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Siccità: riserve ridotte a Palermo, chiesto stato calamità

Redazione

Siccità: riserve ridotte a Palermo, chiesto stato calamità

Mar, 23/01/2018 - 09:51

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PALERMO – La Giunta della Regione siciliana ha chiesto al Governo lo stato di calamita’ sull’emergenza idrica in citta’, su sollecitazione del Comune di Palermo e dell’Amap, la municipalizzata acquedotti. L’azienda comunale aveva dichiarato ieri la “grave crisi idrica”, con il “probabile avvio della turnazione”. Colpa della siccita’, della mancanza di piogge.
Secondo l’ultimo rilevamento, aggiornato a ieri e riportato sul sito dell’azienda idrica, i quattro invasi hanno riserve ridottissime. In quello di Piana degli Albanesi sono stoccati 2.941.000 metri cubi, ossia 11,1% della portata complessiva (erano 3.168.000 metri cubi la settimana prima); l’invaso Poma dispone di 9.586.000 metri cubi, 15,6%; lo Scanzano 2.030.000 metri cubi, il 17,86%; il Rosamarina 20.309.000 metri cubi 21%. Una riduzione inesorabile che fa tornare antichi spettri.
Cosi’ per domani l’Amap aveva convocato una conferenza stampa per informare la cittadinanza della criticita’ e dei provvedimenti urgenti. Convocazione annullata, spiega stamane: “Nella considerazione che il Consiglio dei ministri trattera’ l’argomento in data odierna, si ritiene corretto aspettare le risultanze per prendere qualsivoglia decisione. La dichiarazione dello stato di calamita’ porterebbe ad una accelerazione dell’iter per la realizzazione di nuove opere che potrebbero risolvere il problema della crisi idrica”.

Lo scorso 18 gennaio il presidente della Regione Nello Musumeci, nel corso dell’incontro con il premier Paolo Gentiloni, aveva sollecitato poteri speciali non solo per gestire il caos rifiuti, ma anche per affrontare la questione idrica nel capoluogo: “Per quanto riguarda il problema idrico, limitato alla realta’ palermitana – aveva detto – serve una fornitura che potrebbe arrivare da realta’ lontane 40-50 chilometri dalla citta’ capoluogo, ma i tempi non sono compatibili con le esigenze delle comunita’ amministrate. Di fronte a una situazione straordinaria servono poteri straordinari”.
Interviene adesso sul tema anche la Cisl per denunciare che in 8 anni sono stati buttati a mare 100 milioni di metri cubi d’acqua potabile provenienti da una sorgente nota per le sue caratteristiche, tanto che recentemente il Comune di Scillato ha formalizzato le procedure di aggiudicazione per l’imbottigliamento per scopi commerciali. Dal 2010 il fabbisogno idrico di Palermo e’ stato soddisfatto utilizzando le acque potabilizzate degli invasi, con elevati costi energetici e di trattamento e cosi’, anno dopo anno, gli invasi si sono svuotati. “Palermo torna al passato con il razionamento idrico. Peccato che dal 2010 si continui a sversare in mare l’acqua delle sorgenti Scillato, a causa di una breccia nell’acquedotto che la porta in citta'”, affermano Giovanni Musso, segretario generale Femca Cisl Palermo e Lia Arcuri, segretario aziendale all’Amap. Secondo la Femca Cisl nulla e’ stato fatto per risolvere definitivamente il problema, se non un intervento tampone nel 2017 che ha riportato in condotta solo una parte di quest’approvvigionamento idrico.
“E’ inconcepibile – affermano – che un’azienda possa tollerare che un terzo del suo fatturato vada buttato, senza che sia riuscita trovare i giusti interlocutori per procedere alla riparazione dell’acquedotto, anche con mezzi propri, tenuto conto che l’investimento sarebbe stato ripagato in qualche anno”. E oggi “come effetto della scellerata gestione” diventa indispensabile la turnazione e si invoca lo stato di calamita’ naturale “prospettando come soluzione i dissalatori”. Per i dissalatori “sono richiesti investimenti di milioni di euro, tempi lunghi per la realizzazione oltre a costi elevatissimi per la gestione e manutenzione per la produzione di acqua potabile, come insegnano le esperienze di Cefalu’ e Trapani”. La Femca Cisl confida che, dopo il continuo rimpallo delle competenze, si proceda alla riparazione definitiva dell’acquedotto Scillato e suggerisce alle istituzioni di “affidare a soggetti competenti il governo delle risorse idriche in Sicilia”

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