CALTANISSETTA – Cinque condanne e due patteggiamenti. Si è chiuso con questo verdetto il processo stralcio per l’operazione antimafia “Redde rationem”, riguardante una serie di estorsioni commesse dalla famiglia mafiosa nissena in città negli anni 2000. A 8 anni (1.800 euro di multa) è stato condannato l’ex usciere del Comune di Caltanissetta Gaetano Termini (60 anni), ritenuto responsabile dell’estorsione ai danni del Gruppo Romano. Due anni ciascuno, in continuazione con altre precedenti pene, sono stati inflitti ad Angelo Palermo (55 anni) e Salvatore Curatolo (56 anni), ritenuti rispettivamente capomafia ed esponente di spicco della mafia nissena. È di 1 anno e 4 mesi più 400 euro di multa la condanna per il collaboratore di giustizia Alberto Carlo Ferrauto (43 anni), mentre all’altro pentito Pietro Riggio (47 anni), sono stati inflitti 8 mesi in continuazione con altre precedenti condanne. Ad entrambi sono state riconosciute le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti e la diminuente speciale per i collaboratori di giustizia. Hanno patteggiato la pena i pentiti Francesco Ercole Iacona (53 anni) e Aldo Riggi (57 anni), difesi dagli avvocati Vania Giamporcaro e Maria Carmela Guarino: 1 mese in continuazione con altre condanne è stata la pena concordata da Iacona, mentre è di 3 mesi in continuazione con condanne pregresse quella concordata da Riggi.
A Salvatore Curatolo, Gaetano Termini, Pietro Riggio e Alberto Ferrauto viene contestata l’estorsione agli imprenditori Massimo e Vincenzo Romano, titolari dell’omonima catena di supermercati, che dal ’96 al 2007 sarebbero stati nel mirino di Cosa Nostra; a loro sarebbe stato chiesto di versare 5 mila euro alla cosca in occasione di alcune feste comandate. Palermo e Iacona rispondono dell’estorsione alla sala “Bingo”, risalente al 2003-2004, appartenente all’epoca a Calogero Insalaco, il quale avrebbe dovuto pagare tra i 1.500 e i 1.700 euro ogni 6 mesi, mentre dell’estorsione all’impresa edile di Santo e Antonino Ferraro rispondono Riggio, Riggi e Ferrauto. I Ferraro avrebbero dovuto versare alla mafia 7 mila euro per un cantiere situato nella zona industriale nissena e rivolgersi alla ditta di Aldo Riggi per le forniture di calcestruzzo.
Concesso il risarcimento, ma non la provvisionale, alle parti civili, ovvero Comune, Provincia, Ance, associazione antiracket “Livatino” di Caltanissetta le imprese Romano e Ferraro.

