatti inquietanti successivi evidenziarono la sua pericolosità”. 

” Montante – aveva continuato Venturi – faceva il doppio gioco a discapito di Alfonso Cicero il, rischiando la sua incolumità, denunciava con grande coraggio il malaffare e la mafia nelle aree industriali della Sicilia. L’allora presidente della Regione Raffaele Lombardo, aveva fatto di tutto per fare saltare la riforma delle aree industriali, così come, sottotraccia,. Sono stato io, nella qualità di assessore regionale ‘tecnico’, a convincere molti deputati regionali, di maggioranza e di opposizione, ad esprimersi favorevolmente per la riforma delle Asi. Lombardo, voleva che isolassi l’ex presidente Irsap Alfonso Cicero nel mentre denunciava con coraggio il malaffare nelle aree industriali di Enna e di Caltanissetta rischiando per la sua incolumità”.

E ancora: ” Montante non ha mai firmato un atto di parte civile contro la mafia. Sono stato io a firmarli gli atti di costituzione di parte civile nei processi contro la mafia, quale vice presidente di Confindustria Caltanissetta, tra i quali la costituzione di parte civile nel processo Munda Mundis ed altri”. 

Nel corso dell’arringa difensiva, l’avvocato Giuseppe Panepinto sottolinea che le dichiarazioni rese da Cicero sono “contrastanti”. In particolare rispetto alla produzione documentale che ha presentato nel corso del processo. Cicero è in aula. “Montante è stato il motore immobile di un meccanismo perverso di conquista e gestione occulta del potere che, sotto le insegne di un’antimafia iconografica, ha sostanzialmente occupato, tramite la corruzione sistematica e le raffinate operazioni di dossieraggio, molte istituzioni regionali e nazionali”, aveva scritto la Gup Graziella Luparello, nelle motivazioni della sentenza che il 14 maggio di tre anni fa ha condannato a 14 anni di carcere Montante. 

L’ex capo di Confindustria Sicilia, scriveva il giudice, aveva dato vita “a un fenomeno che può definirsi plasticamente non quale già quale mafia bianca, ma mafia trasparente, apparentemente priva di consistenza tattile e visiva e perciò in grado di infiltrarsi eludendo la resistenza delle misure comuni”. 

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