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Tsunami Crocetta. “Io più grillino dei grillini”

Redazione

Tsunami Crocetta. “Io più grillino dei grillini”

Mar, 05/03/2013 - 23:54

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PALERMO – “Avanti con la rivoluzione”. Sotto il braccio Rosario Crocetta ha una cartelletta piena di carte. Attorno a sé ci sono sei assessori della sua giunta e tutti i suoi più stretti collaboratori, compresi il segretario generale della Regione. E presenta quello che definisce il suo “pacchetto tsunami”. Dentro c’é un po’ di tutto: dall’abolizione delle Province, sostituite con i liberi consorzi tra comuni, al fondo contro la povertà (5 mila euro a famiglia) fino al salario minimo di sussistenza (70 mln) per 40 mila disoccupati che lavoreranno per tre mesi. In totale sono sei disegni di legge, la giunta li ha approvati ieri sera. “Tutta roba del governo”, chiarisce Crocetta. Perché “io sono più grillino dei grillini”, aggiunge il presidente della Regione “stufo” di chi lo accusa ogni giorno di essersi genuflesso ai 5stelle.
E invece finisce proprio al centro del cerchio grillino. Le sue parole compaiono immediatamente sulla homepage del blog di Beppe Grillo, mentre il capogruppo del M5s all’Assemblea, Giancarlo Cancelleri, definisce la soppressione delle Province e il salario di sussistenza “due vittorie di tappa targate Movimento Cinque Stelle. Evidentemente – aggiunge – la messe di voti che ha raccolto il Movimento ha spinto Crocetta a venire allo scoperto e a sposare i nostri progetti”. Ma mentre Crocetta e 5stelle giocano a tirarsi per la giacca, attorno al governatore cominciano a sollevarsi i primi mugugni da parte degli alleati, oltre che dei sindacati che invocano un confronto col governo.
A Gianpiero D’Alia, segretario dell’Udc in Sicilia, il testo sulle Province, trasmesso in commissione Affari istituzionali dell’Ars che si riunirà questa mattina per l’esame prima del passaggio in aula, non piace affatto. “L’ho letto e mi sembra una bufala – tuona – Crocetta mostri rispetto. Le Province o si sopprimono o restano, fare una operazione di facciata per arruffianarsi i grillini è inaccettabile”. I nervi sono molto tesi. “Io ho l’obbligo di presentare leggi: chi ci sta, ci sta; sto solo portando avanti quanto ho promesso in campagna elettorale”, rincara il governatore. Nelle more dell’approvazione della riforma delle Province (50 milioni di risparmi a regime e 10 milioni dal taglio delle sole indennità), il governo propone il rinvio di un anno delle elezioni, fissate a fine maggio, e il commissariamento degli enti. Ma nel “pacchetto tsunamì c’é molto altro: alcuni punti sono molto ambiziosi. Come il progetto di attuare l’Alta Corte in Sicilia, prevista dall’art. 24 dello statuto speciale, ma bollato dal costituzionalista Giuseppe Verde, docente a Palermo, come “una iniziativa simbolica” perché le sue funzioni sono state assorbite con due sentenze, nel ’57 e nel ’70, dalla Corte Costituzionale. Gli fa eco un altro costituzionalista, Antonio Saitta, docente a Messina: “l’Alta corte non può tornare in vita”. Anche sulla scelta di riscuotere le imposte versate dalle imprese con sede legale fuori dall’isola e impianti in Sicilia (art.37 dello statuto), Saitta ha molti dubbi: “E’ una materia di competenza statale, serve un decreto dello Stato”. Ma il governatore non fa una piega: “Faremo un decreto col quale autorizzeremo la Serit (società di riscossione) a riscuotere direttamente le imposte: visto che Roma non firma il decreto, lo facciamo noi”. Se l’operazione andasse in porto, la Sicilia incasserebbe 1,5 miliardi di euro all’anno. Intanto, per pagare le imprese che vantano 2 miliardi di crediti nei confronti della Regione, il governo pensa di lanciare sul mercato ‘Trinacria bond’, obbligazioni agganciate a un fondo immobiliare (stimato in 500 milioni di euro) alimentato dal patrimonio delle società partecipate, dieci delle quali spariranno (altro ddl), e sganciato dal bilancio regionale, in modo da “aggirare” il patto di stabilità. Ma Giuseppe Romano, consulente finanziario indipendente della società Consultique, avverte: “Attenti, così si crea debito su debito, caricandolo sulle nuove generazioni e facendo guadagnare solo le banche”.