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Sequestrati beni e società a 3 imprenditori nel nisseno per un valore di 68 mln. Complicità con organizzazioni criminali riconducibili a Cosa Nostra

Redazione

Sequestrati beni e società a 3 imprenditori nel nisseno per un valore di 68 mln. Complicità con organizzazioni criminali riconducibili a Cosa Nostra

Mar, 16/02/2021 - 08:33

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Sequestrati beni e società a 3 imprenditori di Gela per un valore di 68 mln Complicità con organizzazioni criminali riconducibili a Cosa Nostra Roma, 16 feb. (askanews) – Il Tribunale di Caltanissetta, Sezione misure di prevenzione, su proposta avanzata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta ha emesso tre decreti di sequestro di beni – valutati in 68 milioni di euro – ai sensi della normativa antimafia, nei confronti di Luca Salvatore (70enne), Luca Rocco (45enne) e Luca Francesco Antonio (65enne), imprenditori gelesi noti nel settore immobiliare e soprattutto in quello della commercializzazione di autovetture, anche di lusso. Le attività investigative che hanno portato all’adozione dei provvedimenti di sequestro sono state svolte da personale della D.I.A. e della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Caltanissetta. Gli imprenditori colpiti dall’odierna misura di prevenzione patrimoniale, attualmente indagati per concorso esterno in associazione mafiosa, sono stati ritenuti soggetti di elevata e qualificata pericolosità sociale in ragione della loro contiguità e complicità con organizzazioni criminali riconducibili a Cosa Nostra. In particolare le attività investigative hanno fatto emergere una sorta di opportunismo affaristico con esponenti della famiglia mafiosa dei “Rinzivillo”.

Le indagini di natura economico patrimoniale hanno fatto emergere il reinvestimento da parte degli indagati di ingenti capitali di illecita provenienza in numerose società, formalmente intestate ai familiari dei predetti, attive nel settore dell’edilizia e della rivendita di autovetture. Il provvedimento ablativo, valutato in 68 milioni di euro circa, trae origine dalle risultanze criminologiche compendiate nell’ambito di complesse e articolate attività investigative che sono state nel tempo coordinate dalla DDA della Procura della Repubblica di Caltanissetta e delegate sia alla D.I.A. che alla Guardia di Finanza nissena. Già nel giugno del 2006, la DIA aveva effettuato un sequestro preventivo della concessionaria Lucauto S.r.l., nell’ambito dell’operazione “Terra Nuova 2”, ed aveva in quel contesto deferito all’A. G., per il reato di riciclaggio allora contestato con l’aggravante dell’art. 7 della L. 203/91, Luca Salvatore e suoi familiari. Detto procedimento fu successivamente archiviato a seguito di una “pseudo collaborazione” di Salvatore che, nel frattempo, aveva riferito, ad altri uffici investigativi, di episodi estorsivi asseritamente subiti nel tempo tentando in tal modo di accreditarsi quale vittima della criminalità organizzata. Nel luglio del 2019 il G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Caltanissetta dava esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. di Caltanissetta nell’ambito dell’operazione “Camaleonte”, nei confronti di Luca Francesco Antonio, del fratello Luca Salvatore, nonché del figlio di quest’ultimo, Luca Rocco, tutti indagati per il delitto di cui agli artt. 110,416 bis c.p. e altro in quanto “… pur non essendo stabilmente inseriti nel sodalizio mafioso denominato “Cosa Nostra” operante in Catania, Gela, Vittoria e territori limitrofi, concorrevano nell’associazione mafiosa suddetta contribuendo sistematicamente e consapevolmente alle attività ed al raggiungimento degli scopi di tale organizzazione mafiosa, e segnatamente della famiglia mafiosa di Gela (Rinzivillo ed Emmanuello)…”. La provenienza mafiosa del capitale investito nella rivendita di automobili si affiancava a un vero e proprio “mercato del credito irregolare”, mediante il quale la famiglia Luca è riuscita ad accaparrarsi una vasta platea di clienti; il sistema, artatamente costituito, prevedeva una dilazione, mediante assegni post-datati, per il pagamento delle autovetture che, in caso di insolvenza, venivano recuperate e registrate fittiziamente come noleggi; l’elevata capacità di intimidazione ha consentito di ridurre al minimo il rischio di insolvenza, presentandosi agli occhi dei malcapitati con le “diverse facce”, ora di commerciante disponibile, ora di operatore di recupero crediti inflessibile. Questo surrogato del circuito finanziario legale produce effetti negativi che ricadono nel tessuto dell’economia sana, incidendo sia sulla libertà d’impresa che sulle relazioni di concorrenza e ha consentito al gruppo Luca di affermarsi come una delle concessionarie di autoveicoli di alta gamma di riferimento del sud Italia. 

Nel luglio del 2019, pertanto, il G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Caltanissetta ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP di Caltanissetta nell’ambito dell’operazione “Camaleonte”, nei confronti di Luca Francesco Antonio, del fratello Luca Salvatore, nonché del figlio di quest’ultimo, Luca Rocco, tutti indagati per il delitto di cui agli artt. 110, 416 bis c.p. e altro in quanto “… pur non essendo stabilmente inseriti nel sodalizio mafioso denominato “Cosa Nostra” operante in Catania, Gela, Vittoria e territori limitrofi, concorrevano nell’associazione mafiosa suddetta contribuendo sistematicamente e consapevolmente alle attività ed al raggiungimento degli scopi di tale organizzazione mafiosa, e segnatamente della famiglia mafiosa di Gela (Rinzivillo ed Emmanuello)…”. La provenienza mafiosa del capitale investito nella rivendita di automobili si affiancava a un vero e proprio “mercato del credito irregolare”, mediante il quale la famiglia Luca è riuscita ad accaparrarsi una vasta platea di clienti; il sistema prevedeva una dilazione, mediante assegni post-datati, per il pagamento delle autovetture che, in caso di insolvenza, venivano recuperate e registrate fittiziamente come noleggi; l’elevata capacità di intimidazione ha consentito di ridurre al minimo il rischio di insolvenza.

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