Salute

Mussomeli, confraternita e problema originato dalla Cappa del Cristo che si voleva rifare

Carmelo Barba

Mussomeli, confraternita e problema originato dalla Cappa del Cristo che si voleva rifare

Ven, 16/02/2018 - 20:59

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MUSSOMELI –  La cappa del Cristo.  Sembra che ci sia proprio tale preziosa ed ambita cappa all’origine del malcontento che avrebbe provocato da circa un anno a questa parte (ovvero dall’ultimo Venerdì Santo), malumori e dissapori interni alla confraternita, dove s’erano formate due micro fazioni.  Malumori sfociati nelle dimissioni dell’intero Consiglio direttivo che le ha motivate in una lettera privata inviata al parroco e al vescovo. A quelle dimissioni ha fatto seguito la sospensione della confraternita da parte di mons. Russotto, con apposito decreto, e la nomina di un commissario straordinario. E l’altro giorno, anche il dettato della catechesi e dei comportamenti da tenere in quanto facenti parte di un sodalizio storico, ma soprattutto cristiano, che risale al Cinquecento.  Un altro confrate storico, chiedendo anche lui l’anonimato (“non voglio problemi”), nel merito dice: “Sono molto amareggiato da quello che sta succedendo perché la confraternita non meritava questo e il vescovo, prima di prendere decisioni così drastiche avrebbe potuto sentire tutti gli altri confrati, perché quello che è successo è riconducibile soltanto a due fazioni. Il confrate tipo però, magari l’anziano che nella sua vita tanto ha dato alla confraternita e che è all’oscuro di queste lotte, si ritrova ad essere punito senza colpe. Ed è questo che mi affligge di più”.  Quindi il nostro confrate aggiunge: “Il commissario, dott. Saia, si sta dimostrando un galantuomo dovendo districarsi in una situazione complessa. A lui spetta gestire la confraternita dal punto di vista amministrativo ed economico, ma i livori personali rimangono. Detto questo ritengo comunque che non ci saranno problemi a portare i nostri santi in processione, anche perché ci sono tanti confrati devoti, specie tra i giovani. Di fatto, però, la confraternita nel suo complesso, sta pagando un caro prezzo per un torto che non ha commesso. Ecco perché dico che oltre al Consiglio il nostro vescovo dovrebbe sentire anche gli altri. Per altro noi confrati, ad oggi, non sappiamo nulla di quella lettera. Addirittura quando in assemblea un confrate ha chiesto al parroco di poterne prendere visione, si è sentito rispondere che quella lettera rimane secretata. E la curiosità da parte dei confrati tutti, chiaramente aumenta. Da questo punto di vista il Consiglio direttivo ha mancato totalmente di rispetto ed ha la piena responsabilità di quello che sta succedendo. Era suo preciso dovere infatti convocare un’Assemblea straordinaria e dare contezza ai confrati di quello che stava accadendo”.

Cosa stava accadendo dunque?

“Piccoli fatti personali legati alla Cappa del Cristo che qualcuno voleva rifare, ma se n’era discusso in forma privata, tra loro. Di fatto nessuno è padrone di nulla perché il patrimonio storico della confraternita, sia quello donato che acquisito nei secoli, si trova nell’oratorio e appartiene alla Chiesa. Ecco perché questa problematica andava affrontata in assemblea. Il Consiglio invece, con quella lettera segreta, è andato contro i dettami dello Statuto dove si legge che, per conoscenza, ogni lettera inviata al parroco o al vescovo va affissa all’albo dell’oratorio almeno una settimana prima e l’oratorio va tenuto aperto. Questo invece non è avvenuto. E’ accaduto invece che il Comitato Corpus Domini aveva un attivo in bilancio di oltre 4.000 euro, soldi che comunque stati tutti consegnati, e questo è bene dirlo. Tale Comitato voleva consegnare quei soldi durante l’assemblea annuale, ma il Consiglio, che probabilmente temeva che durante quell’incontro si sarebbe avanzata la proposta per la nuova Cappa del Cristo, s’è dimesso prima, provocando di fatto quello che poi sta succedendo”.

Il nostro confrate si dilunga poi sulla storia della Cappa che risale all’inizio del secolo: “Cappa che è stata donata dai confrati all’inizio del secolo scorso, contribuendo ognuno in base alle proprie possibilità, come sempre è avvenuto anche per gli altri beni. Non c’è quindi l’appartenenza a questo o quel confrate. E così il Venerdì Santo dell’anno scorso, visto che la cappa è vecchiotta, qualcuno ha proposto di farne una nuova e conservare quella vecchia in una teca quale patrimonio storico da preservare. Altri confrati però si sono opposti. Ma tutto questo a livello privato, non ufficiale. E invece di discuterne in assemblea e lasciare l’assemblea libera di esprimersi, com’era giusto, si è arrivati a questo punto”. (ROBERTO MISTRETTA)

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