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Mafia, operazione “Cutrara” nel feudo di Messina Denaro a Trapani: 13 arresti e 11 indagati

Redazione

Mafia, operazione “Cutrara” nel feudo di Messina Denaro a Trapani: 13 arresti e 11 indagati

Mar, 16/06/2020 - 09:07

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I carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Trapani hanno arrestato, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Palermo su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione distrettuale antimafia – ordinanza 14 esponenti alla famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo (di cui uno morto nel 2018) per associazione di tipo mafioso, estorsione, furto, favoreggiamento, violazione della sorveglianza speciale e altro, tutti reati aggravati dal metodo mafioso.

Altre 11 persone sono state denunciate a piede libero. Eseguite inoltre decine di perquisizioni. L’operazione ha visto impegnati impegnati 200 militari dell’Arma con il supporto di unità navali, aere e reparti specializzati come lo Squadrone eliportato Cacciatori di Sicilia, nonché unità cinofile per la ricerca di armi. In corso anche decine di perquisizioni.

Le indagini, coordinate dal procuratore capo Francesco Lo Voi, dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai Sostituti Procuratori Gianluca De Leo e Francesca Dessì, hanno permesso di smantellare la famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, che nonostante i dissidi interni, secondo gli inquirenti, vede saldamente al vertice il pregiudicato Francesco Domingo, soprannominato Tempesta, già condannato a 19 anni di carcere per associazione di tipo mafioso ed altro e ritornato in libertà nel marzo del 2015, considerato molto vicino a Matteo Messina Denaro.

La famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, secondo gli inquirenti, aggregata a quella di Alcamo dopo la prima guerra di mafia che vide la supremazia dei corleonesi, era stata ricostituita nel 1993 e la reggenza fu affidata a Gioacchino Calabrò. “Successivamente, come accertato giudizialmente, proprio Domingo – scrivono i carabinieri – aveva ereditato la reggenza dal 1997 fino al 2004, continuando ad esercitare, per alcuni anni, il suo potere anche dall’interno del carcere.

La stessa sentenza con la quale venne all’epoca condannato aveva altresì accertato che Domingo aveva svolto il ruolo di tramite fra Cosa nostra e un’organizzazione criminale operante in Sardegna e ciò in quanto Giovanni Brusca e Matteo Messina Denaro avevano programmato alcuni atti ritorsivi contro le guardie carcerarie che proprio in Sardegna, a loro avviso, si sarebbero resi responsabili di gravi maltrattamenti contro i detenuti al regime di cui all’art. 41 bis”.

“Addirittura a Domingo era stata rimessa l’organizzazione di un incontro (poi effettivamente avvenuto, così come giudiziariamente ricostruito nella citata sentenza) fra Gaspare Spatuzza e Matteo Messina Denaro, all’epoca entrambi latitanti, incontro in cui erano state assunte le decisioni sulla custodia delle armi a disposizione delle famiglie mafiose del trapanese”, continuano i militari dell’Arma

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