Il capo della polizia al Festival delle Città a Roma: «Uno su tre fra arrestati e denunciati non è italiano. E visto che gli immigrati sono il 12%, tra legali e non, questo dà la misura del problema»
Un fiume in piena il capo della polizia Franco Gabrielli al Festival delle Città, in corso a Roma. «I dati sulla criminalità sono incontrovertibili, da 10 anni c’è un trend in calo complessivo dei reati. Ma c’è anche, negli ultimi anni, un aumento degli stranieri coinvolti tra arrestati e denunciati, questo è inequivoco». Poi il prefetto snocciola i dati: «Nel 2016, su 893mila persone denunciate e arrestate, avevamo il 29,2% degli stranieri coinvolti; nel 2017 la percentuale è salita al 29,8%, nel 2018 al 32% e in questo 2019 che sta quasi finendo il trend è lo stesso, siamo quasi al 32%. Tenendo conto che gli stranieri nel nostro Paese, sono il 12%, tra legali e non, questo dà la misura del problema», conclude.
«Poliziotti e carabinieri non sono punching ball»
La polemica sui tafferugli a Roma Metropolitane: ««Comportamento ineccepibile» Sul fronte delle polemiche seguite ai tafferugli di martedì scorso davanti alla sede di Roma Metropolitane, Gabrielli sottolinea poi come «chi manifesta deve sempre porsi nella condizione di manifestare pacificamente il proprio pensiero. E di non considerare i poliziotti e i carabinieri dei punching ball. Questo è un Paese nel quale si è ritenuto che sputare a un poliziotto sia un comportamento di tenue gravità – aggiunge -. Credo che non sia così. Chi veste una divisa e chi rappresenta un’istituzione, credo che dovrebbe essere portatore di un rispetto non solo per la persona, ma anche per quello che rappresenta». Per il capo della polizia il comportamento degli agenti in via Tuscolana, dove è rimasto ferito il deputato di Leu Stefano Fassina, con due sindacalisti e un lavoratore dell’azienda partecipata del Comune ora in liquidazione, «è stato ineccepibile». La realtà è che «se mi dovessero chiedere qual è il deficit maggiore del nostro Paese, direi che è la perdita di credibilità delle istituzioni a tutti i livelli, che fa sì che la gente si allontani dalla cosa pubblica, che non metta le mani e rischi in prima persona, e tutto questo è il prodotto di una modalità con la quale si ritiene che le istituzioni non siano degne di rispetto». (di Rinaldo Frignani, roma.corriere.it)