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Don Vincenzo Sorce insignito del premio Rocco Chinnici a Piazza Armerina

Redazione

Don Vincenzo Sorce insignito del premio Rocco Chinnici a Piazza Armerina

Lun, 28/05/2018 - 12:30

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Sabato, 26 maggio, presso il Teatro Garibaldi di Piazza Armerina, don Vincenzo Sorce, presidente dell’Associazione “Casa Famiglia Rosetta”, è stato insignito del Premio Rocco Chinnici, giunto alla sua XV edizione e destinato a chi negli anni, con il proprio esempio, operato e studio ha contribuito efficacemente all’affermazione della cultura della legalità e della lotta alla mafia. Ad accompagnare don Vincenzo Sorce vi era un gruppo di ragazzi delle Comunità Terra Promessa, La Ginestra e L’Oasi che condividendo questo importante evento con lui, sono diventati protagonisti del pensiero di don Vincenzo che, richiamando le parole del Giudice Chinnici, ha ricordato l’importanza di dare attenzione ai giovani e che “chi lotta contro le droghe, lotta anche contro la mafia”. Pensiero, questo, condiviso e ripreso dal Presidente del Parlamento dell’Unione Europea Antonio Tajani anch’egli premiato in occasione dell’evento di sabato.

Importante ricordare infatti il ruolo educativo del Giudice Chinnici che credeva fortemente nel coinvolgimento dei giovani nella lotta contro la mafia, e si recava spesso nelle scuole per parlare agli studenti della mafia e del pericolo della droga

«…sono i giovani che dovranno prendere domani in pugno le sorti della società, ed è quindi giusto che abbiano le idee chiare. Quando io parlo ai giovani della necessità di lottare la droga, praticamente indico uno dei mezzi più potenti per combattere la mafia. In questo tempo storico infatti il mercato della droga costituisce senza dubbio lo strumento di potere e guadagno più importante. Nella sola Palermo c’è un fatturato di droga di almeno quattrocento milioni al giorno, a Roma e Milano addirittura di tre o quattro miliardi. Siamo in presenza di una immane ricchezza criminale che è rivolta soprattutto contro i giovani, contro la vita, la coscienza, la salute dei giovani. Il rifiuto della droga costituisce l’arma più potente dei giovani contro la mafia»

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