Salute

Mussomeli, campi da tennis inagibili da un quarto di secolo

Carmelo Barba

Mussomeli, campi da tennis inagibili da un quarto di secolo

Gio, 01/03/2018 - 07:30

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MUSSOMELI –  E’ trascorso ben oltre un quarto di secolo dalla realizzazione dei campetti di tennis adiacenti il settecentesco santuario della Madonna delle Vanelle (quartiere Sant’Enrico), ma da allora, nessuno, almeno finora, è mai riuscito a trovare il modo per renderli fruibili al pubblico nonostante qualche sporadico e velleitario tentativo, come ad esempio, trasformarli in pista di go kart.  Sui problemi che attanagliano quei campetti di tennis se ne sono dette di tutti i colori, si parlava ad esempio della mancata realizzazione del sistema di drenaggio idrico e per tale motivo si originarono notevoli avvallamenti tutt’ora visibili; s’era detto più e più volte che si sarebbe intervenuto in maniera decisiva per il loro recupero; si era parlato di affidarli in gestione ad una società e via proponendo, ma tutto finora è sempre rimasto in aria, e mentre le infrastrutture sportive giacciono dimenticate, i vandali hanno continuato ad agire e a spaccare tutto.  Ma sul discorso opere pubbliche realizzate nei decenni passati e che per un motivo o per un altro, ancora non sono fruibili e forse mai lo saranno, si potrebbe scrivere un libro. Fiumi di denaro pubblico sprecato che dovrebbero fare arrossire di vergogna.  La prima mega opera che salta agli occhi, è la superstrada Mussomeli-Caltanissetta, appaltata dalla Provincia Regionale. Costata miliardi di lire, bloccata da un annoso contenzioso, è la più sfregiante cattedrale nel deserto di tutto il Vallone. Come definire altrimenti quello spreco e il devastante impatto ambientale? Tale spezzone di superstrada coi giganteschi piloni, sorge a ridosso di una zona  archeologica (contrada Cangioli), che andava tutelata e valorizzata ma tant’è.  Mai usati, per problemi strutturali, marciscono sotto la furie degli elementi anche i campi di bocce di via Leonardo da Vinci che non sono mai stati collaudati, stante che furono costruiti a ridosso di un bastione roccioso e manca un muro che li protegga dagli eventuali distacchi di massi.  Nella capitale del Vallone, di convesso, non esiste un palazzetto dello sport che costituirebbe un richiamo ottimale per i giovani sempre più abbandonati a se stessi dalle istituzioni. (R.M.)

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