Salute

Dpcm, Conte pronto a firma ma Regioni frenano: misure siano omogenee

Redazione

Dpcm, Conte pronto a firma ma Regioni frenano: misure siano omogenee

Mar, 03/11/2020 - 21:21

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Il nuovo Dpcm è pronto, o quasi. Perché il testo è pronto ma le Regioni frenano con una lettera al governo in cui chiedono misure omogenee su tutto il territorio nazionale “altrimenti passa il concetto che si rincorre il virus”. Le misure di proposte dal governo per bloccare l’impennata dei contagi da Coronavirus prevedebvano norme valide su tutto il territorio nazionale, come il ‘coprifuoco’ dalle 22 alle 5 (chiesto a gran voce da Iv), la capienza entro il 50% del trasporto pubblico locale e di quello ferroviario regionale, la chiusura di musei e mostre, lo stop alle crociere delle navi passeggeri battenti bandiera italiana e la sospensione di concorsi pubblici e privati che richiedano la presenza fisica dei candidati. Ma anche un livello successivo, con una ‘lente d’ingrandimento’ puntata direttamente sui territori, per intervenire laddove la situazione rischia di compromettere l’agibilità delle strutture sanitarie. Per questo ci saranno delle valutazioni settimanali, affidate al ministro della Salute, che sulla base dello studio Iss della scorsa estate, potrà decidere la catalogazione del rischio, in base agli scenari di elevata o massima gravità, determinando le zone ‘Verdi’, ‘Arancioni’ (Puglia e Liguria, con le incognite Veneto e Campania) e ‘Rosse’ (Lombardia, Piemonte, Calabria, Alto Adige e valle d’Aosta). Chi raggiungerà o supererà l’indice di contagio, l’ormai famigerato (e temuto) Rt a 1,5, finirà in lockdown. Una versione ‘light’ rispetto a quella del marzo scorso, ma pur sempre molto rigida, con la chiusura di tutte le attività al dettaglio, ad eccezione degli alimentari, tabaccai, edicole, farmacie e parafarmacie. Non solo, si dovranno fermare anche bar, ristoranti e locali, ai quali sarà consentita la vendita con consegne a domicilio e l’asporto fino alle 22. Nella zone rosse, inoltre, non sarà permessa la circolazione da e per il territorio regionale, ma almeno le scuole resteranno aperte fino al primo ciclo di istruzione.

Per le superiori, invece, la didattica a distanza salirà al 100%. Stop anche ai servizi per la persona, dunque serrande chiuse per barbieri, parrucchieri ed estetisti. Così come musei, sale bingo e sale scommesse. La partita non è chiusa, dopo tre interminabili giorni di vertici, incontri (e scontri). I presidenti di Regione, infatti, continuano a chiedere misure omogenee: “Abbiamo chiesto di partecipare a tutto il processo di assegnazione della fascia di rischio con un contraddittorio tra i nostri tecnici e il Cts”, spiega il presidente ligure, Giovanni Toti. E viene chiesto con forza che contestualmente al Dpcm arrivi un nuovo decreto ristori per indennizzare le attività chiuse, nonché predisposti nuovi congedi parentali per far fronte ai bisogni delle famiglie.Ma il tempo scorre veloce e la seconda ondata di contagi sta sfuggendo dal controllo. Conte preme per firmare, consapevole che il Dpcm lascerà comunque l’amaro in bocca a quasi tutti i player in campo, ma almeno rispecchia il metro utilizzato dai governi dei partner europei, come Francia e Germania, ad esempio. L’Italia, inoltre, deve considerare anche altri aspetti fondamentali di questa situazione, in particolare quelli economici. A gran voce Teresa Bellanova, capodelegazione di Italia viva nel governo, ha chiesto nelle riunioni con alleati e premier, che ad ogni chiusura corrisponda un adeguato ristoro delle attività commerciali colpite. Un monito che sembra essere stato accolto, tanto che in queste circolano voci di un nuovo Consiglio dei ministri entro la fine di questa settimana, con un ‘aggiornamento’ del decreto Ristori, mirato sulle misure del nuovo Dpcm. Perché oltre la salute, va protetta anche l’economia.

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