GELA – Forze dell’ordine che “colpiscono” senza sosta il cospicuo e incessante mercato dello spaccio che a Gela non conosce pause. Dopo gli eventi criminosi che nell’ottobre scorso si sono verificati nella città del Golfo, le Forze dell’Ordine hanno intensificato l’attività di prevenzione e contrasto alla criminalità, sulla base delle indicazioni della locale Prefettura e dei rispettivi Comandi Provinciali per la parte preventiva, dietro impulso e coordinamento della Procura della Repubblica di Gela per quanto riguarda l’attività investigativa.
Nel periodo compreso tra ottobre e novembre, il Nucleo Operativo e Radiomobile del Reparto Territoriale dei Carabinieri e il Comando Compagnia della Guardia di Finanza di Gela, hanno intensificato i servizi di pattugliamento e controlli: segnale chiaro ed inequivocabile di voler “inaridire” le fonti che riforniscono spacciatori e piccoli pusher. Molteplici i controlli alla circolazione stradale, agli esercizi pubblici, le perquisizioni domiciliari e personali, al fine di contrastare e prevenire le più diffuse forme di criminalità.
Nel complesso sono state eseguite ben 25 perquisizioni che hanno permesso il sequestro di 2,55 grammi di cocaina (16 dosi), di 74 grammi di sostanza bianca presumibilmente di tipo cocaina, 1 bilancino di precisione e 73,35 grammi di mannite, materiale utile per il “taglio” e per la preparazione delle dosi da vendere ai consumatori finali, per le quali non è stato possibile procedere a deferimento all’A.G. poiché attribuite ad ignoti.
Sono stati svolti inoltre controlli sulla regolarità del lavoro presso tre esercizi commerciali appartenenti o gestiti da personaggi afferenti la criminalità organizzata locale, contestando diverse infrazioni concretizzatesi poi, nell’emersione del fenomeno del lavoro “nero” o irregolare per due soggetti, con contestuali e pesanti sanzioni amministrative e sospensioni delle relative attività lavorative.
Sono stati inoltre rinvenuti, accuratamente occultati, oltre 110.000 euro in banconote di vario taglio, ritenuti apparentemente – almeno in parte – frutto di redditi effettivamente percepiti, ma non dichiarati al fisco, conseguenti ad un’attività irregolarmente prestata sul territorio nazionale. Per tale ragione sono stati sequestrati preventivamente poiché ritenuti di provenienza delittuosa ed usi al riciclaggio degli stessi.

