AGRIGENTO  – “L’assassino di mio marito e’ stato accolto come un protagonista e un eroe. Mi vergogno, mi indigno e mi rattristo”. Lo dice Zinella Castagnino, moglie di Antonino Mendola, 37 anni, l’uomo di Alessandria della Rocca (Agrigento) che nel febbraio del 2010 fu ucciso a coltellate, durante una banale lite tra vicini, dal compaesano Onofrio Centinaro. Quest’ultimo, che sta scontando una pena di sedici anni, e’ stato autorizzato a partecipare al funerale del padre che e’ stato celebrato in paese dove l’uomo e’ stato accompagnato con un cellulare della Polizia penitenziaria, accolto come se fosse un campione.

“Sono passati quattro lunghi interminabili anni e poco e’ cambiato – ha denunciato la donna – da quando mio marito e’ stato strappato a me e ai miei tre figli. Ho sempre sperato in un futuro migliore, in un domani senza odio, guerra e violenza ma poi la dura realta’ prende il sopravvento e ritorni alle tue amare certezze quando senti gli applausi della gente echeggiare di fronte al tempio sacro della tua religione che dovrebbe farti da scudo e accoglierti con quel senso di protezione che e’ proprio della famiglia”. Invece succede che una folla di persone si accalca di fronte al furgone della polizia penitenziaria e applaude e festeggia “colui che e’ stato condannato a 16 anni per l’omicidio di mio marito, e che si ritrova nel suo paese per assistere al funerale di un suo congiunto”. La salma e’ accompagnata in corteo funebre da poche persone, aggiunge la vedova, “perche’ il resto della gente era li’ dietro a quel furgone della polizia a festeggiare chi e’ rientrato da protagonista ed eroe anziche’ da peccatore che deve espiare le sue colpe”. Quegli applausi “sono stati altre pugnalate nel cuore perche’ capisci che la morte di un giovane di 37 anni, padre di 3 figli, marito amato, figlio desiderato non e’ servita a niente”.