Salute

Rassegna stampa. Nisseno dimesso dal reparto Covid del “S.Elia”: assistenza sanitaria superlativa

Giuseppe Scibetta - La Sicilia

Rassegna stampa. Nisseno dimesso dal reparto Covid del “S.Elia”: assistenza sanitaria superlativa

Sab, 18/04/2020 - 12:38

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CALTANISSETTA – “Quando ho capito che ero arrivato al reparto Covid dell’ospedale di Caltanissetta ero pieno di paura e con l’an goscia dell’ignoto, con la certezza di essere arrivato al capolinea: penso che a salvarmi ancora una volta è stato il supporto delle Fede in Gesù Cristo, che è sempre vicino ai sofferenti, ed una assistenza sanitaria che ha funzionato “in rete” e che viene assicurata in maniera superlativa, meglio che altrove…»: è il primo pensiero di Franco Matta, 70 anni, sposato con la professoressa Gina Di Gangi (in foto), uno dei primi pazienti nisseni usciti dal tunnel del virus, accompagnato dagli applausi dei componenti dell’equipe sanitaria nissena ed il compiacimento degli altri malati in cura nella palazzina “B”del “Sant’Elia”.

Assieme a lui c’era pure un altro paziente nisseno di 68 anni che è uscito indenne da quel che viene considerato un vero e proprio “girone infernale”.

«In 27 giorni di ricovero è stato come vivere un periodo di quaresima e poi la mia Pasqua di Resurrezione – racconta Franco Matta, mentre ricorda i figli Manuela (che fa il magistrato), Francesca (neurologo), Marco (consigliere comunale nel capoluogo), i suoi sei nipotini e l’altro figlio, Matteo, morto 14 anni fa -. I primi giorni di ricovero sono stati i più difficili, soltanto l’attenzione del personale medico ed infermieristico e le videochiamate con i miei cari mi hanno sostenuto. Dopo la prima settimana di totale isolamento sono stato trasferito in una stanza insieme ad Angelo, che era nelle mie stesse condizioni e con il quale ho condivis ospazi, pensieried esperienze pregresse, scoprendo anche che avevamo due amici in comune: il parroco della Cattedrale don Gaetano Canalella e padre Sergio, della parrocchia “Sant’Agata”, che ci hanno sostenuto sempre con telefonate, preghiere e messaggi, incoraggiandoci ogni giorno.

Gli amici di una vita, i familiari, i parenti persino da Paesi esteri si sono fatti sentire, infondendomi la forza necessaria ad andare avanti: non mi sono mai sentito solo». «Ma penso che oltre alle medicine ed alla cura sono stati fondamentali per la mia guarigione – spiega Franco Matta, che da anni è anche ministro straordinario dell’Eucarestia in Cattedrale – il sorriso degli infermieri e dei medici del repartodi Malattie infettive che “bucava” le maschere e giungeva caldo al cuore, il loro sguardo professionale, serio ma sempre sereno, che mi trasmettevala sicurezza che ce l’avrei fatta, e così è stato. A tutti va il mio ringraziamento. Oggi a casa devo grande gratitudine a mia moglie che mi è rimasta sempre virtualmente accanto in ogni istante, notte e giorno, che ha provveduto da sola ad ogni mia necessità materiale dentro l’ospedale attraverso interposte persone di buona volontà, agli amici carissimi ed ai volontari della Croce Rossa».

«Difficile in un momento così particolare della nostra vita poter ringraziare tutti – aggiunge la moglie Gina Di Gangi, che è ancora in attesa dell’esito del tampone che le è stato fatto il 24 marzo scorso –ma mi preme molto ricordare il funzionario dell’Asp Massimo Capostagno che, nel primo momento di impatto con l’“l’incubo coronavirus” con la sua gentilezza mi è stato di grande aiuto, le operatrici del servizio di “Vigilanza attiva”che mi hanno sempre sostenuta psicologicamente anche quando ero impegnata ad assistere mia madre di 89 anni, i volontaridella cooperativa “Etnos” che ogni giorno ci hanno accudite portandomi pure la colomba pasquale e quelli della Caritas diocesana, e gli operatori sanitari che rischiano tanto».

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